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Ma gli “sbirri assassini” sono quelli di Teheran

Ma gli “sbirri assassini” sono quelli di Teheran

Ci sono stati scontri e ci sono state manganellate. Ed ora ci sono, inevitabili, le polemiche. Nella mattinata di martedì 3 ottobre a Torino non è stata scritta una pagina edificante. La protesta di collettivi studenteschi e centri sociali (in prima linea No Tav, Cambiare Rotta e Askatasuna) per l’arrivo della premier nel capoluogo piemontese (“Meloni a Torino non sei benvenuta“) ha lasciato sul campo una decina di feriti tra i manifestanti, oltre a quattro tra gli agenti del reparto mobile. “Basta, hanno rotto il cazzo”, è la frase che si sente pronunciata da un agente poco prima della carica. Ma non meno tenere erano state le frasi gridate agli agenti dai manifestanti quando si è giunti al faccia a faccia. Anche in questo caso ci sono diversi video a testimonianza: “Assassini”, “Figli di puttana”, “Merde” , “Schiavi”. E l’immancabile “Sbirro fascista sei il primo della lista”.

 

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Pasolini e i “figli di papà” contro i “figli dei poveri”

Il consueto desolante repertorio che costringe ogni volta a scomodare Pier Paolo Pasolini, che in risposta agli scontri di Valle Giulia nel 1968 pubblicò sull’Espresso il suo impietoso smascheramento in poesia dei manifestanti e delle loro ipocrisie: “Avete facce di figli di papà/ Buona razza non mente/ Avete lo stesso occhio cattivo/ Siete paurosi, incerti, disperati/ (benissimo) ma sapete / anche come essere/ prepotenti, ricattatori e sicuri:/ prerogative piccoloborghesi, amici./ Quando ieri a Valle Giulia / avete fatto a botte/ coi poliziotti/ io simpatizzavo coi poliziotti!/ Perché i poliziotti sono figli di poveri./ Vengono da periferie, / contadine o urbane che siano”

Armita mandata in coma dagli agenti della Polizia morale iraniana

Ed il punto a distanza di 55 anni continua ad essere lo stesso: non è tanto stare o non stare dalla parte dei poliziotti “figli di poveri”, ma evidenziare quanto stucchevole resti la rappresentazione ed enfatizzazione di un certo antagonismo più simile ad una pantomima, un rituale sconnesso dalla realtà (disclaimer: questo naturalmente non significa ignorare e non condannare gli episodi di abusi di potere da parte delle forze dell’ordine che si sono tragicamente verificati anche nel nostro Paese). Se dobbiamo pensare ad agenti “assassini” e “figli di puttana”, l’immagine che oggi ci viene in mente è piuttosto quella della povera Armita Garavand, ragazzina iraniana che da giorni lotta per la vita dopo essere stata ridotta in coma dalla polizia morale della Repubblica islamica su un treno della metropolitana di Teheran poichè non indossava il velo. Lei suo malgrado eroina (e non martire come Mahsa Jina Amini, si prega) di libertà sopraffatte da una istituzionalizzata violenza bruta.