Home Economy Nuovo divorzio all’italiana: da oggi (forse) ci vorranno mesi e non anni

Nuovo divorzio all’italiana: da oggi (forse) ci vorranno mesi e non anni

Nuovo divorzio all’italiana: da oggi (forse) ci vorranno mesi e non anni

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Entrano oggi in vigore le nuove disposizioni, volute dall’allora Guardasigilli del governo Draghi, Marta Cartabia, in materia processuale su divorzio e separazione. La riforma punta a velocizzare le cause, ma rimangono i problemi strutturali della Giustizia in Italia, su tutti la mancanza di magistrati.

Dal 1° marzo 2023 cambiano le regole per porre fine al matrimonio. Con la riforma Cartabia si accorciano, in linea teorica, anche i tempi per divorzi e separazioni. Da adesso in poi servirà un unico atto per ottenere separazione e divorzio e non più due riti distinti. Le nuove regole sul diritto di famiglia, volute dalla ministra della Giustizia sotto il governo Draghi, mirano a velocizzare e semplificare le procedure processuali. Le modifiche del processo civile entrano in vigore con quattro mesi di anticipo, per volere del successore di Cartabia, Carlo Nordio, e per merito dei fondi del Pnrr.

Divorzio e separazione teoricamente più brevi

Sono diverse le novità introdotte dalla riforma Cartabia. Per cominciare, si riducono le tempistiche in maniera significativa. La disposizione di legge appena entrata in vigore prevede che entro 3 giorni dal deposito del ricorso venga fissata l’udienza, che non sarà oltre 90 giorni; con uno scambio di memorie fra una parte e l’altra. Il giudice, inoltre, potrà prendere provvedimenti relativi ai minori, qualora valuti che ci siano situazioni di pericolo.

Con le norme che entreranno in vigore, sarà possibile fare in contemporanea domanda di separazione e divorzio,  Il che dovrebbe rappresentare un’importante concentrazione di tempi. L’obiettivo è concludere l’iter in mesi; e non nei 2-3 anni che occorrono attualmente per giungere a una pronuncia di divorzio, in caso di giudiziale.

Mesi non anni per divorzi e separazioni

Parte oggi una procedura che ha un unico vero obiettivo: impiegare mesi e non anni per divorzi o separazioni. I dati del 2021 mostrano come allo stato attuale ci vogliano tra i 680 giorni per un divorzio ai 670 per una separazione con contenzioso. Per una separazione consensuale i giorni si riducono a sei mesi (circa sei mesi).

Secondo gli stessi dati, il 2021 si è concluso con oltre 41mila casi di divorzio con contenzioso e oltre 44mila casi di separazioni giudiziali ancora pendenti. Le cause di divorzi e separazioni consensuali pendenti nel 2021 sono invece rispettivamente 12mila e 14mila. Una montagna di cause con risvolti che vanno oltre il semplice status matrimoniale. Lo status di divorziato, che con la riforma potrà essere ottenuto in tempi molto più rapidi, incide in diverse questioni, come la possibilità di risposarsi con rito civile e l’uscita del coniuge dallo status di erede legittimario.  La causa non dovrà più avere due fasi, presidenziale e istruttoria. L’udienza del giudice, come detto, dovrà tenersi entro 90 giorni e i figli minori saranno sempre ascoltati.

Il piano genitoriale

Proprio sulle questioni legate ai figli arriva l’altra novità prevista dalla riforma. Tra i documenti utili per presentare l’istanza di separazione o divorzio, sarà richiesto anche un piano genitoriale. Le parti che si separano devono presentare prova di come intendono seguire i figli; in quali attività quotidiane che impegnano i minori, sia scolastiche che sportive; dovranno stabilire anche uno schema per gli incontri per permettere al giudice di decidere al meglio sull’ affidamento e diritto di visita.

Con le nuove regole, il giudice potrà sanzionare la persona che accetta il piano genitoriale proposto, ma poi non si impegna a rispettarlo nei tempi e nelle modalità. Inoltre, è previsto un risarcimento nel caso in cui una delle due parti dovesse omettere al giudice le proprie reali condizioni economiche, al fine di pagare un contributo di mantenimento inferiore.

I dubbi di magistrati e avvocati

Ogni riforma della Giustizia, a qualsiasi livello, è però condizionata dalla coperta corta della carenza di personale. Sono in particolare gli avvocati matrimonialisti che, con l’entrata in vigore delle nuove regole, vedono aumentare le responsabilità e accorciarsi i tempi di raccolta di tutti i documenti necessari alla causa. “Una buona legge che rischia di essere inapplicabile data la mancanza di mezzi, risorse e personale per la giustizia”. Questo il commento di Gian Ettore Gassani, presidente dell’AMI, Associazione Matrimonialisti italiani. Al momento in Italia “mancano tremila magistrati togati in pianta organica e ci sono 9.500 magistrati per 60 milioni di abitanti”. Una toga per ogni 6mila cittadini; in un paese che ha circa 2020, le separazioni sono state complessivamente 79.917 (-18% rispetto al 2019) e i divorzi 66.662 (-22%).