Home Economy Mercato tutelato, l’apocalisse che non c’è stata

Mercato tutelato, l’apocalisse che non c’è stata

Il mercato tutelato non conviene più, da anni

Perché leggere questo articolo? La grande lezione del mercato tutelato: summa teologica delle mentalità italiana. Che per fortuna, per una volta non ha avuto la meglio. Era il segreto di Pulcinella, ma adesso abbiamo i dati. La fine del mercato tutelato sarà un guadagno per tutti. Soprattutto i vulnerabili. 

Il mercato tutelato è la summa teologica della mentalità italiana. Ha travolto il dibattito popolare e politico, a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio di quest’anno. Entro il 10 di gennaio di questo 2024 – sciagurato e bisestile – era prevista un’apocalisse. Barricate, indignazioni e proteste. E, alla fine, si scopre che l’approdo al libero mercato non ha determinato un salasso per i poveri consumatori. Casomai, il contrario. I cosiddetti “soggetti vulnerabili” dalla rimozione del prezzo calmierato…hanno ottenuto un risparmio. Non è un miracolo: è l’avvento del libero mercato, quando viene attuato a condizioni regolamentari. Eppure, non era un segreto. Ma ora abbiamo i dati. Ecco quanto hanno guadagnato i consumatori dalla fine del mercato tutelato.

Il mercato tutelato piaceva a tutti…

Lunedì 27 novembre 2023, il governo aveva deciso di mettere la parola fine al mercato tutelato. O meglio, nel decreto-legge in materia di energia non è stata inserita la proroga, il che ha comportato la fine nel 2024 (il 1° gennaio per le bollette del gas, il 1° aprile per l’energia elettrica). La fine non è arrivata inaspettata, ma la notizia ha comunque scatenato un pandemonio di opposizioni, che poggiano su basi abbastanza infondate. Il primo motivo è che il mercato tutelato non conviene più. Il secondo è che sono anni che è così: la sua breve e controversa storia lo dimostra.

Il passaggio dal mercato tutelato a quello libero era, tra l’altro, centrale per ottenere una rata del Pnrr. Questo non ha impedito di far portare avanti a tutto l’arco parlamentare un’incredibile battaglia di retroguardia. Tutta la politica, di governo e di opposizione, ha speso anacronistiche parole in difesa del mercato tutelato. Dichiarazioni e iniziative che si sarebbero, paradossalmente, rivelate svantaggiose per gli utenti vulnerabili. Per fortuna che non ha portato a nulla le varie richieste di proroga o annullamento – tra le varie, anche del ministro per l’ambiente Pichetto Fratin. Per una volta che il vero pensiero unico imperante in Italia – quello statalista – non ha la meglio, ecco che arrivano i vantaggi.

…eppure senza si risparmia

Dal prossimo luglio, quando verranno presi in carico dai nuovi fornitori usciti dalle aste dello scorso 10 gennaio, circa 4,5 milioni di consumatori non vulnerabili risparmieranno sulla bolletta dell’elettricità circa 130 euro all’anno per almeno un triennio. Lo stesso non può dirsi dei consumatori considerati “vulnerabili”, i quali continueranno a pagare di più in cambio del privilegio di essere mantenuti in “maggior tutela”. Tanto che a questi ultimi converrebbe, se possibile, intestare il contratto a un familiare che non ricada in questa categoria, in modo da trarre vantaggio dalla fine delle “tutele”.

Che i prezzi sarebbero calati era prevedibile. Non solo perché è abbastanza normale che la concorrenza generi riduzioni dei prezzi (e innovazione commerciale), ma anche perché il meccanismo applicato ai clienti domestici ricalca quello delle aste già svolte nel 2021 per le pmi e nel 2022 (nel mezzo della crisi energetica) per le microimprese, con ottima soddisfazione certificata nelle relazioni conclusive dell’ Arera.

Il segreto di Pulcinella sul mercato tutelato

Ma uno sconto tanto significativo va al di là di ogni previsione. I sette operatori che si sono aggiudicati i lotti hanno presentato, per ciascuno di essi, un’offerta. La media pesata delle offerte (che sarà applicata a tutti i clienti sull’intero territorio nazionale, senza differenze geografiche) è pari a -73 euro. Poiché oggi i clienti tutelati pagano circa 58 euro all’anno, se ne deduce che il risparmio complessivo è stimabile in circa 130 euro, e contemporaneamente si sono rafforzati molti operatori alternativi, riequilibrando le quote di mercato. Verrebbe da dire che tutto è bene quel che finisce bene se non fosse che questa partita si è svolta nel peggiore dei modi, travolta come è stata da un’ondata di disinformazione e populismo con pochi precedenti.