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Il papa e i trans: aumenta la confusione

Il papa e i trans: aumenta la confusione

di Sallustio Santori

Ma a questo punto la Dottrina cattolica a che cosa serve, se nei fatti le decisioni che vengono assunte dal regnante pontefice finiscono per cozzare in modo estremamente palese con quanto la Chiesa ha predicato sino ad oggi? Il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Victor Manuel Fernandez da Buenos Aires, teologo salito all’onore delle cronache per aver scritto (udite, udite!) un libro sul valore teologico dei baci (Joseph Ratzinger spostati, e veloce anche), parte col botto. In sintesi, l’uomo di fiducia a cui Francesco ha affidato il compito di garantire l’ortodossia della fede cattolica ha ricevuto dal suo diretto Superiore il compito di rispondere a dei dubia, dei dubbi, sollevati da monsignor Giuseppe Negri, vescovo di Santo Amaro in Brasile.

Missionario del PIME (Pontificio istituto missioni estere), monsignor Negri in arte José come viene chiamato nel documento, regge una diocesi con 2 milioni e 611mila anime cattoliche su una superficie di 563 kmq, grande cioè la metà della città di Roma. Monsignor Negri, in Brasile dalla fine degli anni Ottanta e poi rientrato in Italia per un breve periodo tra il 1999 e il 2002, consacrato vescovo nel 2005 e alla guida della diocesi di Blumenau dal 2009, è stato trasferito da Jorge Mario Bergoglio a Santo Amaro nel 2014. E in questi anni, evidentemente, dev’essersi trovato in difficoltà in tema di pastorale di omosessuali e transessuali, se ha dovuto scomodare l’ex Sant’Uffizio, nientemeno. Lo ha fatto con una missiva a Roma del 14 luglio scorso, a cui Fernandez ha dato risposta il 31 ottobre 2023 dopo l’udienza con Francesco che ovviamente approva quanto segue. State a sentire:

Il Battesimo per i transessuali: nel 2015 Francesco aveva detto di no

Il Battesimo, che secondo il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1216) è lavacro “chiamato illuminazione, perché coloro che ricevono questo insegnamento vengono illuminati nella mente”, al punto che (numero 1236) nel corso del rito “L’annunzio della Parola di Dio illumina con la verità rivelata i candidati e l’assemblea”, e visto che (1237) “Dal momento che il Battesimo significa la lierazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo, vengono pronunciati uno o più esorcismi sui candidati (…), il candidato così preparato, può professare la fede della Chiesa”. La fede della Chiesa dice, al numero 2297 del Catechismo, che osserva come: “Al di fuori di prescrizioni mediche di carattere strettamente terapeutico, le amputazioni, mutilazioni o sterilizzazioni direttamente volontarie praticate a persone innocenti sono contrarie alla legge morale”. Attenzione: questo è un pezzo del numero 2297 e s’inserisce in discorso in tema di terrorismo, violenza, sopraffazione. C’è da dire che il transessuale cambia sesso dietro prescrizione medica, ma è pur sempre una mutilazione. E in ogni caso, al numero 2333, si chiarisce: “Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale”. Riconoscere ed accettare, non rigettare e modificare. Ah, com’è chiaro il Catechismo…

La cosa – come dicevamo – sembrava abbastanza chiara, visto che nel 2015 la Santa Sede, regnante Francesco da due anni, si era espressa negativamente: il vescovo di Cadice e Ceuta, Rafael Zornoza, aveva chiesto se Alex Salinas, spagnolo allora in attesa d’intervento per la riassegnazione del sesso, poteva fare da padrino ad un nipote. Il vescovo Zornoza aveva chiesto alla Congregazione per la Dottrina della Fede, e la risposta era stata un netto no: anzi, addirittura si citava nel responso l’enciclica Laudato Si’ di Francesco, per la quale (numero 155): “L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa»”. Insomma, era immorale essere transessuali.

Adesso, invece: “Un transessuale – che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso – può ricevere il Battesimo, alle medesime condizioni degli altri fedeli, se non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli”. E vai col tango: domani avremo i primi Santi trans, nel caso.

Trans padrino o madrina di Battesimo? Ma certo: ed è subito voltafaccia

A questo punto liquidiamo le due questioni su cui non c’è dubbio dal punto di vista del diritto canonico: un omosessuale convivente può essere testimone di un matrimonio, anche perché il compito del testimone è solo quello di ricordare che la celebrazione ci sia stata. Il sesso non c’entra, quindi niente da dire. Così come non c’è niente da dire se un trans faccia il testimone di nozze: anche qua, è solo questione di avere una buona memoria. Punto.

Dove le cose entrano in confusione, tratto distintivo del Pontificato, è al solito nelle risposte: “A determinate condizioni, si può ammettere al compito di padrino o madrina (di Battesimo, N.dR.) un transessuale adulto che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e a intervento chirurgico di riattribuzione di sesso”. Ma attenzione: “Non costituendo però tale compito un diritto, la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale”. Insomma: fai il padrino o la madrina ma non vantartene troppo in giro e men che meno con l’Arcigay. Mah. E comunque: ma non era immorale, nel 2015, essere transessuale e voler fare il padrino o la madrina di Battesimo? Ah saperlo…

Battesimo ai figli dell’utero in affitto? E poi chi gli spiega che i genitori sono in una situazione che la Chiesa non accetta?

E veniamo all’ultimo punto del documento. Diciamo che vada più o meno bene il fatto che un bambino avuto con l’utero in affitto possa essere battezzato: il Battesimo viene concesso purché ci sia “la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica”. La cosa lascia un po’ perplessi, visto che la religione cattolica in tema di omosessualità parla di “oggettivo disordine” e “in nessun caso gli atti di omosessualità, “intrinsecamente disordinati (…) possono essere approvati” (numero 2357). I gay devono essere casti (numero 2359) per avvicinarsi alla perfezione cristiana “Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale”. Insomma, due gay non devono fare sesso tra loro, non dovrebbero convivere perché le relazioni omosessuali (n° 2357) sono presentate “come gravi depravazioni”, e questo dovrebbero insegnare al figlio acquistato pagando una disgraziata in un Paese del Terzo Mondo. Pare di sognare.

In conclusione: mentre la Dottrina resta quella e non viene toccata, la pratica cambia eccome. Francesco è da sempre insofferente a norme e precetti e agisce come meglio crede; il punto è che se la legge dice una cosa e la pratica la nega, a chi credere? E soprattutto: che cosa dire a chi ha fino ad oggi scrupolosamente rispettato le regole? La confusione è destinata ad aumentare, i fedeli a diminuire. Non per omofobia, ma perché non si sa più, letteralmente, a chi credere. O, se preferite: non c’è più religione. Sul serio.