Home Primo Piano Gli 007 vivono due volte solo nei film: la storia del party sul lago Maggiore fa acqua

Gli 007 vivono due volte solo nei film: la storia del party sul lago Maggiore fa acqua

Lago Maggiore

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Sono diversi i lati oscuri sul naufragio della barca con a bordo ventuno 007 tra agenti italiani e del Mossad sul Lago Maggiore. Dicono che fossero lì per una festa di compleanno ma non dicono il nome del festeggiato. Ma se si fosse trattato di uno scambio di documenti, perché andare in gruppo?

Se il naufragio della casa-barca colata a picco nelle acque del Lago Maggiore, con il suo carico di 21 agenti segreti tra italiani e israeliani, fosse stata solo la scena di un film di 007, sarebbe stato impossibile che ci fossero dei morti.

Abbiamo una visione del lavoro degli 007 viziata proprio dal collegamento immediato che facciamo con i film di James Bond, senza pensare che dovremmo più spesso collegarli agli oscuri e a tratti perfino insignificanti agenti di un altro film, I tre giorni del condor, con Robert Redford.

Gli 007 spesso sono degli oscuri burocrati

Non tutti, in altre parole, sono super eroi – forse solo quelli che operano in zone a rischio, rimettendoci a volte la vita, come accadde a Nicola Calipari, freddato dopo aver portato a compimento la missione di liberare la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Molti sono burocrati che di fronte al rischio si fanno perfino sopraffare da attacchi di panico, come sembra sia accaduto mentre la “Good…uria” affondava (il relitto è stato recuperato a quindici metri di profondità).

I giornali si stanno sbizzarrendo nelle ricostruzioni, che non possono essere che fantasiose, visto che gli agenti israeliani sopravvissuti che erano sulla barca (tra le vittime c’è solo un agente in pensione del Mossad di 50 anni – età pensionabile forse solo per gli agenti segreti, non sappiamo) sono subito stati “esfiltrati”. Un termine tecnico che abbiamo imparato da libri e film sullo spionaggio che sta a significare che sono stati immediatamente messi su un aereo militare con la stella di David e riportati di gran carriera a Tel Aviv. Senza che fossero sentiti dagli inquirenti. Perfino la salma dell’ex agente del Mossa deceduto è stata fatta rimanere in Italia. Perché, come, dicono i medici legali, “i cadaveri parlano” e ci dicono molte più verità di quelle che possiamo supporre.

Una rimpatriata tra colleghi? Nemmeno in un film di 007

Una verità che non sapremo mai, per esempio, è cosa ci facessero 21 agenti segreti, italiani e israeliani, su una barca sul Lago Maggiore. Davvero dobbiamo berci la storia di una rimpatriata tra amici, come quelle che si fanno tra ex compagni di scuola? Veramente dobbiamo credere alla favoletta che erano lì per festeggiare il compleanno di uno di loro? Se così fosse, il proprietario e skipper dell’imbarcazione non risulta abbia detto chi tra i gitanti avevo deciso di soffiare sulle candeline su  una delle Isola Borromee.

E poi perché proprio il Lago Maggiore? L’Italia è piena di posti bellissimi. Il sospetto è che c’entri la vicinanza con la Svizzera, ma soprattutto il fatto che molto vicino alla zona dell’incidente, insistono alcune delle principali aziende che hanno a che fare con il mondo militare e c’è un vasto indotto di piccole imprese che lavorano per colossi come Leonardo.

Più verità da Patrizia Mirigliani che dal sottosegretario Mantovano

Resta il dubbio: se fosse stato uno scambio di informazioni il motivo dell’incontro, perché lo stesso non è avvenuto tra due agenti, uno italiano e l’altro israeliano? Da quando la consegna di documenti riservati ad intelligence di altri paesi si fa in gruppo come se si dovesse disputare una partita di calcio scapoli-ammogliati?

C’è infine un altro mistero: forse è la prima volta nella storia d’Italia che viene subito precisato che due vittime di un incidente erano in forza ai servizi di sicurezza. Una fretta dettata dall’evitare che a scoprirlo fossero i giornalisti? Non lo sapremo mai, il mistero dei ventuno 007 è affondato insieme alla barca. Dobbiamo accontentarci della scoperta fatta oggi dal Fatto quotidiano che l’agente italiana aveva partecipato al concorso di Miss Italia anni fa, aggiudicandosi una fascia. E sicuramente sapremo molto di più dalla patron del concorso di bellezza Patrizia Mirigliani, che dal sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano.