Home L'editoriale di Fabio Massa - Cruditè Il caso dossier illegali con il giornalismo d’inchiesta non c’entra niente

Il caso dossier illegali con il giornalismo d’inchiesta non c’entra niente

Il caso dossier illegali con il giornalismo d’inchiesta non c’entra niente

Oggi ho letto un interessante articolo di Lirio Abbate che di fatto dice che il giornalismo è pubblicare tutto quanto è di interesse per il pubblico, e di non credere che i giornalisti coinvolti nello scandalo degli accessi illegali alle banche dati sapessero che il loro interlocutore stava facendo un reato. E mi cadono le braccia.

Dossieraggio: i giornalisti sapevano che venivano commessi illeciti

Devono essere i giornalisti a chiedere ai colleghi la massima correttezza, prima ancora dei politici. Veramente una persona sana di mente, e onesta intellettualmente, può pensare che chiamando un finanziere che ha accesso a tutte le banche dati per “controllare” se ci sono “cose” su questo o quel personaggio pubblico, o comunque basta il termine “controllare”, il finanziere vada a farsi dare l’autorizzazione in carta bollata al tribunale prima di accedere alle banche dati? Ma quando mai! Lo sappiamo tutti che non funziona così. I giornalisti chiedevano a lui perché sapevano che avrebbe interrogato le banche dati, e fingevano di non sapere che lo stava facendo illegalmente. Punto. Questo è un fatto, e non è controvertibile.

Ci autodenunciamo: abbiamo pubblicato carte senza fare l’accesso agli atti. Ma non erano segrete

Non mi nascondo dietro a un dito: ho sempre scritto facendo regolari accessi agli atti? E’ proprio qui il punto: io dichiaro e mi autodenuncio. Sì, ho pubblicato carte senza fare l’accesso agli atti. Ma quegli atti non erano segreti: erano pubblici fin da principio. E averli avuti senza accesso agli atti ha solo reso più veloce un iter comunque possibile, ma incompatibile – per le lungaggini della burocrazia – con i tempi del giornalismo. Invece i documenti che faceva filtrare il finanziere non erano pubblici neanche per niente. Non erano delibere di giunta o determine, ma erano altri tipi di dati. Su persone che magari non avevano neanche interesse pubblico, come i parenti dei politici. E no: non si trattava solo di casi isolati.

Perchè questo non è giornalismo d’inchiesta

Ci sono state richieste per accedere alle informazioni di tutti i futuri ministri, nell’estate 2023. Altro che caso di cronaca! Giusto scavare sui ministri? Sicuramente sì. Possiamo ignorare che lo strumento con il quale si scavava era illegale: no, non lo possiamo ignorare. Qui il giornalismo d’inchiesta non c’entra niente. C’entra il fatto che c’era un sistema per il quale alcuni avevano accesso tramite un amico a delle banche dati in modo irregolare, e altri – tutti gli altri, per fortuna – no.