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La Russia e il peso delle sanzioni: come sta l’economia di Mosca?

Sanzioni alla Russia, l'Europa è arrivata al capolino?

Come sta l’economia della Russia a oltre due mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina? Le sanzioni occidentali hanno avuto gli effetti sperati? Sono davvero riuscite a fiaccare il sistema economico di Mosca generando malcotento sociale oppure, al contrario, hanno rafforzato Vladimir Putin? Sembrerà un paradosso, ma c’è un pezzo di verità in ciascuna delle precedenti affermazioni. “Dipende tutto da quale obiettivo ci prefiggiamo. In base a questo, le sanzioni contro la Russia posso essere inutili, controproducenti o estremamente efficaci”, ha dichiarato il consulente economico ed analista geopolitico Amedeo Maddaluno a truenews.

Le sanzioni contro la Russia

Per capire il reale peso delle sanzioni sull’economia russa, bisogna prima mettere in relazione gli obiettivi prefissati dai Paesi sanzionatori con i risultati conseguiti sul campo. “Se l’obiettivo è quello di fermare la guerra in Ucraina, direi che le sanzioni sono perfettamente inutili. Perché non fermi un’operazione militare come questa, dove Mosca si gioca tutto, con sanzioni del genere”, ha chiarito Maddaluno.

Il discorso diventa ancor più paradossale qualora l’obiettivo delle sanzioni coincidesse con un regime change. “In questo caso le sanzioni non sono neutre. Potrebbero addirittura essere controproducenti. Uso il condizionale, ma la storia della sanzionistica ci dice che le sanzioni rafforzano solitamente i governi autoritari, perché quei governi diventano gli unici distributori delle poche risorse che restano ai Paesi sanzionati. Non solo: quegli stessi governi possono anche puntare sulla classica chiamata patriottica del popolo”, ha aggiunto l’esperto. Per inciso, non mancano gli esempi del passato: da Cuba all’Iran, dalla Corea del Nord all’Iraq di Saddam Hussein.

Danno d’immagine o economico?

Lo scenario muta improvvisamente di fronte alla terza ipotesi. “Se l’intenzione, invece, è quella di colpire Mosca intesa come potenza, allora le sanzioni sono drammaticamente efficaci. La Russia è già da anni esclusa dalle catene tecnologiche mondiali e potrebbe trovarsi ancora più in difficoltà. Il problema è che questo effetto, nel caso, lo vedremo tra anni e non nell’immediato”, ha sottolineato Maddaluno.

Dobbiamo quindi ragionare su due livelli distinti. Il primo livello, che potremmo quasi definire “d’insieme”, fa sì che per il Cremlino il peso delle sanzioni sia tutto sommato contenibile o arginabile. Il secondo non riguarda più tanto l’economia, quanto la concezione di potenza che la Russia ha di sé. Non potendo più accedere a settori economici di rilievo, Mosca potrebbe lentamente perdere il controllo di settori strategici. “Se vogliamo raccontarci che queste sanzioni fermeranno la guerra in Ucraina e Putin, allora stiamo facendo auto propaganda. Se invece vogliamo dire che queste sanzioni fra dieci anni renderanno la Russia non più una potenza, allora stiamo centrando il punto”, ha sintetizzato ancora Maddaluno.

Gli effetti delle sanzioni sulla popolazione

Le sanzioni hanno solitamente “effetti perversi“. “Il russo che era già povero – cioè la stragrande maggioranza della popolazione di un Paese che ha 145 milioni di abitanti e un pil minore di quello dell’Italia – è relativamente impattato dalle sanzioni. A chi vive in Siberia e mangia le cipolle che coltiva, non interessa non poter più acquistare un certo telefono occidentale. Le sanzioni, semmai, colpiscono quella piccola borghesia racchiusa in pochissimi centri urbani”, ha affermato Maddaluno. Ed è qui che scatta il primo effetto perverso, visto che la citata borghesia non necessariamente simpatizza per Putin.

“Stiamo parlando di gente che magari era vicina a Navalny già prima della guerra. Queste persone, con l’avvento di nuove sanzioni, avranno una vita ancora peggiore e faranno di tutto per andarsene dalla Russia”, ha spiegato l’esperto. Se, da un lato, una mossa del genere potrebbe togliere a Putin diversi oppositori dai piedi, non dobbiamo ignorare l’altra faccia della medaglia. Con l’eventuale partenza di queste persone, Mosca perderebbe gran parte della borghesia laureata e illuminata. “Tra dieci anni la Russia rischia di essere una grande Corea del Nord con un’economia poco differenziata, se non di trasformarsi in una miniera cinese“, ha puntualizzato Maddaluno.

Previsioni future

E allora la storia del rublo più in forma che mai? Il fatto che i cittadini russi potrebbero presto rimanere a secco di alcuni prodotti di consumo e avere problemi nell’approvvigionamento di alcuni alimenti? “Può essere vero. Magari la Russia tra qualche tempo potrà forse non avere più la disponibilità di alcuni alimenti. Ma chiedo io: questo avrà un impatto sulla guerra in Ucraina? No, perché i russi sono abituati da sempre a mangiare cipolle e patate. Ha impatto sul medio-lungo periodo di Putin? Punto di domanda. Di solito i russi sono abituati a soffrire e a legarsi alla bandiera nei momenti di difficoltà”, ha aggiunto Maddaluno.

Per quanto riguarda la storia del rublo, bisognerebbe analizzare la situazione nel suo complesso. “Il rublo spuò rafforzarsi quanto vuole. I russi possono pure mettere da parte tutte le riserve in dollari che vogliono. Ma se non possono usarle, a che cosa servono?”, ha spiegato lo stesso Maddalunto. Certo, restano sempre Paesi come l’India o la Cina. Ma, nel lungo periodo, la sensazione è che l’economia russa subirà comunque il contraccolpo.