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Tutte le bestialità sui gay dei politici italiani negli anni

Tutte le bestialità sui gay dei politici italiani negli anni

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Omofobia e politica vanno spesso a braccetto. Abbiamo fatto una ricognizione di tutte le bestialità pronunciate all’indirizzo dei gay da politici lontani dalla ribalta nazionale. Roba da far impallidire Vito Catozzo, il personaggio inventato da Giorgio Faletti.

Giorgio Faletti è stato un bravissimo scrittore e un altrettanto bravo cabarettista. Uno dei suoi personaggi più riusciti è stato senz’altro Vito Catozzo, guardia giurata maschilista e retrograda di Drive In che avrebbe strozzato suo figlio se fosse stato gay. Il povero Faletti, scomparso troppo presto, oggi sorriderebbe di fronte alle affermazioni omofobe di alcuni politici. Roba che nel confronto,  Catozzo ne uscirebbe come paladino del politicamente corretto. E quantomeno lui non pretendeva di rivestire ruoli pubblici.

Tutte le bestialità sui gay

Quando si parla di politici che nel corso degli anni hanno detto bestialità su gay e omosessualità, è gioco facile andare col pensiero ai paladini del mondo anti Lgbt e anti gender. Ma basta una semplice ricerca e un andare a ritroso di qualche anno per scoprire che prima, molto prima di Simone Pillon e Mario Adinolfi, sono stati (purtroppo) davvero tanti i politici che le hanno pronunciate. Prevalentemente di destra, ma anche a sinistra a volte è valso il refrain “Omofobo io? Ma se ho tanti amici gay!”. E soprattutto poco noti al grande pubblico.

Il 21 novembre 2011, Giuseppe Ciarrapico, uomo di Giulio Andreotti, diventato senatore del Pdl nel 2008, con il suo solito “stile” da fascista non pentito quale si vantava di essere disse, la buttò sulla razza:  “La Minetti è una bella ragazza. Tra un popolo di pederasti e uno di belle ragazze preferisco il secondo. Non si parla d’altro che di gay sdoganati e indemoniati. Non mi piace questa razza qui. Lasciamoli sfilare una volta l’anno tutti in coda, a Roma purtroppo. Preferisco la Minetti che è una bella ragazza.”

Un anno prima il sindaco di un comune del Trevigiano, Spresiano, Riccardo Missiato, eletto con una lista civica e che nella giunta aveva anche un assessore del Pd, sui gay si pronunciò così: «Sono delle persone ammalate , devono essere comprese e posso comprenderle. Però non possono offendere, andando ad occupare un territorio dove ci sono persone che non sono della loro stessa tendenza. Devono farsi curare, se sono curabili, altrimenti devono stare dentro le loro mura, perché non possono invadere la libertà altrui».

I gay nelle riserve

A distanza di qualche centinaio di chilometri, qualche anno prima, era stato un esponente dei Ds abruzzesi, Donato Di Matteo, a pronunciarsi: “… basta con le riserve indiane, basta con le donne che vengono elette alla Regione senza rappresentanza” (…),“Se proprio volete le quote rosa, allora io propongo le quote anche per i finocchi”.

A proposito di quote e riserve, come dimenticare il consigliere regionale lombardo di Alleanza Nazionale Gianni Prosperini che suggeriva la garrota per gli omosesuali? «I gay garrotiamoli, ma non con la garrota spagnola, il collare che stringe lentamente la gola. Ma quella indiana, pare degli Apache: cinghia di cuoio legata intorno alle tempie che asciugandosi al sole si stringe ancora..».

I social, si sa, hanno dato non solo la parola a legioni di imbecilli, come sosteneva Umberto Eco, ma anche la stura ai peggiori istinti che sfociano in parole che a ritenere bestiali si farebbe torto agli animali.

I gay? “Ammazzateli tutti insieme a lesbiche e pedofili”

Prendete il dottor Giuseppe Cannata, vice presidente del Consiglio comunale di Vercelli, rappresentante di Fratelli d’Italia e membro dell’Ordine provinciale dei medici e odontoiatri. A commento di un post di Simone Pillon riguardante le famiglie arcobaleno, nel condividerlo sul suo profilo Facebook non riuscì a trattenersi dallo scrivere «Ammazzateli tutti ste lesbiche, gay e pedofili». Post poi rimosso, come spesso accade.

Va a Fabio Tuiach, consigliere triestino, eletto con la Lega, passato a Forza Nuova e infine arrivato nel gruppo misto a sostegno della maggioranza, diventato famoso come leader no vax e no Green Pass dei portuali, il premio Delicatessen per questa sua affermazione : “Un esponente LGBT è stato picchiato e scoppia e scoppia il caso omofobia a Trieste, siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse ha litigato col fidanzato per la vasellina. Grande solidarietà da parte di tutte le forze politiche ma ricordiamoci che in più di un terzo dei paesi al mondo non esiste il problema omofobia perché per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay come in tutto l’est e per questo loro non accolgono palestrati che fuggono da paesi omofobi”.

Il gay omofobo

Alessandro Rinaldi, consigliere comunale leghista di Reggio Emilia, durante una seduta dell’assise in diretta streaming nel 2021 non riuscì a trattenersi dall’impartire consigli: “I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali”.

Chiudiamo la carrellata con l’ex vicepresidente della Regione Calabria, divenuto noto ai più per l’imitazione che ne faceva Maurizio Crozza, Nino Spirlì. Il leghista di Calabria, un tempo titolare di una rubrica sul Giornale, “Diario di una vecchia checca”, gay dichiarato, non ama sentirsi definire tale. Preferisce altri termini: «A me nessuno può venirmi a dire “non puoi dire che sei ricchione perché sei omofobo”. Io lo dico. E guai a chi vuole impedirmi di utilizzare la parola ricchione, perché è ricchione... Non c’è cosa più brutta della lobby frocia, quella che ti dice che non devi dire quella parola, non avere quell’atteggiamento. Se non sei comunista non sei omosessuale”. Vito Catozzo oggi forse meriterebbe di salire su un carro del Pride per la sua apertura mentale.