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Braccia rubate all’agricoltura: il rischio è che accada davvero per Coldiretti

Braccia rubate all’agricoltura: il rischio è che accada davvero per Coldiretti

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Braccia rubate all’agricoltura. E’ una frase ricorrente per commentare le gesta di qualche personaggio, soprattutto televisivo. Lo sfottò rischia di diventare un’amara realtà; ma non perché qualche concorrente del Grande Fratello ha già deciso che una volta uscito dalla “Casa” si dedicherà a coltivare i campi. I coltivatori del “Villaggio Coldiretti” lanciano l’allarme: le braccia rischiano di venire per davvero rubate all’agricoltura.

Il rischio, molto più serio, è che, stante l’attuale congiuntura politico-economica, si sottraggano le braccia di chi già opera nel settore. Soprattutto quelle di giovani che hanno deciso di investire il proprio futuro, creando imprese agricole e di allevamento.

Senza agricoltura non si mangia

L’allarme è stato lanciato a Milano nel corso di una manifestazione che durerà tutto il weekend. La Coldiretti, la più attiva delle associazioni di categoria, quella che conta il maggior numero di iscritti, ha allestito nell’area del Parco Sempione che va dal Castello Sforzesco all’Arco della Pace un proprio “Villaggio” per promuovere e difendere le eccellenze dell’agroalimentare e chiedere misure urgenti contro la crisi dovuta al caro energetico.

A Milano sono confluiti centinaia di giovani agricoltori che hanno protestato contro il caro bollette con dei cartelli recanti le scritte, senza agricoltura e senza agricoltori non si mangia, e gridando slogan come “siamo alla canna del gas” o “non toglieteci il futuro”.

Per l’agricoltura costi energetici aumentati del 500%

«La situazione è particolarmente difficile stante l’aumento dei costi energetici. In alcuni casi abbiamo superato il 500% in termini di aumento del costo». Ha spiegato il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini. «Ma oltre a questo si va ad aggiungere l’aumento del costo del gasolio per i prodotti fitosanitari con un più 250%. Tutto questo sta mettendo in forte difficoltà le nostre imprese dei giovani o meno, con un rischio in termini di aumento dei costi sui cittadini e i consumatori».

«Fino ad oggi», ha aggiunto Prandini, questo aumento del costo «lo abbiamo contenuto e ce lo siamo caricato noi come filiera agricola ma oggi non ce la facciamo più. Quindi servono provvedimenti di carattere governativo e soprattutto misure di carattere comunitario  a sostegno delle imprese agricole dei singoli stati membri. Sarà una risposta se ci sarà concreta rispetto a quelli che sono i bisogni di cui le aziende necessitano».

Produzione ridotta per un giovane agricoltore su quattro

«Un giovane agricoltore su quattro – denuncia Coldiretti – ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono ora in pericolo il futuro di un’intera generazione impegnata a lottare per l’autosufficienza alimentare ed energetica».

Un dato statistico interessante è che il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno. Sono così 56mila le aziende guidate dagli under 35 che hanno una superficie che è quasi il doppio della media e  un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.

Le imprese giovani sono dunque più grandi e più orientate al mercato e il loro livello di digitalizzazione è il doppio dell’agricoltura nel complesso, così come più elevata risulta la propensione all’innovazione (il 24,4% dei giovani ha realizzato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020, a fronte del 9,7% dei non giovani), secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat e Ismea.

Agricoltura rivoluzionata dai giovani

Le imprese giovani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore – rileva Coldiretti. Impegnandosi in attività multifunzionali che con la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina sono diventate sempre più strategiche.

Si va dalla produzione di energie rinnovabili per contribuire all’autosufficienza delle fonti di approvvigionamento; allo sviluppo della filiera corta con la vendita diretta che abbatte i trasporti fino all’agricoltura sociale per il superamento delle diseguaglianze.

Un fenomeno, denuncia l’associazione di categoria, che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra. Si aggiunge ai problemi già causati dalla burocrazia, che sottrae alle aziende 100 giorni di lavoro e ostacola spesso lo stesso accesso alle risorse comunitarie.