Home Stories In tv tutti pazzi per il sesso: ma qualcuno ancora lo fa?

In tv tutti pazzi per il sesso: ma qualcuno ancora lo fa?

Bianca Balti sesso

Sesso, in tv non si parla d’altro. Ogni giorno parte la gara per accaparrarsi la sex worker che posta contenuti porcini a pagamento online. Oppure, nel caso di celebrità acclarate, le si trucida di domande sulla loro vita intima per scandagliarne ogni più torbida perversione. Perversione che, una volta proferita, fa puntualmente il giro del web, rimbalzando di titolone in titolone anche se non soprattutto tra le testate più prestigiose. Succede a Non è l’Arena con Massimo Giletti su La7, ma è anche fedele riassunto dell’ultima edizione di Belve, portata in onda per la prima volta nel primetime di Rai 2 dalla guida di Francesca Fagnani. I quesiti sui personal pruriti non hanno sesso, sono trasversali e abbattono qualsivoglia barriera di gender, vera o presunta. Qualcuno si è mai chiesto, però, se al popolo, ai telespettatori, interessi davvero inanellare tale tipo di informazioni hot? Post pandemia, ma forse anche prima, il rapporto con il sesso sembra essersi fatto virtuale, mediatico, di certo non fisico. Chi non lo fa, ne parla. Mentre l’ingrafamento scema, soprattuto tra i giovanissimi. Ci stiamo abituando a rimanere mediaticamente bombardati da atti goderecci rinunciando, nella sostanza, a compierne? 

Sesso in tv: un bombardamento non richiesto?

OnlyFans è oramai ricettacolo di qualunque tematica riguardante il sesso. E così la tv cerca di fagocitarlo, invitando content creator di bell’aspetto a parlare dei proprio prodotti. Prodotti in senso strettissimo, visto che l’ultima di tal gioioso battaglione ha condiviso in quel di Non è l’Arena cifra e frequenza a cui vende le proprie deiezioni, su richiesta. 300 euro a covata, non si sa se esentasse, ma comunque mica male. Intanto, a Belve Bianca Balti ha parlato, tra le altre cose, della propria ossessione per il pene, in contrapposizione a una spiccata repulsione per la vagina. Vorrebbe che le piacessero le donne, sarebbe tutto più semplice, sospetta. Purtroppo, però, resta ipnotizzata dalla melanzana.

Possiamo comprende la sciagura, ma, allo stesso tempo, risulta impossibile non rilevare come la pruderie sia diventata una vera e propria mania compulsiva che ha contagiato ogni intervistatore catodico. Nel frattempo, Il Foglio titola su come i giovanissimi della Gen Z non sappiano più trovare conforto “nel sesso e nei piaceri della vita”. Se così fosse, e dando una scorsa a Twitter pare vero, ci sarebbe dunque un’eccessiva offerta a fronte di… nessuna domanda. Il sesso è un Paese per vecchi? Anzi, peggio, per boomer?

Sesso in tv: per Twitter è roba da boomer

“Da quando sono femminista, ho smesso di fare sexting. È una pratica troppo patriarcale e me ne vergogno”, si legge su Twitter. I toni non certo soft della passione amorosa per iscritto, inquietano le giovani e pudiche anime progressiste. Nel nome del femminismo spinto, stanno regredendo ai dettami di una qualunque scuola di Comunione e Liberazione. Cosa ci si dovrebbe scrivere per solleticar gli istinti in contumacia? Probabilmente: “Non me ne volere ma temo di dover godere”, come disse Daniel Cleaver (Hugh Grant) canzonando il rivale in amore Mark Darcy (Colin Firth) nel mitologico Diario di Bridget Jones. Sexy, anzichenò. Arcinemica di quelle che ben twittano, perfino la penetrazione in quanto non sarebbe “abbastanza inclusiva”.

Il sesso non può essere “ridotto” a quella roba lì. Meglio un succhiaclitoride, dunque, e non solo perché almeno sta zitto mentre fa il proprio dovere. Inoltre, non ti ghosta. Nei meandri del deep Twitter, siamo riusciti a esperire dogmi perfino più preoccupanti: “a noi donne non piace fare sesso e, finalmente, oggi possiamo dirlo”. Evitiamo di elencare, per rispetto nei confronti della sensibilità del lettore, gli improperi pieni di biasimo riservati alla fellatio. “Svilente” e “degradante” sono gli aggettivi più lievi con cui le nazi-fem usano riferirsi a tal (un tempo) gioiosa pratica. Il sesso si dice, ma non si fa. Virtualmente, si legge in ogni dove, ma guai a proporlo in 3D. La più grande belvata della generazione Z non è la vernice su monumenti e opere d’arte, ma la clausura coatta. Contenti loro…