Home L'editoriale di Fabio Massa - Cruditè Nei talk-show sulla guerra è boom dei “+Europeisti”

Nei talk-show sulla guerra è boom dei “+Europeisti”

Nei talk-show sulla guerra è boom dei “+Europeisti”

Le orrende immagini di Bucha, gli scontri che continuano anche in altri teatri a sud e ovest dell’Ucraina. Insomma: la guerra che continua, e con essa il tamtam mediatico del nostro paese per tentare di raccontarla. Se però, si fa un confronto fra la trattazione della crisi ucraina in Italia e il modo in cui viene affrontata in altri paesi, per esempio negli Stati Uniti, emerge chiaramente un fatto: in televisione, i cosiddetti “talk show” hanno da noi una centralità che non hanno da nessun’altra parte.

Dal “registro delle presenze” nei vari salotti tv emerge un dato politico interessante, ossia notevole presenza di figure – di governo e non solo – legate al nostro centro europeista e liberale. Quello spazio politico rappresentato, grossomodo, dal partito +Europa e rappresentativo – stando ai risultati delle elezioni 2018 – di percentuali risibili dell’elettorato italiano. E’ un fatto incontrovertibile che, durante quella tornata elettorale, l’Italia ha preso una direzione precisa, cioè di critica verso l’Ue e del posizionamento del nostro Paese nell’arena internazionale, di cui il governo tra Lega e Movimento 5 Stelle divenne poi la dimostrazione plastica. I tempi oggi sono cambiati, certo, ma gli equilibri politici a Palazzo Madama e Montecitorio rimangono invariati.

Bruno Tabacci

Sta di fatto, però, che negli spazi televisivi in cui si parla della guerra in Ucraina c’è una rilevante predominanza dell’area “+europeista” dell’arco politico. È il caso di Bruno Tabacci, politico scafato e navigato, passato dalla Democrazia Cristiana al nuovo Partito Polare Italiano, finito a competere con Bersani, Renzi e Vendola alle primarie del centrosinistra nel 2012, per poi concedere il simbolo di Centro Democratico a Emma Bonino per far correre +Europa alle politiche del 2018. A partire da febbraio 2021 Tabacci svolge il ruolo di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento della politica economica. In tv, ospite regolare di Giovanni Floris a DiMartedì, lo si vede scontrarsi sulla questione ucraina con i vari Alessandro Di Battista – considerato da molti “l’anima barricadera” del Movimento 5 Stelle, pur essendone uscito – Fulvio Grimaldi, Pietro Senaldi ecc. Nei suoi interventi, come facilmente prevedibile, Tabacci sostiene le scelte del governo presieduto da Mario Draghi, dall’imposizione di sanzioni nei confronti della Russia di Putin all’invio di armi agli ucraini perché possano resistere di fronte all’avanzata delle forze di Mosca.

Benedetto Della Vedova

Altra presenza frequente nei talk televisivi è quella di Benedetto Della Vedova, segretario nazionale di +Europa e dal primo marzo 2021. Presidente dei Radicali Italiani dal 2001 al 2003, entra in Parlamento con la Casa delle Libertà – poi PDL – da cui esce insieme ai frondisti di Gianfranco Fini nel 2011 per dar vita a FLI (Futuro e libertà per l’Italia). Passato anche per Scelta Civica – partito dell’ex premier Mario Monti – è con Emma Bonino tra i principali promotori ed esponenti del progetto +Europa. Nel governo Draghi, Della Vedova ricopre l’incarico di sottosegretario di Stato agli Affari esteri. Le sue deleghe sono tante e variegate, molte inevitabilmente legate anche agli affari europei. Della Vedova, stando al decreto del 29 marzo 2021 relativo alla sua nomina come pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si occupa delle questioni relative alle politiche per gli italiani nel mondo; la diffusione e promozione della cultura e della lingua italiana nel mondo; le adozioni internazionali; i diritti umani; le questioni relative alle Nazioni Unite e alle agenzie specializzate, ad eccezione di quanto ricade in altre deleghe; l’integrazione europea; le questioni relative al Consiglio d’Europa e all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce); le relazioni bilaterali con i Paesi dell’Europa, ad eccezione di quanto ricade in altre deleghe; le relazioni bilaterali con il Canada e con il Messico, ad eccezione di quanto ricade in altre deleghe; le relazioni bilaterali con i Paesi dell'Oceania e del Pacifico, ad eccezione di quanto ricade in altre deleghe; le questioni relative all’Artide e all’Antartide, ad eccezione di quanto ricade in altre deleghe; il raccordo con il Parlamento e con le altre amministrazioni pubbliche nelle materie indicate e in tutti i casi di volta in volta indicati dal ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Luigi Di Maio.

Il generale Vincenzo Camporini

Dallo stesso quadrante politico proviene un altro grande protagonista dei dibattiti televisivi italiani sull’Ucraina: il generale Vincenzo Camporini, già capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della Difesa. Membro dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e della Fondazione Italia-USA, Camporini è stato nel 2019 membro del comitato promotore di Azione, il partito centrista che fa capo a Carlo Calenda. Nel 2018, però, era candidato al Senato tra le fila di +Europa, non riuscendo però ad avere la meglio e a farsi eleggere
nel collegio uninominale di Como. Tra i militari, che nel corso della crisi ucraina hanno guadagnato uno spazio mediatico impensabile fino a pochi mesi fa, Camporini è sicuramente uno dei più attivi e presenti nei talk show di casa nostra. Insomma, sembrerebbe che la rappresentatività politica piuttosto bassa non sia un ostacolo così insormontabile quando si tratta di presenze tv.