Home Economy L’inflazione? Si combatte imparando a pelare le verdure. Una provocazione (o forse no)

L’inflazione? Si combatte imparando a pelare le verdure. Una provocazione (o forse no)

L’inflazione? Si combatte imparando a pelare le verdure. Una provocazione (o forse no)

Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? In Francia si riaccende il dibattito su inflazione e abitudini alimentari. “Per combattere l’inflazione bisogna imparare a sbucciare le verdure”, ha provocato il direttore generale di Auchan. Per il responsabile economico di Coldiretti Lorenzo Bazzana, intervistato da true-news.it, la sfida inizia dal carrello della spesa e dalle scelte che facciamo. Un esempio? In Italia il consumo di ortofrutta negli ultimi due anni è calato del 15%. Non un buon segnale. Sia per la salute che per il portafoglio

“Siamo convinti che il primo baluardo contro l’inflazione sia la capacità di sbucciare le verdure”. La boutade del direttore generale di Auchan Philippe Brochard ha avviato in Francia un ampio dibattito che ha vista coinvolta anche la ministra delle Piccole e medie imprese, del Commercio e dell’Artigianato Olivia Grégoire. “Le lezioni di cucina devono tornare a scuola”, ha affermato l’esponente del governo Macron. Che ha aggiunto: “Bisogna imparare di nuovo a cucinare prodotti grezzi, per evitare di acquistare i prodotti ‘pronti’, più costosi”. Parole criticate soprattutto dalla gauche, che ha scomodato persino Maria Antonietta e la celebre frase a lei attribuita: “Se non hanno più pane, che mangino brioches”.

Tra spreco alimentare e cibo preconfezionato: e le patatine fritte divengono un bene di lusso

Al netto della polemica sviluppatasi Oltralpe, la frase di Brochard mette sul piatto due temi: quello dello spreco alimentare che avviene in molte cucine occidentali a causa di pratiche scorrette che portano a buttare grandi quantità di cibo perfettamente commestibile, e quello del confronto in chiave economica tra un pasto cucinato a casa e le diverse e concomitanti tendenze al delivery, al cibo preconfezionato, all’uscita al ristorante. “Le patatine fritte surgelate sono quasi diventate un bene di lusso con l’aumento dei prezzi. Mentre se prendi un pelapatate e sbucci le patate, puoi cucinare patatine fritte a basso prezzo”, ha spiegato.

Bazzana (Coldiretti): “Dalla Francia una provocazione. Ma c’è del vero”

True-News.it ne ha parlato con Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti: “C’è una base di provocazione in quanto sostenuto dal direttore di Auchan. Siamo in una fase di perdita di potere di acquisto e di calo dei consumi ma non per questo scegliamo di realizzare da noi i maglioni di lana che indossiamo. Ma c’è anche una parte di verità. Durante il lockdown molti avevano riscoperto il piacere di prepararsi il cibo da sé. Ora si è tornati alla normalità e quella attenzione sembra essere stata accantonata. Con una forte ripresa della ristorazione”. Del resto, è proprio il tempo a disposizione delle famiglie per cucinare in casa ad essere stato nuovamente inghiottito dal ritorno alle vecchie routine: “Non tutti possono permettersi di procurarsi direttamente alla fonte il prodotto agricolo e lavorarselo a casa. Le vite sono piene e con orari difficili, ci sarebbe un mismatch tra costi e benefici”.

Lotta all’inflazione: più attenzione a cosa mettiamo nel carrello

E’ dunque inevitabile fare affidamento ai cibi confezionati o al delivery, anche mettendo in conto una spesa maggiore pur di risparmiare tempo? Bazzana propone la sua ricetta: “La lotta all’inflazione passa da una maggiore attenzione al carrello della spesa. Anche sfruttando i diversi canali che sono offerti, dall’online alla spesa di vicinato a chilometro zero. Un mix di di attenzioni per andare a recuperare il valore reale dei prodotti”. In una parola: maggiore consapevolezza. L’esponente di Coldiretti fa alcuni esempi specifici: “Attenzione a quei prodotti che sono molto promossi, che vengono descritti come “light” e poveri di calorie, ma che hanno costi molto più elevati rispetti ad altri che hanno un contenuto nutrizionale semplicemente adeguato. Prodotti che ci danno anche la falsa percezione di poterne consumare in grandi quantità. Ma, piuttosto di un formaggio finto è meglio una ricotta vera“.

Guardando ancora nei carrelli degli italiani, Bazzana indica altre potenziali trappole: “In molti settori, come quello dolciario, è in atto da tempo un processo di ipersegmentazione nel packaging dei prodotti“. Confezioni sempre più piccole e che costano in proporzione di più. Con annesso spreco di plastica e altro materiale. Meglio allora tornare a guardare alle vecchie confezioni “formato famiglia”.

L’allarme Coldiretti: in Italia il consumo dell’ortofrutta è calato del 15% in due anni

Un’altra buona pratica risiede nel seguire la stagionalità dei prodotti e degli alimenti, basandosi sulla dieta mediterranea e riducendo così la scelta di prodotti iperprocessati. Un tema anche di salute: “Il fatto è che ci nutriamo ancora male. Potremmo spendere meglio il nostro budget dedicato al cibo, scegliendo una nutrizione più sana. Negli ultimi due anni in Italia il consumo di ortofrutta è calato del 15%. Siamo in media al di sotto dei 400 grammi al giorno consigliati“, annota Bazzana. Un trend che potenzialmente va ad impattare sull’economia a livelli macro: peggio si mangia, più spese mediche il sistema sanitario nazionale dovrà sostenere. E torniamo così all’assunto iniziale: non solo bisogna imparare a pelare meglio le verdure. Sarebbe meglio comprarne e consumarne di più. Per la salute e per il portafoglio.