Home L'editoriale di Fabio Massa - Cruditè Gli incredibili appelli al Mario nazionale

Gli incredibili appelli al Mario nazionale

Draghi e la politica

Mario Draghi, ancora lui. Per chi crede, l’ultimo a camminare sulle acque è stato Gesù Cristo, 2000 anni fa. E comunque, l’hanno messo in croce. Per chi non crede, neanche lui era capace di miracoli. E’ con questo scetticismo che accolgo – da sempre – le grandi operazioni mediatiche di distrazione di massa come quelle che stanno avvenendo oggi su Mario Draghi.

Mettiamo qualche punto fermo

Draghi è una persona seria rispettata a livello internazionale? Sì. Draghi è una persona che ha ottenuto i voti e dunque che è stato democraticamente eletto? No. Servono i voti per diventare presidente del consiglio? No. Fin qui, stiamo parlando di ovvietà che tutti capiscono. Mettiamo qualche altro punto fermo: c‘è la maggioranza, già oggi, per Mario Draghi premier? Ovviamente sì, e pure schiacciante. Perché il Movimento 5 Stelle non ha dichiarato che vota contro al premier. Ha dichiarato che si astiene. Ma Mario Draghi ha tenuto tutti con il fiato sospeso. Perché? Crisi di mezza età? Assolutamente no. Il problema è che Draghi sa che da qui in avanti, nei prossimi mesi, si ballerà molto, come su una nave in tempesta. Si ballerà perché la Russia ha iniziato a chiudere completamente il tubo che ci porta il gas, e dunque l’energia elettrica (che viene prodotta in misura rilevante bruciando gas), perché a livello internazionale l’euro è ai minimi con il dollaro, perché l’inflazione galoppa e perché la politica europea è a dir poco allo sbando, dopo quanto avvenuto in Gran Bretagna, con il parlamento francese contrario a Macron, con la Germania debole e preoccupata per il suo sistema industriale. Tutte queste cose ci riguardano da vicino, e non poco.

Premesso tutto questo: Draghi che cosa fa?

Dice: col cavolo che sto a farmi rosolare da Conte e da Salvini, che un po’ stanno dentro e un po’ stanno fuori. Me ne vado a guadagnare un po’ di milioni in qualche banca e addio. Posizione comprensibile, ma che non tiene conto di una cosa: della responsabilità verso il Paese che deve prevalere. Al momento in cui scrivo la crisi non è ancora chiusa, ma c’è un punto di cui non bisogna scordarsi. Il popolo italiano è sovrano, in ogni caso. E il popolo italiano si esprime quando va alle urne. E nelle urne giudica. Giudicherà come ha agito il governo anzi i governi, sul Covid e sulle vaccinazioni. Giudicherà come ha agito nella vicenda Ucraina. Giudicherà ogni cosa. Quello è il momento in cui avviene la legittimazione del consenso. Non quando i giornali, che hanno i loro interessi, perché prendono soldi dalle grandi partecipate dello Stato – un modo neanche troppo nascosto di finanziamento pubblico all’editoria, opaco – iniziano a pubblicare appelli stucchevoli dal cardiochirurgo al portuale perché un premier rimanga. Se qualcuno vuole Mario Draghi faccia una cosa molto semplice: fondi un partito e lo faccia votare alle elezioni. La questione della crisi parlamentare va risolta in Parlamento. Lo faranno, e ci sarà la stabilità. Ma gli appelli – ecco quelli proprio non li sopporto.