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Houti, una mano iraniana dietro l’attacco ai cavi sottomarini?

SANFELICE DI MONTEFORTE cavi sottomarini Houthi

L’attacco ai cavi sottomarini nel Mar Rosso ha segnato un aumento di tensione e di peso delle dinamiche militari riguardanti le milizie Houthi dello Yemen che da diversi mesi tengono in scacco il commercio del Mar Rosso. Contro l’attivismo degli Houthi si sono mobilitate prima le forze anglo-americane e poi la missione europea Aspides. Ma gli Houthi potevano realizzare in autonomia questa operazione? L’ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, 79 anni, a lungo nella Marina Militare, oggi a capo del think tank “Mediterranean Insecurity, vede piuttosto nella mossa l’avvertimento di un’altra potenza regionale assai dinamica: l’Iran.

Ammiraglio, il sabotaggio di infrastrutture sottomarine come i cavi di rete implica un’alta capacità operativa. Gli Houthi ne sarebbero capaci autonomamente?

Lo ritengo difficile. In questi mesi abbiamo scoperto negli Houthi una forza combattente non indifferente e che non va sottovalutata. Dispongono di capacità balistiche e sono indubbiamente combattenti dotati di temerarietà che hanno saputo resistere per anni nella guerra civile yemenita. Da qui a ipotizzare che siano stati capaci in autonomia di una mossa che impone un surplus di competenze tecniche come il taglio di un cavo sottomarino passa molta strada.

Ritiene possibile, dunque, la presenza di un attore esterno alle spalle degli Houthi?

Esattamente. Del resto, per come abbiamo imparato a conoscerli gli Houthi hanno dimostrato di essere legati a doppio filo a una potenza che ha tutto l’interesse di vedere aumentata l’instabilità nella regione del Mar Rosso…

Si riferisce all’Iran?

Esattamente. Teheran potrebbe disporre delle capacità per appoggiare una manovra di attacco a infrastrutture tanto strategiche quanto vulnerabili come i cavi sottomarini che passano nel Mar Rosso.

Per che motivo Teheran dovrebbe sostenere, a suo avviso, un’operazione come quella contro i cavi sottomarini?

Per un’ampia serie di ragioni. Innanzitutto, l’Iran ha negli Houthi del proxy di primo piano, cosa nota da tempo, che possono tornare utili ora che c’è la necessità di alzare l’asticella del confronto. In secondo luogo, non dimentichiamo che l’Iran vuole far pesare il costo della crisi alle potenze sunnite della regione mediorientale. Con l’Arabia Saudita c’è stata una normalizzazione, è vero, ma l’Iran mantiene alta la guardia, mentre con l’Egitto i rapporti sono pessimi. E l’Iran ha dimostrato, inoltre, di voler sfruttare il caos mediorientale causato da guerra a Gaza e blocco del Mar Rosso per aumentare la sua proiezione regionale.

La cosiddetta “Mezzaluna sciita”…

Si, ovvero la prima linea di proiezione dell’Iran nonché il primo fronte di contenimento di ogni pressione contro la Repubblica Islamica. Aggiungo poi un altro importante fattore: l’Iran potrebbe aver l’interesse a mandare un segnale all’Occidente, con il quale è in contrasto e che avversa. Questo perché il regime degli ayatollah maltollera il duro regime di sanzioni che sta provocando effetti notevoli e minando la sua credibilità.

Teheran è molto vicina alla Russia. Mosca può aver avuto un ruolo nella vicenda?

Non lo credo, non fosse altro che per un motivo: alla Russia è interdetto l’accesso militare a queste aree. La Russia sta vivendo già grandi difficoltà militari con la guerra in Ucraina, fatica a imporsi nello stesso Mar Nero che è in larga parte di sua pertinenza ed è sempre più isolata sul fronte internazionale. Non vedo come avrebbe potuto, con la sua proiezione, operare in questo scenario.

La partita dei cavi in ogni caso si conferma importante. Saranno un terreno di battaglia nelle guerre del futuro?

Il taglio dei cavi sottomarini è una costante delle guerre del presente. Manovre di questo tipo avvennero all’inizio delle due guerre mondiali. E la dottrina operativa di molte potenze presta grande attenzione alle minacce del dominio sottomarino. Quel che cambia oggi è il peso delle informazioni, soprattutto informatiche, scambiate attraverso queste reti che sono tra le arterie più importanti di comunicazione per Internet e lo scambio di dati sensibili. Questo li rende un bersaglio importante per chi è interessato a colpire eventuali rivali.