Home Primo Piano I dieci anni di “Giustiziami”. Cimini: “Politici e magistrati continuano a scambiarsi favori”

I dieci anni di “Giustiziami”. Cimini: “Politici e magistrati continuano a scambiarsi favori”

I dieci anni di “Giustiziami”. Cimini: “Politici e magistrati continuano a scambiarsi favori”

Compie dieci anni Giustiziami, il portale che racconta vicende, inchieste e retroscena dal Tribunale di Milano. Un modo diretto, completo e senza fronzoli di raccontare la giudiziaria ad opera di Frank Cimini, ormai 70enne ma sempre vispo e agguerrito, e Manuela D’Alessandro. Due penne affinate e raffinate, mai schierate con le Procure, ma attente a tutte le fonti. E alla difesa delle persone.

Come è nato Giustiziami?

L’idea è nata paradossalmente parlando con un giudice assieme ad altri colleghi  Di solito la cronaca giudiziaria è fatta dalle Procure: così l’impostaizone resta quella dell’accusa. Noi volevamo dare una visione più completa dei fatti, sentendo la difesa, entrando nelle carceri. Una giustizia completa. Il Tribunale di Milano è una città, ci vivono migliaia di persone. Così abbiamo raccontato lo scontro tra Bruti Liberati e il suo vice e altre storie che accadono in quel luogo. Vicende che interessano molto gli operatori della giustizia, che sono i nostri lettori.

E’ nata come esigenza di avere spazio al di fuori dei canali ufficiali dell’informazione. Sulla giustizia c’è meno libertà rispetto alla politica. Perchè i giornali stanno con le Procure e il politicamente corretto. Abbiamo pensato di risolverlo così. Anche ascoltando suggerimenti esterni. Lo abbiamo creato e finora è andata bene.

Ci raccontate inchieste e racconti che hanno dato particolare fastidio?

M – C’è stato un momento in cui, bussando alle porte di alcuni magistrati, non si facevano indagini su Expo. I lavori erano in ritardo quindi si proseguiva anche andando oltre ipotesi di reato. Un momento importante perchè spesso i magistrati si lamentavano con noi.

F – Abbiamo avuto problemi di rapporti con le fonti. In questi anni sono successe delle cose, noi siamo stati gli unici a denunciare indagini non fatte su Expo perchè dovevano salvare l’evento. E cosa ancora più sporca dovevano salvare i magistrati che ci avevano marciato sopra. Abbiamo scritto che a volte i magistrati aprono inchieste per accrescere il loro potere, a volte non lo fanno per lo stesso motivo.

Renzi aveva elogiato l’allora capo della Procura, Bruti Liberati, perchè aveva tenuto “un atteggiamento responsabile”. E, invece, l’obbligo dell’azione penale se lo sono messi nel c….C’è stato anche uno scontro interno, epocale. Che ha portato il Csm a rinunciare all’autonomia nel nominare gli aggiunti.

Un consiglio a chi si avvicina professionalmente alla cronaca giudiziaria?

M – Il consiglio è di attingere a più fonti: bisogna sentire tutte le voci, l’accusa, la difesa, le forze dell’ordine. Il garantismo è la nostra cifra ma non è giusto a priori. Bisogna fare un lavoro obiettivo. Per molti anni la cronaca giudiziaria è stata viziata da Berlusconi che faceva contrapporre garantisti e giustizialisti. Purtroppo poi la tendenza dei media è quella giustizialista, che fa vendere di più, rende più click.

F – E’ molto difficile, ci vuole molto coraggio. Io sono un caso più unico che raro: frequento i Palazzi di Giustizia da ormai quarant’anni. Ho criticato i magistrati al tempo del terrorismo, ai tempi della lotta alla mafia. E, quando c’è stato Mani Pulite, anche se c’era da godere per la fine della classe politica, i metodi utilizzati sono discutibili. Hanno usato i codici come la carta igienica. Mani Pulite è stata appoggiata da tutti i giornali e tutti i partiti dal Movimento Sociale al Leoncavallo a sostenere Di Pietro.

Come giudicate l’impianto narrativo costruito da Travaglio in questi anni di anti-berlusconismo?

M – E’ stata davvero un’anomalia quella del giustizialismo su Berlusconi, protagonista della politica italiana degli ultimi decenni. Spero che, dopo la sua morte, cambi la tendenza. Che riguarda anche la cronaca nera: spesso si giustiziano le persone prima dei processi.
Dobbiamo ricordarci sempre di essere di fronte a umani.Uno dei temi che affrontiamo molto è quello del carcere. La vera emergenza in Italia. Sono davvero dei manicomi, pieni di malati psichiatrici, tossicodipendenti. Ma non interessa a nessuno. Nè alla politica nè al giornalismo. Eppure è un grosso problema.

F – L’antiberlusconismo ha fatto più danni del berlusconismo. La sinistra italiana era già in crisi negli anni del terrorismo, oggi ci sono 3 morti al giorno per lavoro ma se ne fottono. Se prendiamo Brandizzo, tutto viene delegato all’inchiesta della magistratura. Se qualcuno tira una molotov a un’azienda, piglia più anni di galera rispetto al responsabile dell’azienda. In nome dell’anti-berlusconismo, la sinistra ha rinunciato a fare politica. L’80% dei processi per Berlusconi è fondato, il 20% no. Come quello su Ruby, il processo per un pelo di figa. Berlusconi era un deliquente ma è vero che la magistratura stava contro di lui”.

Come si può agire sul tema carceri?

M – La soluzione non è costruire nuove carceri. Tra le sbarre ci sono numerosi tossicodipendenti che non possono stare lì. Devono essere curati da altre parti. Bisogna svuotare le carceri: sono sovraffollate, invivibili.

F – Il carcere è utilizzato come discarica sociale. Non se ne esce. Si parla di costruirne di nuove e sarebbe peggio. Il carcere deve essere l’estrema ratio, come dice la Costituzione, ma non si fa perchè il carcere serve a far parlare la gente. Con una sintesi dico, facendo all’esempio di Cospito, che siamo alla repressione senza sovversione”. Il 41bis serve ad evitare rapporti con le organizzazioni esterne, ma con gli anarchici non sussistono. Temono legami con latitanti che non hanno mai conosciuto. Il carcere è usato per regolare lo scontro politico e sociale. Non c’è speranza al momento.

Questo discorso mi fa venire in mente un tema d’attualità: cosa pensate del decreto Caivano?

M – Siamo sempre nell’ottica del pan-penalismo: si continua a portare la gente in carcere. Quando bisognerebbe trovare soluzioni alternative alla detenzione.

F- Siamo al ridicolo. Per anni hanno fatto finta di niente, in pochi giorni ora fanno due blitz, trovano droga e pensano di risolverla. Non è solo colpa della magistratura. La lotta alla criminalità organizzata deve farla la politica. Ci vogliono scuole, teatri, corsi di formazione. Non bisogna delegare la soluzione alla polizia e alla magistratura.

Un giudizio sulla riforma Nordio.
M – Sarebbe giusto che le intercettazioni fossero inerenti al fatto dell’inchiesta, dovrebbero tralasciare aspetti della vita personale.

E sull’abuso di ufficio?

M – E’ un reato che non funziona, spesso utilizzato per aggangiarci altri reati come la corruzione. Non mi sembra una soluzione per combattere la corruzione. Ci sono abbastanza ipotesi di reato nel nostro Codice. Fin troppe. Bastano per indagare.

F – Si fanno migliaia di indagini, i condannati sono pochi. Se lo abolisci lasci spazio alla discezionalità del magistrato che, con molta fantasia, si inventa un altro reato. Il problema è un altro: bisogna abolire l’obbligatorietà dell’azione penale e attivare la separazione delle carriere. Ci vogliono due CSM: uno per gli inquirenti, uno per i giudici. Ma non si farà mai. L’avrebbe voluta fare Berlusconi ma i suoi alleati gliel’hanno impedito perchè era una trattativa “inter nos”. Siccome i politici continuano a rubare e a fottersene delle regole imposte ai comuni mortali, sono sotto ricatto. E le riforme sono impossibili per colpa della magistratura e della politica. Si scambiano favori. Il peccato originale risiede ai tempi della lotta armata: era un problema penale, ma soprattutto politico che pero l’ha delegato alla magistratura. Tutte le difficoltà vengono messe nelle mani della magistratura. E’ un brutto paese.

Chiudiamo con una riflessione sul giornalismo e la giudiziaria. Come funziona negli altri paesi?

M – L’Italia è uno dei paesi in cui si scrive di più. Ho visto come si tratta la giudiziaria in Germania o Svizzera: spesso i nomi delel persone non vengono fatte, a meno che non rivestano ruoli di interesse. Per esempio sul Qatar gate le informazioni eroano centennilate. Per come è l’Italia è bene si parli di indagini. Ma tenendo sempre come stella polare il rispetto delle persone.