Home Economy Finisce l’era dei call center molesti. Amazon-sindacati: scoppia l’amore. Varie & Eventuali

Finisce l’era dei call center molesti. Amazon-sindacati: scoppia l’amore. Varie & Eventuali

Finisce l’era dei call center molesti. Amazon-sindacati: scoppia l’amore. Varie & Eventuali

L’incubo del cellulare che squilla – appena seduti a tavola – sembra al tramonto. Lo schermo che dovrebbe difenderci dalle telefonate commerciali indesiderate, alza un’altra barriera: quella contro gli squilli molesti che provengono da sistemi automatizzati. E’ un decreto del governo Draghi l’ancora di salvezza contro i molestatori seriali (a loro volta vittime) dei call center. La novità, contenuta nel decreto legge Capienze (Dl 139/2015) di recente convertito in legge, ha una doppia valenza: da una parte irrobustisce l’argine creato dal registro, che una modifica legislativa del 2018 (la legge n. 5) aveva voluto erigere solo a difesa delle chiamate fatte da un operatore; dall’altra ha sbloccato l’iter del decreto – che il 18 gennaio ha ricevuto il via libera del Garante della privacy e ora si appresta a percorrere l’ultimo miglio con l’approvazione definitiva del Consiglio dei ministri – con il quale, tra l’altro, si estende il perimetro di azione del registro delle opposizioni ai cellulari. Cosa ci sarà scritto in quel decreto – si domanda il Sole 24 Ore – che finalmente ora dovrebbe vedere la luce? La novità più importante, almeno per gli utenti, sarà la possibilità di iscrivere nel registro non solo, come è stato finora, il proprio numero telefonico contenuto negli elenchi pubblici (in buona sostanza, i numeri degli apparecchi fissi), ma anche quello del telefonino. Questo significherà che anche sul cellulare, una volta inserito nel registro, non potranno più arrivare chiamate promozionali. Anche perché l’iscrizione nel registro farà piazza pulita di tutti gli eventuali consensi dati fino a quel momento per l’uso del numero telefonico a scopi di marketing.

 

Idrogeno verde, la Namibia è il nuovo Eldorado

 

L’idrogeno verde sembra essere l’energia del futuro. E la Namibia potrebbe essere l’Eldorado di questa energia pulita. A novembre Hypen Hydrogen Energy, azienda creata dalla britannica Nicholas Holdings Ltd e la tedesca ENERTRAG Service GmbH. Hypen nella produzione di idrogeno verde, in Namibia, hanno vinto una gara per costruire la più grande centrale all’idrogeno del mondo, proprio in Namibia. Il progetto prevede la costruzione di una centrale elettrica da 5GW da fonte rinnovabile eolico-solare. La capacità di elettrolisi sarebbe di 3GW con una produzione annua di 300 mila tonnellate di idrogeno verde. Il progetto prevede 15 mila posti di lavoro per 4-5 anni per la costruzione degli impianti e i porti e in seguito l’impiego di 3 mila posti di lavoro permanenti. La Namibia è stata scelta perché uno dei Paesi africani a bassa corruzione, rispetto alla media africana, cosa che non fa lievitare i costi. Poi ha sole e vento in quantità, mix essenziale per la riuscita del progetto. Pannelli solari e pale eoliche necessitano di lunghi periodi di irradiazione solare e vento costante.

Automotive, il 2021 un anno in frenata

Un anno in frenata il 2021 per l’automotive. L’insicurezza economica e l’instabilità sociale generate dall’emergenza Covid hanno causato un netto calo nelle immatricolazioni rispetto al 2019. Le immatricolazioni – fa il punto Federmotorizzazione Confcommercio – hanno registrato un -23,5% con 1.475.393 unità rispetto al 2019 quando le immatricolazioni furono 1.928.197. Migliorano timidamente i dati solo nei confronti del 2020 (1.394.172 le auto immatricolate): +5,8% tenendo conto che le imprese del comparto sono rimaste chiuse più di un mese e mezzo a causa del lockdown. Tra le auto immatricolate nel 2021, hanno ingranato la marcia le ibride elettriche – 427.924 unità – seconde solo alle 437.731 auto alimentate a benzina. Forte l’incremento percentuale delle auto elettriche – +538% – a fronte però di numeri assoluti bassi: il 4,58% del mercato con 67.542 immatricolazioni.

L’Ecobonus, ha rappresentato una boccata d’ossigeno, ma le non rilevanti risorse sono state esaurite in breve tempo. “Quello dell’automotive resta uno stato di crisi inascoltato che mette in pericolo l’occupazione di decine di migliaia di addetti, con molti operatori a rischio di chiusura. All’unisono con le altre componenti associative del comparto automotive – rileva Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione Confcommercio – abbiamo più volte invocato iniziative concrete di pianificazione strutturale degli incentivi per non rimanere sempre il fanalino di coda nell’evoluzione del parco circolante (ancora 10,5 milioni di veicoli ante_Euro 4) con tutto ciò che ne consegue non solo per l’ambiente”. Il comparto dell’automotive conta globalmente oltre 430.000 addetti, compresi gli agenti, con quasi 126.000 aziende attive: vale circa il 5% del Pil e del gettito fiscale. “Al Governo – conclude Buongiardino – chiediamo con forza un ‘bagno’ di realismo stanziando incentivi incentrati sulle basse emissioni senza la pregiudiziale della trazione elettrica. Questo fino al consolidamento della tecnologia che parifichi la trazione elettrica a quella endotermica in termini di costi, prestazioni, infrastrutture e disponibilità di energia”.

Stop alla plastica monouso

Non restano che maiolica e argenteria per una cena come dio comanda. Ormai la plastica è solo un ricordo. Infatti dallo scorso 14 gennaio è entrato in vigore anche in Italia lo stop all’uso della plastica monouso. Una misura approvata in sede europea per ridurre gli sprechi e l’impiego di materiali altamente inquinanti per l’ambiente, nonché dal ciclo di vita breve e inefficiente. Come previsto dalla natura stessa delle direttive, quest’ultime pongono degli obiettivi specifici che poi gli Stati membri sono chiamati a raggiungere, secondo modalità proprie, attraverso l’approvazione di leggi specifiche. Dal 14 gennaio c’è anche una lista di prodotti che non sono banditi ma che sono ora soggetti a misure di restrizione al consumo. Si parla delle tazze o bicchieri per bevande e dei contenitori per alimenti, recipienti come scatole che vengono impiegate per il consumo immediato (come ad esempio nei fast food). L’obiettivo dell’Unione europea è quello di ridurre gli sprechi e rifiuti legati ad oggetti dalla breve vita: “L’impatto dei rifiuti plastici sull’ambiente e sulla nostra salute sono globali e possono essere drastici, i prodotti monouso finiscono più facilmente nei nostri mari rispetto alle alternative riutilizzabili”, spiega la Commissione sul proprio sito. “I dieci prodotti di plastica monouso più trovati sulle spiagge europee rappresenta il 70% di tutti i rifiuti marini raccolti nell’Ue”. Tra gli obiettivi dell’Ue c’è anche un grande incremento della raccolta differenziata delle bottiglie di plastica: 77% complessivo nel 2025 e ben 90% entro il 2029. Oltre alla raccolta differenziata la Commissione europea spinge tanto anche sull’utilizzo di plastica riciclata che, secondo le sue previsioni, dovrebbe salire al 25% delle bottiglie utilizzate nel 2025 al 30% entro il 2030.

Tra Amazon e sindacati è scoppiato l’amore

Questa volta tra Amazon e sindacati è scoppiato l’amore. L’accordo, sull’onda della crescita inarrestabile dell’e-commerce, segna un altro passo verso un modello di lavoro “no stop“, con consegne di prodotti a casa sette giorni su sette. Circa 1.200 driver lombardi delle 26 società che si occupano di consegne per conto di Amazon hanno approvato l’accordo fra Assoespressi e i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil Trasporti che, tra le altre cose, “istituzionalizza“ le consegne domenicali. Resta la priorità ai volontari ma, in caso di picchi di lavoro, le aziende possono “assegnare i servizi domenicali, nella misura massima di 13 domeniche per anno solare, assicurando la rotazione di tutto il personale coinvolto”. Domeniche pagate con una maggiorazione dello stipendio che va dal 50 al 65%, oltre alle indennità.