Home Primo Piano Ieri Giovanna Pedretti, oggi il salumiere fascista: non ci sono più notizie, solo storielle

Ieri Giovanna Pedretti, oggi il salumiere fascista: non ci sono più notizie, solo storielle

Ieri Giovanna Pedretti, oggi il salumiere fascista: non ci sono più notizie, solo storielle

Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Lodi che aveva pubblicato una recensione (forse) falsa del proprio locale per farsi pubblicità, è morta. La brama dei siti di “informazione” online di pubblicare ogni minuto storielle al posto di notizie resta, invece, viva e vegeta, in direzione ostinata e acchiappaclick. Oggi, sulle homepage di qualunque testata, troverete un salumiere di Vico Equense, provincia di Napoli, che si dichiara orgogliosamente fascista. Anzi, dice proprio: “Non cambio idea, il sabato indosso un grembiule nero con la faccia del Duce”. E chissenefrega? La simpatia che l’uomo possa ispirare o meno sarà un problema dei suoi clienti, al massimo. A che pro andare perfino a intervistarlo con tanto di shooting fotografico tra i prosciutti? Dovremmo credere che a Napoli, in Italia, nel mondo intero, non stia accadendo nulla di più rilevante rispetto a questo individuo che si traveste da fascistello nei weekend, mentre taglia salame? Il problema saranno anche le cosiddette “shitstorm” ma, queste stesse shitstorm non esisterebbero. Non esisterebbero se, a monte, non si perpetuasse l’atto, oramai trend, di andare a bussare alla porta di anonimi sconosciuti per sbatterli in prima pagina manco fossero politici, vip, celebrità. Come se ne esce? 

Giovanna Pedretti e la stampa che continua a ciarlare sul nulla

Giovanna Pedretti è morta, forse travolta dalle troppe polemiche intorno alla recensione che, pare, lei stessa avesse inventato per fare pubblicità alla propria pizzeria. Tredici coperti nel lodigiano. Nello screen, celebrato dagli onori delle cronache, la ristoratrice rispondeva per le rime a un cliente che si lamentava per aver cenato di fianco a un gruppo di omosessuali, “e c’era anche uno in sedia a rotelle”. Da lì, dopo che la “notizia” è rimbalzata sulle homepage di qualunque sito di “informazione”, è partito l’oramai famigerato debunking di Selvaggia Lucarelli e compagno. Debunking che ha gettato ombre e sospetti sulla veridicità di quel post, forse creato ad arte – e pure malaccio – per far parlare di sé e accrescere la clientela. A monte, di nuovo, qui il problema non è la buonafede di Giovanna Pedretti. Non era questo che la coppia di “debunker” si affannava a confutare. Bensì, la faciloneria delle testate, la rincorsa al click facile senza verificare alcunché. Ciò succede, ne abbiamo scritto qui, per via delle catene di montaggio pagate a croccantini possi che oggi si ha il coraggio di chiamare “redazioni”. Ma non basta. La rincorsa alla “storiella” succede anche perché vuolsi così colà dove si puote. E allora oggi la “storiella” è linea editoriale. 

Giovanna Pedretti e il cuore del problema: esistono notizie che non esistono

Si potrebbe fare un drinking game: scorrere qualunque testata online e farsi uno shot quando si incappa in una “notizia” che non si capisce perché stia lì, nella homepage di un sito di “informazione”. Sciure Maria che raccontano i loro segreti di lunga vita, coppie che litigano perché lei vorrebbe sposarsi in smoking ma lui non è d’accordo. E ancora tradimenti, operazioni di chirurgia estetica estreme, quanto sostiene di guadagnare questa tizia da quando ha mollato il lavoro e campa di OnlyFans. Qualcuno ha vinto alla lotteria e non crederete mai cosa abbia comprato coi soldi del montepremi, c’è un salumiere che si dice fascista in quel di Vico Equense.

La maggior parte dei titoloni, scorrendo le home, sono storielle che arrivano da lontano, almeno almeno dagli USA, ci vengono definite “virali su TikTok” e quindi sbattute online con mesto articolo a corredo per racimolare views. Possono essere storielle “choc”, oppure emozionali (la vecchina che, raggiunta la pensione, inizia il giro del mondo come sognava di fare da quando era giovane). Ce ne sono anche di “empowerment” ovviamente femminile, come di morti ammazzati malissimo a Bogotà, in Canada, forse pure a Narnia. Alcune, però, sono proprio di casa nostra. Con nomi e cognomi dei protagonisti, alle volte pure l’indirizzo di casa o del posto di lavoro.

Fino a che queste storielle “riempitivo” saranno protagoniste dell’informazione online, non potrà essere una buona giornata per l’informazione online. Lato lettori, è il momento di dire “chissenefrega”. Perché “Chissenefrega”, ossia non cliccare, è l’unico modo per imporre un cambio di rotta a questa linea editoriale universale, tristemente condivisa. Se non ora quando? Deve scapparci un altro morto?