Home Economy L’implosione delle banche Usa: una lezione sul futuro dell’economia sociale. L’analisi di Vito Rotondi

L’implosione delle banche Usa: una lezione sul futuro dell’economia sociale. L’analisi di Vito Rotondi

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Quale sarà il futuro delle banche? Un pensiero sulla domanda varrebbe da sola un’enciclopedia; la cui conclusione sarebbe: anche in finanza il futuro non esiste senza il governo del presente. La risposta moderna, come consapevoli contemporanei, è spesso nelle radici. Sì, certamente, anche il futuro. Il futuro del futuro è oggi. Il futuro delle banche è nel presente dell’economia che è nel presente dell’umanità- si parva licet– così come lo è stato nella loro storia.

Il 1988 e le tempeste valutarie: “Se cambiano i cambi?”

La domanda di oggi mi ricorda il 1988 in una circostanza di simile congiuntura nel codice di comunicazione dell’epoca: “tempeste valutarie”. Si consideri che non vi erano ancora l’euro, internet, office automation, wikipedia, chatgpt etc. e il professor Renato Ugo, con cui collaboravo su un piano industriale nel settore chimico-farmaceutico, mi chiese con celata preoccupazione: “Che succede tecnicamente all’economia del nostro piano se cambiano i cambi in modo così volatile?”. Ne nacque una monografia con una breve pubblicazione di economia dal titolo “Se cambiano i cambi?”. La risposta è ancora valida oggi: regole e strumenti, calcoli, controlli e vigilanza per evitare che i paesi entrino in default, siano soggiogati da speculazioni, saltino i mercati, esplodano le bolle, crollino le banche, interi distretti industriali deflagrino lungo catene di fornitura etc. Per evitare tutto ciò, ebbene, si devono sostenere consapevolmente meccanismi, algoritmi, normative, tecnologie, istituzioni. Sono regole a prova di futuro, in grado di proteggere dal rischio il presente per anticipazione del pericolo, non per trauma a copertura del rischio e neppure per apprendimento assicurato dal danno del passato. Meccanismi capaci e robusti, parametri intelligenti, regolamenti interattivi, vigili, tempestivi, attenti non soltanto a misurare il passato, presente, futuro; bensì atti a scriverne i protocolli comportamentali dei limiti e a proteggerne le riserve di vincolo con microanalisi di sensitività sui covenants, per equazioni con variabili su molteplici driver tra loro interconnessi. In tale percorso le tecnologie digitali possono offrire un enorme contributo di strumenti e dotazioni già nella lettura della complessità del presente. «Nel sistema finanziario reso più complesso dopo l’epoca della Grande Deviazione, nel nuovo secolo con politiche monetarie ultra-espansive che hanno finanziato la crescita del debito privato, dei mercati integrati di capitali, con tassi di cambi flessibili, inflazione alta e tensione sui tassi di interesse con orizzonti recessivi, le regole di politica monetaria sono divenute condizioni vieppiù necessarie, seppure non sufficienti, per la stabilità monetaria e finanziaria globale».

Una nuova storia (non cinica) dell’umanità

Sono trascorsi 35 anni da “Se cambiano i cambi?” e tutto il mondo sembra essere a soqquadro per ogni orizzonte di investimento, scelta, giudizio al punto da identificare la depressione economica come scontro tra il bene e il male. Questa ultima indicherebbe una reductio ad absurdum della intera opera umana ed economica del mondo. Per buona pace di tutti, così non potrebbe essere: di fatto è aumentata la complessità della gestione di una mole gigantesca di variabili e dati. Oggi, come allora, forse anche con un maggiore scetticismo professionale per severità tecnica si potrebbe scrivere “Una nuova storia (non cinica) dell’umanità” riecheggiando Rutger Bregman a Davos nel 2019, certamente non per dimostrare il suo pensiero; ovvero che nei comportamenti umani prevalga la frequenza della solidarietà sull’egoismo. Si tratta di un pensiero dibattuto sin dalla antichità. Forse, il controverso pensiero merita oltre il beneficio del dubbio, da fugare, anche il rischio, da misurare, che l’evidenza statistica non sia contraria in un mondo che esprime coercizione sociale, guerre etc. Quest’ultime possiamo credere, senza incertezze, che mostrino esattamente il pensiero contrario in assenza di vigilanza, difesa, regole e consapevolezza. Bensì, l’analisi degli strumenti adottati, lo scetticismo professionale con cui sono impiegati servono per dimostrare che le soluzioni tecniche esistono e sono disponibili con livelli di elevata governance e risultati, persino superiori ai parametri richiesti dalle normative più stringenti. I mercati si rivolgono alle istituzioni virtuose che le adottano, le promuovono le impiegano. È giusto che tali istituzioni, imprese, banche, società, accademie, governi, stati, banche centrali, fondi, consiglieri, amministratori, sindaci, avvocati, accademici, editori, giornalisti, professionisti, organismi, assicuriamo che ve ne siano molti, possano essere premiati dai propri utenti, consumatori, investitori, stakeholder e shareholders, cittadini…

Domandiamoci della vigilanza sulle banche

Anche sul tema, si è espressa recentemente la Corte dei Conti Europea (ECA European Court of Auditors), la quale “vigila sulla vigilanza” in Europa. L’ECA nei primi giorni di maggio ha richiamato la Banca Centrale Europea BCE sulla vigilanza bancaria. Testualmente il monito: “Le valutazioni del rischio sono di buona qualità, ma la BCE non utilizza in modo efficiente tutti gli strumenti a disposizione per assicurare coperture adeguate del rischio di credito”. Altre osservazioni appaiono di analoga severità dopo un’indagine svolta nel 2021 su un campione di 10 banche a valere sulla popolazione sotto vigilanza di 110 banche. Anche la BCE, che è considerata la banca centrale con la vigilanza più severa al mondo, ha correttamente risposto all’ECA con un documento obiettivo e puntuale, affermando: “Sebbene sia possibile utilizzare gli strumenti e i poteri in modi diversi, l’approccio scelto dalla BCE è stato il più efficace e il più efficiente come dimostrato dalla riduzione dei Npls e dall’aumento delle coperture”. Lungi da suggerire un’elegia delle banche diviene necessario distinguere tra l’ideale, immaginario modello e il reale operare nel concreto. La distinzione tra la fenomenologia dello spirito, della coscienza e il concreto soggetto economico-finanziario, societario-normativo che deve sottostare alle rigide strutture di controllo e vigilanza. Non certamente si deve restare soggiogati dalla strumentalizzazione del sensazionalismo di una comunicazione sommaria di chi potrebbe attribuire la prevalente causa del tumultuoso presente alla uscita dall’era del denaro facile, al mercato ribassista delle criptovalute, alla bancarotta di alcune società del settore, alle guerre etc. Neppure credibile appare la causa del costante pressing degli enti regolatori; ancor meno dinnanzi ad un annunciato ritardo nella presentazione del rapporto annuale alle autorità di controllo dei mercati finanziari, che ne provochi il crollo del titolo.

La finanza cattiva senza regole…

Non cadremo nella trappola della descrizione cinematografica “del lupo cattivo” e neppure in quella “dell’agnello sacrificale”. A priori possiamo confermare, come effettivamente è, che vi siano grandi valori umani, etici, normativi e finanziari, dovunque e che siano la “buona” regola, non la “libera” regola! Obiettivamente la buona regola è prevalenza in un autentico mercato vigilato, sottoposto a leggi, sorvegliate nella loro applicazione. Il mercato dei capitali, delle economie e della finanza nella società moderna è regolamentato. Inoltre, sapremmo immaginare il pensiero che la spiritualità e l’economia, la sostenibilità e la finanza, la tecnologia e la normativa, il transumanesimo e il rispetto del benessere degli individui e delle comunità possano convergere per il bene dell’umanità. Non possiamo negare vi siano elevati margini di miglioramento. Non possiamo neanche dimenticare gli insegnamenti e le istruzioni: altra tragica enciclopedia di regole scritte dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008. Altra domanda: perché le regole sono state disattese? Perché le regole non sono state rispettate con grave inadempimento della fiducia reciproca tra i membri di una società giusta e la loro fiducia nelle strutture e nelle istituzioni di quella stessa società. Fiducia, strutture e istituzioni che contribuiscono a sostenerne unite le comunità di appartenenza!

E il futuro sarebbe migliore se…

L’argomento è ragionare su un’ipotesi per rendere maggiore la probabilità, già presente per realizzarla, che il futuro sia migliore, senza continuamente dovere pagare tristi prezzi al passato. Senza dovere invocare l’applicazione tardiva di regole rigide e inascoltati controlli, sempre più severi. I tempi attuali sono tali da riconoscere ex ante chi sia virtuoso e sanzionare chi non lo sia; tempi tali da premiare i modelli di gestione del rischio migliori, capaci di simulare anche la velocità dei depositi nel cercare rendimenti e sicurezze, non soltanto per l’efficacia della tecnologia della trasmissione, bensì nella migliore lettura dei dati macroeconomici e nei processi decisionali degli investitori, anche degli enti di controllo sul micro-management del sistema industriale e finanziario. Da tale semplice passaggio razionale si recupera una dimensione che i mercati già sperimentano, con la Corporate Governance, nella dignità del passato e nella credibilità del futuro. Così come nel biasimo del fallimento del marzo 2023 di SVB Silicon Valley Bank (patrimonio $ 210 Mld, nel cui salvataggio è stato acquisito il business operativo in UK da HSBC per 1 Sterlina), di Signature Bank (patrimonio $ 110 Mld già nel 2022, perdite sui titoli per $ 3,2 Mld, cassa di $ 5,9 Mld, capitale netto $ 8 Mld, Cet1 del 10%…) e di Silvergate Bank (liquidità per $4,6 Mld, in eccesso rispetto ai depositi di criptovalute pari a $ 3,8 Mld). E ancora, nel maggio 2023 abbiamo evidenza di una altra banca USA in grave difficoltà, First Republic Bank (asset superiori a $230 Mld) collocata nel salvataggio da parte di JP Morgan.

L’importanza di vigilanza e controlli

Ed ecco il rifiorire dell’esigenza dei tentativi di salvataggio a crisi precipitata, e rispetto, non colpa per i capitali che l’hanno evitata, cercando idonea tutela al rischio presso modellizzazioni più solide, gestioni migliori, tutele e non rinvii o deroghe di regolamentazioni. Le buone leggi del mercato: regolano, di concerto con le autorità di sorveglianza; adempiono al sistema di tutela e protezione dal rischio, con attenzione e rispetto; gestiscono, non si contrappongono, allo spirito volatile del tempo. Strumenti, regole e consapevolezza sono necessari per proteggere i diritti, gli investimenti, i patrimoni. i prestiti, i crediti. Vigilanza e controlli ne assicurano una tensione alla tutela ex ante che indubbiamente sperimenterebbe i minori costi sociali indotti rispetto al danno, che, evitato, sarebbero reinvestiti per il benessere addizionale da redistribuire alla società. Si potrebbe porre oggi le regole di un mondo nuovo dopo pandemie, guerre, tassi in aumento, inflazione, globalizzazioni, sovranismi, emergenze climatiche, sociali, energetiche, militari, che impongono revisioni dei modelli di sviluppo mondiali con esse anche l’economia, la finanza e le banche.

Verso modelli virtuosi di valutazione ex ante

Tali cambiamenti suggeriscono anche modelli virtuosi di valutazione ex ante, in emancipazione sull’indagine burocratica ex post statica, sulla vigilanza continua, dinamica e interattiva. Si pensi al mark to market degli investimenti in titoli, requisito già operato dall’Unione Europea e dal Regno Unito e parzialmente disatteso dagli USA (che nel 2019 ne hanno dispensato ad ottemperarvi le banche con patrimoni inferiori a $250 Mld). Ecco un requisito indispensabile per il controllo degli investimenti in titoli delle banche; permanente senza esclusioni. Probabilmente i migliori modelli di controllo sono proattivi, flessibili e robusti. E’ bene che siano driver di controllo costantemente dinamici, con covenants non statici, non contemplativi e descrittivi; siano essi tali che non si “innamorino” della soluzione e prestazione tecnica e, invece, siano capaci di orientare processi a decisione rapida, gestionale, ripetuta con collaborazioni dirette delle funzioni regolatorie dell’economia, della finanza e del credito non soltanto sulla misura, invero anche del suo cambiamento al mutare di variabili, sottoposte ad elevato stress test, identificabili su oggettivi rischi materiali. In Europa, in apertura, si diceva dell’ECA che ha esaminato:

  • La finalità del rispetto del Capitale Prudenziale nella gestione e copertura del rischio di credito come processo di revisione e valutazione SREP (Supervisory Review and Evaluation Process);

In termini oggettivi il Cet1, il Capitale di Vigilanza, ha raggiunto nel 2022 il livello aggregato del 15,27%.

  • L’efficacia di approccio della vigilanza con la finalità di riduzione dei crediti deteriorati NPLS pregressi.

Sempre in termini oggettivi i crediti in sofferenza negli ultimi 8 anni sono stati ridotti da € 1.000 Mld a € 350 Mld incidendo ora per il 2% sui prestiti totali.

Il valore delle regole di un universo etico

Nessuno desidera le crisi, i fallimenti, le depressioni di ogni ordine e tipo: agricoltura, servizi, industria, finanza, terzo settore, sociale, umana. Tutte le economie vorrebbero crescere senza sussulti; dunque, le riflessioni cruciali sui rischi, sono anche quelle che si impongono. Sono i rischi che hanno originato i pericoli imprevisti e generato i danni. Senza dimenticare tutti i rischi cui non avremo pensato e che potranno verificarsi. Non saremo al sicuro dai rischi che non saremo stati in grado di pensare: la vita non è un lungo effluvio gradevole e tranquillo di buoni propositi e migliori incontrastate realizzazioni. Ecco il valore delle regole di un universo etico. I mercati azionari si sono predisposti alla speranza che le banche centrali possano presto tagliare i tassi di interesse. In primis potrebbe non essere verosimile, non sufficiente per evitare default e soprattutto non deve escludersi la capacità di vigilanza e adempimento, controllo tempestivo anche per rischi sopraggiunti, imprevisti e imprevedibili. Tant‘è che la liquidità, seppure fosse su livelli rilevanti all’inizio dell’osservazione dei fenomeni in oggetto, dinnanzi ad una impropria gestione del rischio e ad una dipendenza da depositi non assicurati per alcuni, la liquidità appunto, non ha protetto dal rischio di insolvibilità. Quest’ultima, anch’essa è stata imprevista conseguenza, non unica, ad una celere diminuzione dei depositi (una fuga…), a fronte del timore che le banche fossero indotte a vendere le attività che, per effetto dei tassi di interesse in crescita, avrebbero generato una perdita. Eppure, al momento all’orizzonte potrebbe manifestarsi la stagflazione (recessione-stagnazione-inflazione) con il convincimento che le politiche monetarie restrittive possano raffreddare l’inflazione soltanto attraverso gravi recessioni nell’instabilità finanziaria: debiti pubblici fuori controllo, borse al ribasso, crisi di liquidità, insolvibilità delle banche, insostenibilità del benessere economico sociale, sfiducia industriale, rallentamento degli investimenti,  autoalimentarsi dell’inflazione e del pericolo del circolo vizioso….

Il rispetto delle regole per un futuro lontano dalla metafisica

Tuttavia, lo scenario del presente non può essere surreale e suggestivo come se fosse l’opera di Giorgio De Chirico la Piazza d’Italia: il nostro oggi non è un luogo metafisico di tempo sospeso, di assenze, di spazi sovrapposti in disordine tra passato e futuro, di abbandoni umani con solitarie iconiche rovine. Il presente dell’economia e della società moderne non sono surreali visioni del futuro. Anzi, io auspico che la suggestione non sia soltanto il pensiero dell’economista; bensì, come tale, possa favorire il dispiegarsi del concetto base di aggregazione e regolamentazione anche in nuove forme del pensiero. Il pensiero del futuro sia intensamente partecipato e regolamentato da un numero crescente di persone, così come se fosse un sentimento, a propria volta, forte da poter generare un’entità istituzionale che realizzi concretamente il pensiero e il sentimento desiderato per il bene di tutti. Non è accaduto; ormai da oltre un anno negli USA il dibattito “will-it-won’t-it” della recessione potenziale, accreditata di pessimismo seppure la disconnessione tra i risultati conseguiti in economia e la percezione pubblica abbia generato la “vibecession” che tuttora permane. Il tema centrale, la lezione da riconoscere è il rispetto delle regole.

Per una narrazione dell’economia razionale e sociale che contempli tutte le dimensioni vitali dell’umanità

Sin dalla notte dei tempi, ben prima delle banche, nessuno saprà mai chi sia stata la prima mente al mondo a svolgere un pensiero sul futuro; né quando sia successo con precisione il primo coordinamento con le altre menti per la sua realizzazione congiunta e la ricerca delle risorse necessarie. Impossibile ricostruire il dialogo intercorso per la partecipazione delle primitive società, delle loro propensioni al rischio, alla tutela, con l’idea della raccolta di risorse e loro concessione regolamentata, fiduciaria e fruttifera. Forse il percorso della coscienza individuale che incontra le altre coscienze è generato dalla paura, dal pericolo di una disgrazia, da una invenzione tecnologica, con entusiasmo da uno slancio fiducioso e gioioso, tecnico e sociale, oppure triste e consolatorio. Dobbiamo immaginare che qualcuno abbia iniziato a raccontare la fenomenologia del futuro e sia riuscito a costruirla con gli altri fino ai giorni nostri con fiducia e credibilità anche per le regole condivise. Come oggi potrebbe essere la narratio dell’economia razionale e sociale che contempli tutte le dimensioni vitali dell’umanità: benessere, salute, welfare, ambiente, pace, tecnologia, istruzione, giustizia. Nondimeno, è la prima forma di tutela per tutti i rischi che il mondo corre con lo spirito, la coscienza, la disciplina di un’unica comunità condivisa nel medesimo universo concettuale. E se fosse la misura dell’economia razionale e sociale generatrice di un moderno Leviatano? Se fosse dotato di spirito animistico ed istituzionale che superi il pensiero del mondo classico sulla socialità e politica dell’essere umano, grazie anche alle straordinarie tecnologie? Potrebbe essere una forma moderna dello stato etico di Hobbes ed Hegel ove l’istituzione è il fine ultimo a cui dovrebbero tendere le azioni individuali e le organizzazioni per la realizzazione di un bene-universale.

Vito Rotondi, Economista