Un anno dopo la pubblicazione del suo rapporto sulla competitività, Mario Draghi ha nuovamente suonato la sveglia per l’Unione europea, illustrando davanti alla presidente Ursula von der Leyen una situazione che egli stesso ha definito “più difficile” rispetto al passato. L’ex governatore della BCE e già premier italiano non ha nascosto la sua preoccupazione: “A un anno di distanza, l’Europa si trova in una situazione più difficile. Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno”.
La minaccia alla sovranità e alla competitività
Draghi è stato esplicito: “Ci è stato dolorosamente ricordato che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra stessa sovranità“. Le sue critiche verso l’Europa hanno preso di mira la mancanza di prontezza rispetto alle sfide globali e la velocità delle sue risposte rispetto a quello che accade altrove, dai conflitti internazionali alle evoluzioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale. “I cittadini e le aziende europee apprezzano la diagnosi, le priorità chiare e i piani d’azione. Ma esprimono anche una crescente frustrazione. Sono delusi dalla lentezza dell’Ue. Ci vedono incapaci di tenere il passo con la velocità del cambiamento altrove. Sono pronti ad agire, ma temono che i governi non abbiano compreso la gravità del momento”, ha spiegato Draghi.
Draghi, l’Europa ed il divario con Cina e Usa
Il quadro globale riguarda anche il confronto con competitor internazionali. Draghi sottolinea il “netto divario” rispetto a Stati Uniti e Cina, in particolare sul fronte dell’intelligenza artificiale (IA), un campo in cui “lo scorso anno gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli di base, la Cina 15 e l’Ue solo 3”. Pur riconoscendo passi avanti, come progetti per la realizzazione di gigafabbriche di IA e investimenti su start-up europee, Draghi rimarca che la risposta comune dell’Europa finora “è caduta in due trappole: sforzi nazionali non coordinati o cieca fiducia nel fatto che le forze di mercato creeranno nuovi settori”.
Burocrazia e freni regolatori: “Serve una semplificazione radicale”
Un altro fronte critico riguarda la regolamentazione e la burocrazia. Draghi denuncia l’urgenza di “una semplificazione radicale del Gdpr” e la necessità di superare la frammentazione delle regole tra Stati membri UE. “L’addestramento dei modelli di IA richiede enormi quantità di dati pubblici disponibili sul web. Tuttavia, l’incertezza giuridica sul loro utilizzo crea costosi ritardi, rallentando la loro diffusione in Europa”, osserva l’ex premier.
Energia e auto elettriche: obiettivi a rischio
Il prezzo dell’energia resta uno degli ostacoli principali: “I prezzi del gas naturale nell’Ue sono ancora quasi quattro volte superiori a quelli degli Stati Uniti. I prezzi dell’energia industriale sono in media più del doppio. Se questo divario non si riduce, la transizione verso un’economia ad alta tecnologia si bloccherà”. Riguardo la mobilità elettrica, Draghi avverte: “In alcuni settori, come quello automobilistico, gli obiettivi posti dall’Ue si basano su presupposti che non sono più validi” e spiega che gli investimenti sulle batterie e microchip non sono avanzati come previsto.
Ue, per Draghi serve una svolta concreta e ambiziosa
Mario Draghi conclude che per garantire la sopravvivenza del continente “dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto prima e rifiutarci di lasciarci frenare da limiti autoimposti”. Occorre “andare oltre le strategie generiche e le tempistiche rinviate nel tempo. Abbiamo bisogno di date concrete e risultati misurabili – e di essere chiamati a renderne conto”. Secondo Draghi, il futuro passa da una maggiore ambizione, dall’integrazione tecnologica e dall’impegno politico costante: solo così, l’Europa potrà evitare di relegarsi a semplice spettatrice dello scenario globale. Un monito chiaro che invita l’Ue ad agire subito, senza più tergiversare ne restare impantanata nella sua burocrazia, prima che l’irrivessibilità della situazione diventi un destino segnato.