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Perchè gli studenti sono tutti pro-Palestina?

Perchè gli studenti sono tutti pro-Palestina?

Perché leggere questo articolo? Dalla East alla West Coast americane, dal Nord al Sud italiani, gli studenti di tutto il mondo prendono posizione sul conflitto israelo-palestinese. “Free Palestine” è lo slogan che risuona in tutte le piazze. Il collettivo studentesco Cambiare Rotta racconta a True News le ragioni della mobilitazione. Ma il fronte degli studenti occidentali è davvero così monolitico nel sostenere la Palestina e condannare Israele come sembra emergere dal racconto sui social e sui media?

Manifestazioni, sit-in e cortei pro-Palestina divampano tra le università europee e americane. Gli studenti depongono penne e chiudono libri per riversarsi nelle strade, inneggiando al cessate il fuoco su Gaza. Per tutti uno slogan: “Free Palestine”. L’eco della tragedia del Medio Oriente riverbera, dunque, in tutto l’Occidente. Il conflitto tra israeliani e palestinesi, da sempre oggetto di discussione e divisione oltreoceano, scuote soprattutto i college statunitensi, in cui l’attivismo politico è fortissimo. Dalla East alla West Coast, studenti di oltre cento istituti universitari americani pianificano scioperi e proteste a sostegno del popolo palestinese.

Allo stesso modo, l’ondata pro-Palestina divampa anche in Italia. Da Nord a Sud gli studenti scendono in campo e si schierano a favore della causa palestinese, manifestando in diversi atenei. Da Roma a Milano, da Torino a Napoli, il mondo universitario è in fibrillazione dallo scoppio del conflitto israelo-palestinese.

 

Nelle università italiane la tensione è alle stelle: la mobilitazione pro-Palestina si allarga

Il supporto studentesco alla causa palestinese è una mobilitazione di portata internazionale, che ha assunto però un carattere distintamente italiano in seguito alle parole di Giuseppe Valditara. Il ministro dell’istruzione, infatti, ha dichiarato di voler perseguire i membri dei “collettivi studenteschi che inneggiano ad Hamas”. Ha già inviato degli ispettori in due scuole di Milano – l’Educandato statale Setti Carraro e il liceo Manzoni – per punire l’attivismo giovanile filo-palestinese. La risposta dei collettivi studenteschi non è tardata ad arrivare: aumentati i presidi, le contestazioni e gli atenei occupati. Nelle università di tutta Italia la tensione è alle stelle e la mobilitazione pro-Palestina si allarga. Gli studenti insorgono contro le posizioni ufficiali, schierate in favore di Israele.

All’Università La Sapienza di Roma, il collettivo Cambiare Rotta e altre associazioni studentesche hanno cercato di bloccare una riunione tra il Consiglio d’amministrazione dell’ateneo e il Senato accademico, chiedendo di revocare la mozione pro-Israele appena approvata. “Se non cambierà, intifada pure qua. Non stiamo con i nazisti ma non stiamo con Israele. Noi siamo per la Palestina. Per i popoli che si autodeterminano”, hanno fermato i manifestanti inneggianti “Palestina libera”. Quella di Roma è solo una delle tante mobilitazioni giovanili esplose capillarmente su tutto il territorio italiano. A Napoli il collettivo ‘Vico’ di via Salvator Rosa, insieme agli aderenti al coordinamento Kaos, hanno occupato la sede dell’omonimo liceo “per mandare un messaggio di solidarietà al popolo palestinese”. All’iniziativa segue l’occupazione dell’Università l’Orientale di Napoli. A Milano, invece, cinque giovani attivisti di Cambiare Rotta hanno messo in atto un blitz nell’Aula Magna dell’Università Statale, durante l’Annual Meeting della 4Eu+ European University Alliance. “4Eu+: la vostra eccellenza è complicità con la filiera della morte e il genocidio palestinese” è quanto si legge sullo striscione esposto dagli studenti sul palco.

 

La condanna di Cambiare Rotta: “Palestina libera contro il sionismo e l’imperialismo occidentale”

“Fuori il sionismo dall’università. Israele non è una democrazia, è un paese colonialista. Palestina libera” è il grido del collettivo Cambiare Rotta, tra le associazioni studentesche più attive nella difesa filo-palestinese. “A partire dal 7 ottobre, il conflitto ha rappresentato uno scontro non tra stati, ma tra uno stato che massacra un popolo. La comunità palestinese vive in un regime di occupazione pluridecennale, violazione sistematica dei diritti umani e violenza sui civili da parte del regime sionista. Cambiare Rotta vuole manifestare la solidarietà alla controffensiva del popolo palestinese che da anni sta subendo l’oppressione sionista e occidentalista, portata avanti dallo Stato di Israele”. Così Giacomo Calvi, esponente di Cambiare Rotta interpellato da True News.

Condanniamo, dunque, l’atteggiamento della comunità internazionale che offre pieno sostegno politico ed economico ad Israele con l’invio di armi e si dimentica delle sofferenze e umiliazioni patite dai palestinesi. Che non sono un popolo di terroristi, ma di oppressi che subiscono l’imperialismo del mondo occidentale”, denuncia Calvi a nome di tutto il collettivo. “Vogliamo il cessate il fuoco su Gaza. Consapevoli, però, che una semplice tregua al conflitto bellico non risolverà il problema politico esistente. La vera soluzione è la creazione di uno Stato palestinese che riconosca l’esistenza e la dignità di tale popolo. Garantendo inclusione senza distinzioni alcune e mettendo così fine alla narrazione egemonica dell’imperialismo occidentale”, conclude l’attivista di Cambiare Rotta.

 

Il fronte filo-israeliano in Italia

Mentre le mobilitazioni e le occupazioni pro-Palestina fanno rumore infiammando l’opinione pubblica e i media, c’è anche chi, forse con meno clamore, si schiera al fianco di Israele. Alla Sapienza, infatti, compaiono volantini per il popolo israeliano, con le foto e le storie delle persone prese in ostaggio da Hamas. “Dalla parte degli israeliani aggrediti” si schierano anche i presidi universitari di centrodestra. Alessandro Mauceri, coordinatore di Studenti per la libertà spiega a Torinoggi.it che “a sostegno di Israele si è schierata un’ampia parte della società civile e politica. Quello che maggiormente emerge nei campus universitari è, invece, una posizione unica da parte degli studenti e professori contro Israele”. L’esponente delle giovanili di Forza Italia aggiunge: “Chi la pensa come noi si autocensura ed ha paura. Noi non siamo contro la Palestina, ma non tutti gli universitari credono che Israele sia uno stato fascista e illegittimo: noi pensiamo esattamente il contrario di entrambi gli aggettivi”.

Le mobilitazioni studentesche filo-palestinesi di respiro internazionale, disallineate con le posizioni istituzionali, hanno catturato inevitabilmente l’attenzione dei media. Per Riccardo Piazza di Azione la campagna mediatica contribuisce a dare una percezione univoca ma sfalsata del pensiero generale: “Oggi passa il messaggio che a livello universitario siano tutti pro-Palestina: noi, invece, siamo qua in sit-in per Israele, anche in opposizione ai gruppi che strumentalizzano la causa palestinese“.

 

Palestina-Israele, l’opinione pubblica si divide: i sondaggi negli Usa

Il conflitto in Medio Oriente divide, dunque, l’opinione pubblica occidentale. In questo quadro, alcuni sondaggi provano a fare luce sulla percezione dei più giovani rispetto al conflitto israelo-palestinese e la politica estera del governo americano nella regione. Un rilevamento della Quinnipiac University ha mostrato che circa il 45% degli elettori tra i 18 e i 34 anni disapprovano l’invio di armi ed equipaggiamento militare degli Stati Uniti a Israele in risposta all’attacco di Hamas. Nonostante ciò, il 41% degli intervistati si schiera dalla parte di Israele, il 26% è pro-Palestina, mentre il 33% ha affermato di non sapere o non ha risposto alla domanda. Un sondaggio di Generation Lab, invece, ha rivelato che la maggioranza degli studenti universitari americani ha attribuito la responsabilità dell’attacco del 7 ottobre ad Hamas, definendolo un vero e proprio attacco terroristico.

In America, come in Italia, la guerra ha dunque alzato la temperatura nei campus universitari, ma la situazione non è altro che lo specchio della polarizzazione politica già presente in entrambe le nazioni.