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Sanremo è (di nuovo) Sanremo: alle origini del Rinascimento del Festival

Sanremo è (di nuovo) Sanremo: alle origini del Rinascimento del Festival

Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? L’edizione 2024 di Sanremo è alle porte. Il Festival è oggi uno straordinario fenomeno di costume, un evento trans-generazionale e cross-mediale senza pari. Non è sempre stato così. E ce lo ricordiamo bene. Ecco come è tornato ad essere rilevante come non mai

Sanremo 2024 alle porte. E già sappiamo che dal 6 al 10 febbraio il Festival irromperà sulle bacheche social di tutta Italia, per esondare quindi nelle chat, nei talk, saturando gli spazi dei palinsesti radiofonici e televisivi e tracimando (persino!) nelle conversazioni del mondo reale. Le canzoni, certo. Ma anche e soprattutto i personaggi. I cantanti e i conduttori. Gli ospiti. I monologhi. I retroscena e gli imprevisti. Il FantaSanremo. Uno tsunami di contenuti.

Quando Sanremo è tornato ad essere rilevante?

Quando è successo che il Festival di Sanremo è tornato ad essere così rilevante? Ce la ricordiamo bene l’epoca – un’era abbastanza lunga da sembrare immutabile – in cui il Festival si guardava sì, ma vivendo una esperienza alla quale solo anni dopo avremmo trovato il nome: cringe.

Una estenuante sequela di numeri della canzone italiana nell’accezione più conservativa del termine. Spezzati da tentativi di ammiccare a quello che si presumeva potesse essere il gusto dei giovani. Ed era anche peggio. Le conduzioni di Pippo Baudo. Due sventole a presentare i cantanti. Qua e la qualche, qualche rara perla. La cui epifania attenuava il senso di ingiustificata prosopopea circostante.

Sanremo, il cambio di passo negli anni Dieci

Il cambio di passo del Festival di Sanremo negli ultimi anni è stato qualcosa di inaspettato e che non era necessariamente nell’ordine delle cose. Graduale nel suo primo manifestarsi, ma via via sempre più evidente ed inarrestabile. Va dato il giusto credito ai conduttori e direttori artistici che hanno assecondato questo mutamento. Superata la fase forse più mortificante (ma che pure era un tentativo – miope – di togliersi un po’ di polvere di dosso) in cui il cast dell’Ariston era sostanzialmente dettato dai talent come Amici e X-Factor, Fabio Fazio e Carlo Conti dal 2013 hanno iniziato a selezionare gli artisti usando criteri diversi.

Il primo squillo è stato forse, nel 2017, la vittoria di Francesco Gabbani con Occidentali’s Karma. Canzone divenuta virale in un modo allora inedito per un brano uscito da Sanremo. L’anno successivo, il primo di Claudio Baglioni, i vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro (Non mi avete fatto niente) ma soprattutto Lo Stato Sociale, secondi con Una vita in vacanza. Altro tormentone inter-generazionale come non ne uscivano da un bel po’ dall’Ariston.

Il Rinascimento di Sanremo: la svolta di Mahmood

Ma il vero Rinascimento di Sanremo inizia nel 2019, con la vittoria di Mahmood (Soldi). In una edizione che ha visto brillare anche Achille Lauro (Rolls Royce), Irama, Boomdabash, Ghemon, Motta, The Zen Circus. Il resto è storia recentissima. Con Amadeus alla guida e i Maneskin di Zitti e buoni, Brividi con Blanco e di nuovo Mahmood. E tantissime altre nuove leve che trovano la consacrazione come Lazza, Elodie, i Pinguini Tattici Nucleari, Sangiovanni Mr. Rain o che si affacciano al grande pubblico come Madame, Fulminacci, Levante, Coma Cose, Tananai, Rosa Chemical. Il Festival torna appuntamento imprescindibile anche per big che tornano a calcare il palco dell’Ariston come Marco Mengoni, Giorgia, Elisa, e per vecchie glorie come Iva Zanicchi, Rita Pavone, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Orietta Berti, Donatella Rettore, Anna Oxa e i Cugini di Campagna, che si fanno scoprire (con la necessaria auto-ironia) da un nuovo pubblico.

Sanremo, la morte dell’industria discografica e il patto con Centennials e Millenials

Già, il pubblico. Appare evidente che il “nuovo” Festival di Sanremo è seguito da Centennials e Millenials con forse ancora più fervore rispetto ai loro genitori. Qualcosa di impensabile sino a pochi anni fa. Evento trans-generazionale e cross-mediale ormai senza equivalenti. Più inclusivo, trasversale e nazional-popolare del calcio. Al cuore dello stupefacente Rinascimento di Sanremo c’è un altrettanto fragoroso fallimento. La morte dell’industria discografica tradizionale. Con le vendite dei dischi ormai divenute ornamentali dettagli nelle carriere dei cantanti. I cui numeri – e dunque il loro peso – si misurano negli streaming di Spotify e nelle views su Youtube. Accettando questo cambiamento, il Festival ne è uscito rivoluzionato. Aprendosi completamente ai gusti di chi consuma musica gratis. E non solo dei pochi che hanno la disponibilità e l’abitudine di comprare i dischi. In questo modo le nuove generazioni hanno trovato ampia rappresentanza nel cast del Festival. E tutte le ragioni per tornare a seguirlo.

Il circolo virtuoso della viralità di Sanremo

Il resto è stata una conseguenza. Il cui impatto forse è stato anche in parte non preventivato nelle sue dimensioni dirompenti. Millenilas e centennials non si limitano a guardare il Festival. Lo commentano sui social. E così Sanremo è divenuto una miniera di viralità, meme, conversazioni online. Seguendo dinamiche ben note, dove tirano i social, lì arrivano ben presto a rimorchio giornali e televisioni. Completando il ciclo virtuoso della totale pervasività e rilevanza mediatica del Festival. E rendendo in ultimo l’Ariston altamente desiderabile anche per quegli ospiti non cantanti che tramite la loro partecipazione forniscono un contributo non indifferente in termini di dibattito, polemiche politiche o quantomeno ulteriore chiacchiericcio social (resta emblematica la sceneggiata di Chiara Ferragni per il bacio tra Fedez e Rosa Chemical). Insomma, un meccanismo pressochè perfetto.

Verso Sanremo 2024: lo conoscete Geolier?

E dunque, in preparazione della 74esima edizione del Festival, può essere utile sapere che è Geolier l’artista che si presenta in gara forte dei maggiori ascolti nel 2023, come rivela Spotify. Più di Annalisa. In termini assoluti tra gli artisti italiani nel 2023 è secondo solo ai Ricchi e Poveri. Che però contano su una vastissima fanbase all’estero. Non lo avevate mai sentito nominare? Ecco la prova che il Festival è davvero divenuto qualcosa di nuovo e diverso. E del resto in molti probabilmente non conoscevano nemmeno Lazza prima dell’anno scorso. Eppure proprio la sua Cenere – lo dice ancora Spotify – è stata la canzone più ascoltata del 2023 in Italia con oltre 117 milioni di ascolti. Perchè Sanremo è Sanremo.