Home Politics Kurt Cobain, apologia di un antieroe: a 30 anni dalla morte si ama ancora

Kurt Cobain, apologia di un antieroe: a 30 anni dalla morte si ama ancora

Apologia di un antieroe: a 30 anni dalla morte, Kurt Cobain si ama ancora

Perché leggere questo articolo? Meglio bruciare che spegnersi lentamente. Il 5 aprile di 30 anni fa Kurt Cobain moriva suicida. Il leader dei Nirvana e profeta del Grunge è un mito che arde ancora. Il suo Teen Spirit piace anche alla Generazione X.

Il 5 aprile 1994 un colpo di fucile sconvolse il mondo della musica. Kurt Cobain si tolse la vita e trent’anni dopo la ferita è ancora aperta. Ma il suo mito continua ad ardere. Il frontman dei Nirvana ha segnato la storia del rock e di un’intera generazione che si riconosceva nel suo stesso disincanto e disagio. La fiamma dell’icona del Grunge è però bruciata troppo velocemente, non riuscendo a sostenere il peso del successo. Non volendo rendersi complice di quel sistema capitalistico e conformista che credeva di osteggiare.

Il profeta del Grunge, nemico e vittima del conformismo

Il gesto estremo di Cobain rappresenta il disperato tentativo di liberarsi dall’insopportabile consapevolezza di essere diventato merce di scambio per gli interessi di un’ intera società. Il profeta del Grunge ha promosso la libertà di espressione contro un sistema percepito come marcio e deviato, diventando un simbolo di ribellione e autenticità. Quando Kurt Cobain morì, il 5 aprile di trent’anni fa, il grunge era diventato un fenomeno di costume così grande e redditizio da contraddire gli stessi principi su cui era stato fondato

Anche perché non ci potrà mai più essere un nuovo Kurt Cobain, né oggi né in futuro. Proprio come non ci sono un Bowie un Hendrix, un Dylan odierni. Sono figure mitiche e irripetibili, nate sulla strada e non create in qualche sala di incisione. Con Hendrix, Jim Morrison e Amy Winehouse condivide il “club dei ventisette“. Anche il leader dei Nirvana se n’è andato a quell’età.

Cobain e Generazione X, c’eravamo tanto amati

Con la sua voce graffiante e con le sue parole taglienti dall’autenticità disarmante, Cobain ha dato voce a un’intera generazione che si sentiva smarrita, alienata e incompresa in una società omofoba e violenta. È la generazione X, quella della Guerra Fredda, pervasa dallo stesso nichilismo che fa da sottofondo a ogni testo del leader dei Nirvana. Eternamente tormentato, anticonformista, ossimorico nel suo essere al contempo disilluso e idealista, Cobain era perfettamente intonato all’inquietudine del tempo. E non poté che diventarne un’icona.

Non poteva essere altrimenti. La sua canzone più iconica si intitola Smells Like Teen Spirit. Dopo un’intera notte di bagordi passata per le strade di Seattle a bere e a disegnare graffiti sui muri, Kathleen Hanna, la sua compagna di nottate, si divertì a scrivere varie sciocchezze sulle pareti della stanza – rigorosamente in affitto – di Cobain . Ma una in particolare gli restò impressa: “Kurt smells like Teen Spirit” (ovvero “Kurt odora di Teen Spirit”, di “spirito adolescenziale”). Il Teen Spirit era un deodorante in voga tra i giovani dell’epoca. Anche tra i giovani di oggi, quelli della Generazione X, Cobain resta un mito.

Perché Kurt Cobain piace ancora

I testi di Cobain rimangono ancora attuali e struggenti anche a distanza di anni. L’amore per l’icona tormentata del Grunge sembra non sfiorire mai, anche a 30 anni dalla sua scomparsa continua a essere celebrato e amato. La sua musica e il suo spirito ribelle continuano a ispirare nuove generazioni di artisti. Forse per la sua autenticità e la forza di lottare per ciò in cui si crede fino all’ultimo respiro. “Come as you are”, cantava Cobain, senza paura di essere se stessi, anche se diversi. Kurt Cobain è un mito che dura, più di un deodorante per ragazzini.