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I parenti-attori di Meloni e il cattivo gusto di Repubblica

I parenti di Meloni e il cattivo gusto di Repubblica

Perché leggere questo articolo? Un articolo di Repubblica commenta lo stile di Meloni. L’autore, Marco Belpoliti, sostiene che la premier abbia doti di attrice proprio come alcuni suoi parenti e avi. Per attaccare Meloni Repubblica deve arrivare a scomodare parenti morti… Quando si dice il cattivo gusto.

Come si sa Giorgia Meloni recita. Del resto proviene da una famiglia d’attori: la nonna paterna, Zoe Incrocci, cui somiglia fisicamente, era una celebre caratterista; lo zio Agenore Incrocci, in arte Age, ha firmato moltissime commedie; il nonno paterno, Nino Meloni, è stato un attore e regista (Filippo Ceccarelli). Altro che una “pescivendola”. Lei stessa è una consumata attrice”. Avete appena letto un estratto di “Giorgia Meloni, il marchio nel nome“, articolo di Marco Belpoliti, pubblicato da Repubblica il 30 aprile 2024. Si scrive “buongusto”, non si scrive su Repubblica.

I parenti di Meloni: l’ultimo abisso toccato da Repubblica

Tra Meloni e Repubblica non scorre buon sangue. E va benissimo. Il più importante giornale di sinistra ha tutte le ragioni per prendersela con un Presidente del Consiglio che, anche se donna, è di destra. E’ normale che non sia d’accordo con la campagna elettorale di Meloni, con la scelta di mettere Giorgia sulla scheda elettorale.

Ma tirare in ballo i parenti, per giunta venuti a mancare da tempo, è davvero squallido. Come ha fatto il giornale fondato da Eugenio Scalfari a ridursi così? Che ne è stato del profilo morale di un prodotto cultura che con la storica intervista a Enrico Berlinguer il 14 luglio del 1981 presso la redazione del giornale lanciava il tema della questione morale nel nostro Paese?

C’erano una volta le dieci domande a Berlusconi

C’erano una volta le dieci domande a Silvio Berlusconi, rivolte da Repubblica all’allora premier. Era il 2009, dopo le rivelazioni sulla vita privata di Silvio Berlusconi, originate dalla lettera a Repubblica di sua moglie Veronica Lario, Giuseppe D’Avanzo pose dieci domande al capo del governo. “Ha frequentato minorenni? Ha ricompensato con candidature e promesse politiche le ragazze che la chiamano papi”? Si è intrattenuto con prostitute? Può essere ricattabile?”.

I quesiti furono rinnovati sul quotidiano per sei mesi, ma D’Avanzo e Repubblica non ottennero risposte. In compenso, l’iniziativa guadagnò risonanza internazionale. Un’iniziativa lecita, perchè di natura non solo personale, ma anche politica in maniera acclarata. Una vicenda e una maniera di fare giornalismo che cozza enormemente con quanto pubblicato 15 anni dopo da Repubblica sui parenti di Meloni.

Prima il padre, poi Giambruno, ora i parenti-attori

Non è la prima volta che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari scava nel privato della premier. Fu Repubblica a parlare per prima delle vicende di Francesco Meloni, padre di Giorgia, condannato a nove anni di reclusione per narcotraffico. Era il 29 settembre 2022. Appena quattro giorni dopo la vittoria alle urne di Meloni, Repubblica sceglie di ricorrere alla sfera intima per attaccare. Un presunto scoop che si rivela un boomerang. Da più parti, anche quelle tradizionalmente più vicine a Repubblica che a Meloni, si sollevano cori di sdegno verso la stampa e di vicinanza verso la premier in pectore.

Lo stesso vale per il caso Giambruno. La palma dello scoop quella volta andò a Striscia la Notizia – per la serie: un prodotto si giudica anche dallo spessore dei suoi competitor – ma Repubblica seppe lo stesso infierire sulla questione. Per ottenere cosa? Una macchina del fango, per giunta inefficace. Anche allora Meloni uscì dalla vicenda, quasi certamente ferita nella sfera personale, ma politicamente integra.

Cara Repubblica, contro Meloni serve giornalismo vero, non gossip

Qual è il senso di disturbare il ricordo di persone che non sono più tra noi da almeno un decennio? Pur di attaccare un avversario politico, è davvero lecito utilizzare qualsiasi clava? Dov’è il gusto del giornalismo, il suo senso profondo di servizio o di missione? Sono interrogativi che l’articolo sui parenti attori di Meloni solleva. Insieme con una altro, forse più terra-terra, anche se al confronto con l’abisso della vicenda risulta quasi elevato: cui prodest? A chi giova: certamente non agli avversari di Meloni, che anche stavolta non ne uscirà indebolita. Per fronteggiare la premier, così come Berlusconi prima di lei, servirebbe un giornalismo vero, d’assalto e non da operetta. Serve politica, non gossip.