Home Sports Arrigo Sacchi, fare il critico è facile ma bisogna essere coerenti

Arrigo Sacchi, fare il critico è facile ma bisogna essere coerenti

Arrigo Sacchi, fare il critico è facile ma bisogna essere coerenti

Diciamo la verità. Fare il critico o l’opinionista è il lavoro più bello e anche più facile del mondo. Il gioco è semplice: devi soltanto parlare bene o male di questo o quello. Punto. La gente ti ascolta e qualcuno addirittura ti paga. C’è solo una cosa da fare per evitare di passare da critico a comico: essere coerenti. Insomma, tenere la linea, quale essa sia.

Arrigo Sacchi e il commento al gioco di Simeone

Qualcuno dovrebbe ricordarlo ad Arrigo Sacchi che ne ha combinata un’altra delle sue. L’allenatore del Milan dei fenomeni infatti si è buttato a pesce sul tema calcistico della settimana: la “caccia” a Simeone ed al suo Atletico Madrid catenacciaro, tutto cuore e difesa, che ha imbrigliato in uno striminzito 1-0 niente meno che il Manchester City del calcio spettacolo di Guardiola.
Citiamo testuale dall’intervista rilasciata al Corriere dello Sport e dal titolo emblematico: “L’Atletico Preistorico”.

Sacchi: “Gli spettatori chiedono bellezza, chiedono emozioni”

“Diciamo la verità: questo modo di giocare stanca il pubblico. Gli spettatori chiedono bellezza, chiedono emozioni. Quale emozione ci può essere in un rinvio di cinquanta metri?…” e via di questo passo. Simeone, senza idee, Simeone senza coraggio, Simeone di qui e di là.
Peccato che riguardo all’epica semifinale degli Europei in Olanda in cui l’Italia sconfisse in 10 ed ai rigori i padroni di casa in una partita per la quale Nereo Rocco sarebbe fiero di noi e durante la quale abbiamo superato la metà campo non più di tre volte il buon Arrigo, commentò così (sempre testuale): “Le avversità ci esaltano. Ha prevalso la squadra che ha dimostrato più determinazione, volontà di vincere e senso del sacrificio… Una squadra che, grazie al sacrificio di tutti e all’abilità di molti, riusciva a resistere, sfiorando il colpaccio… Abbiamo vinto con le nostre armi: sacrificio (e tre n.d.r.) bravura in fase difensiva, generosità…”. Insomma, un elogio del catenaccio a tutto tondo.
Ma come, Arrigo? Se lo facciamo noi è bene e se lo fa Simeone (che non a caso ha giocato in Italia imparando il principale mantra del nostro calcio (“primo, non prenderle”) invece è peccato mortale?
Per essere credibili, ad ogni livello, la coerenza è tanto, forse tutto. L’unica via d’uscita è la mancanza di memoria, ma internet ormai è un archivio prezioso ed infallibile: non dimentica, non sbaglia.