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Il novembre caldissimo di Mps, la banca che vuole tornare “normale”

mps Mps, il governo incassa 920 milioni e scarica una quota. Ma come ci ricordano le nostre fonti, questa mossa non risolve i problemi della banca

Perché leggere questo articolo: novembre caldissimo per Mps, che presenta la terza trimestrale e ambisce a tornare una banca “normale”. Ma nel frattempo gli ex vertici sono attesi da due udienze per due distinte indagini. E i crediti deteriorati in pancia al Monte non convincono gli analisti

Monte dei Paschi di Siena si prepara ad affrontare un periodo caldissimo, che inizierà oggi, quando l’amministratore delegato Luigi Lovaglio presenterà la terza trimestrale del 2023 di Mps. Un crocevia importante per capire come Rocca Salimbeni chiuderà un anno complesso come il 2023, in cui l’obiettivo è il miliardo di euro di utile netto.

Mps tra tribunali e ritorno sul mercato

Seguirà, il 10 novembre, l’udienza preliminare nell’inchiesta che vede coinvolti per l’accusa di false comunicazioni sociali, falso in bilancio e aggiotaggio, su cui a Milano gli inquirenti indagano per capire eventuali ipotesi di reato gli ex vertici della Banca. Saranno ascoltati, tra gli altri, l’ex ad Alessandro Profumo, da poco uscito da Leonardo, l’ex presidente Fabrizio Viola e Massimo Tononi, oggi presidente di Banco Bpm.

Viola e Profumo, poi, il prossimo 27 novembre, riceveranno la sentenza d’appello nel processo che, sempre a Milano, li ha visti condannati in primo grado a 6 anni per la gestione dei dividendi Alexandria e Santorini che sarebbero stati utilizzati per coprire perdite di bilancio. Ma più di ogni altra scadenza peserà la soglia del 2024, anno in cui il governo Meloni dovrebbe completare il ritorno sul mercato di Mpsnazionalizzata nel 2017 per evitarne il crollo.

Le sfide del Monte

Ad oggi i due terzi del capitale del Monte è a controllo pubblico, e si parla di possibile ritorno del mercato e inserimento di Mps nel risiko bancario. In passato si era parlato di un interessamento di Unicredit, dopo l’insediamento del duo Pier Carlo Padoan-Andrea Orcel al timone, poi non concretizzatosi. In estate anche la sempre più arrembante Bper ha dichiarato di volersi chiamare fuori dall’ipotesi di scalare il Monte.

La volontà del governo Meloni, però, è quella di procedere al ritorno sul mercato di Mps nel 2024 favorendo l’aggregazione di un polo di banche “terzo” rispetto al duopolio Unicredit-Intesa puntando all’aggregazione delle forze dei territori. E Giancarlo Giorgetti, titolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si muove in questa direzione. Affari Italiani ha ricordato che “l’obiettivo del Ministro è di integrare questa vendita in un piano più ampio, che non solo generi entrate per lo Stato, ma crei anche una maggiore concorrenza e un sistema bancario tripolare”.

Obiettivo ambizioso, ma più facile a dirsi che a farsi. Secondo quanto hanno riportato a True-News fonti qualificate interne a Mps, infatti, riportano che c’è tuttora un grande ostacolo tra il ritorno sul mercato del Monte e i desideri del Tesoro.

Mps e i crediti deteriorati

Lo scoglio si chiamano crediti deteriorati. Tutti i concorrenti, spiegano le nostre fonti, desiderosi di partecipare all’acquisizione di quote del Monte ben si guardano dall’acquisire totalmente il capitale della banca senese. Questo perché i non performing loans in pancia a Mps rappresenterebbero un attivo destinato a perdere di valore senza prospettive di realizzo.

In attesa della terza trimestrale, infatti, le nostre fonti interne ci ricordano che gli Npl di Mps ammontano a 3,3 miliardi di euro in attesa di ulteriori indicazioni. Una quota che supera, ad oggi, il valore in borsa pari 3,2 miliardi di euro di capitalizzazione in Borsa. Come spiegò Orcel, acquisire questa massa di Npl sarebbe pari per qualsiasi istituto ad accollarsi un valore algebricamente negativo che nessuno vuole. Le nostre fonti ci ricordano, inoltre, che questo fatto sarebbe ben noto anche allo Stato che deve impegnarsi a scendere sotto il 50% per avviare appieno la procedura di ritorno sul mercato: “per rispettare il commitment della discesa sotto il 50% entro l’anno sta rovesciando sul listino le azioni attraverso l’advisor Jefferies”.

La sfida del ritorno alla normalità

Si ha fiducia, nel Monte, dell’operato di Lovaglio per una crescente strutturazione di Mps per tornare una banca “normale”. Ma al contempo si nota che per la banca più antica del mondo l’eredità dei primi quindici anni di secolo sarà difficile da smaltire. Ragionando su quali problemi strutturali siano ad oggi prioritari per Mps, chi conosce i dossier ricorda che la priorità da affrontare è la copertura del cosiddetto “costo del credito”.

I crediti si deteriorano perché aumentano le insolvenze, trainate dall’aumento dei tassi e dal ridotto merito di molti soggetti retail. E in un contesto in cui Mps sta gradualmente scoprendo molte sue passività interne, per la banca di Siena questa è una pesante ipoteca. Se i momenti più bui del rischio fallimento sembrano passati, le scorie di anni di declino e le difficoltà a uscire dalle secche frenano sicuramente la prospettiva del Monte per tornare, in fin dei conti, una banca normale come tutte. Una strada che passa con la fine di una tutela statale di cui nessun istituto, ad oggi, vuole essere esclusivo garante.