Home L'editoriale di Fabio Massa - Cruditè La fine del Black Lives Matter e del Me Too

La fine del Black Lives Matter e del Me Too

La fine del Black Lives Matter e del Me Too

Negli Stati Uniti, scrive oggi il Corriere, c’è stato un voto che ha destituito il procuratore generale Chesa Boudin. Chi è costui? Costui è la dimostrazione pratica e lampante che la sicurezza non è di destra e non è di sinistra, e che i cittadini prima della ricchezza vogliono ordine e tranquillità. Ma facciamo un passo indietro.

Le leggi stanno sopra tutto e tutti, e non ammettono eccezioni o ignoranze.

Chesa Boudin è stato il procuratore, ovvero la pubblica accusa, scelto dagli abitanti di San Francisco nel 2019, visto che a differenza dell’Italia, in America è una carica elettiva. Fin dall’inizio Boudin aveva detto chiaro e tondo che non avrebbe perseguito i furti sotto i mille dollari, che avrebbe scarcerato moltissimi detenuti e che – a livello filosofico di base – riteneva che la malavita e la criminalità fossero dei prodotti sociali e non delle violazioni della legge. Insomma: chi delinque lo fa perché è portato a farlo e non per una sua libera scelta. Il che, peraltro, parzialmente è anche vero, come cornice di fondo. Peccato che poi il diritto occidentale si basi su una concezione differente: le leggi stanno sopra tutto e tutti, e non ammettono eccezioni o ignoranze.

L’aria in America sta cambiando

Perché? Perché sennò finisce come a San Francisco negli ultimi tre anni: i crimini sono talmente esplosi che hanno mandato via a calci nel sedere Boudin. Ma c’è dell’altro, perché l’aria in America sta cambiando, e in Italia non ce ne siamo ancora accorti. Piccoli segnali. Boudin venne scelto sull’onda del Black Lives Matter, che vedeva la polizia carnefice e le minoranze etniche oppresse: oggi le minoranze etniche hanno votato contro Boudin.

La complessità, nei casi di violenza, è sempre superiore

Perché? Perché l’idea che si debba cestinare la legge e non chi la applica in modo scorretto si è dimostrata sbagliata. Altro piccolo segnale: il processo Depp-Heard. Anche in quel caso, era frutto di un altro movimento, quello del #metoo, che aveva infiammato il mondo. Donne che denunciano violenze. Di tutta quell’ondata di denunce solo sei sono arrivate a condanna. E nel processo più mediatico di sempre, roba che manco una telenovela messicana, si è dimostrato non che la vittima era carnefice e il carnefice vittima, ma che la complessità, nei casi di violenza, è sempre superiore. Che la realtà è più difficile, e che non sta in un hashtag. Una regola che bisognerebbe ricordarsi sempre.