Home Primo Piano Mercante in Fiera, gli ascolti flop di Pino Insegno NON sono una vittoria della Sinistra

Mercante in Fiera, gli ascolti flop di Pino Insegno NON sono una vittoria della Sinistra

Mercante in Fiera, gli ascolti flop di Pino Insegno NON sono una vittoria della Sinistra

Mercante in Fiera, non solo un gioco in scatola natalizia ma anche uno dei più roboanti flop di questa nuova stagione tv targata Rai. La seconda rete del Servizio Pubblico ospita nei preserali feriali, dalle 19.55, il riesumato quiz show condotto da Pino Insegno raccogliendo, alla prima settimana di programmazione, dati Auditel tra il misero e il tragicomico. Twitter (pardon, X!) esulta: il conduttore, già Premiato Teleditto, è da mesi sommerso dalle più efferate polemiche per essere “amico di Giorgia Meloni” e, quindi, “raccomandato”. Impossibile contare, infatti, il numero di TikToker a cui il nostro avrà “rubato” il posto al timone dell’arruginitissimo format, sfrecciando nella sua destrorsa corsia preferenziale. Tornando seri, il giubilo di Twitter per i tristanzuoli ascolti del Mercante in Fiera è sintomo di un problema, questo sì, ben più grave: la Sinistra è così disabituata alla vittoria che prenderebbe qualunque inezia per tale. Che mestizia. 

Mercante in Fiera, se la tv è brutta non è colpa di Pino Insegno

Mercante in Fiera (o “Il Mercante in Fiera”? Manco l’hashtag ufficiale della trasmissione lo sa con certezza) è un quizzarello di 30 minuti nella fascia oraria più sfigata che Rai 2 possegga. Già un miracolo che l’Auditel riesca a rilevare gli ascolti di un programma che, sostanzialmente, dura quanto il battito d’ali di una falena monca. Dopo l’esordio di lunedì scorso, marchiato da un terribile 3,4 % di share, ossia 638.000 telespettatori. Insegno, che di certo simpatico non è, ha commentato il flop negandolo e asserendo di puntare al raddoppio percentuale. Il giorno seguente, ha totalizzato la metà. A livello di barzelletta, fa ridere. Ma la barzelletta vera è vedere tutti i twittaroli stappare champagne postando tali infimi numeretti. Come rappresentassero, nei fatti, una vittoria della Sinistra e, di conseguenza, una bruciante sconfitta per Giorgia Meloni. Chiariamo bene una cosa: Pino Insegno, piaccia o non piaccia, fa tv da metà anni Ottanta, ossia da quando l’attuale Premier andava alle elementari. Anche doppiatore di chiara fama, è innegabile riconoscergli il talento come la capacità di stare in tv. Se il Mercante in Fiera, poi, è un quiz show messo insieme coi fichi secchi e la cazzuola, se la tv è brutta, non può essere solo e tutta colpa di Pino Insegno. Che, val la pena ricordarlo, non sta conducendo alcune battaglia politica. 

Mercante in Fiera flop, la Sinistra esulta come quando Luxuria vinse l’Isola

La Sinistra italiana, e soprattutto i suoi stanchi elettori, sono così abituati alla sconfitta da essere pronti ad attaccarsi a tutto pur di avere l’impressione di “vincere”. Perfino ai bassi ascolti di un infinitesimale quiz show targato Rai. Per trenta minuti al giorno, Giorgia Meloni arretra nelle preferenze del nostro Bel Paese, mentre Schlein si reca a un aperitivo dall’armocromista. Delle due iperboli appena riportare, solo una è, con ogni probabilità, vera. Era il 2008 quando Vladimir Luxuria vinse L’Isola dei Famosi e tale trionfo tra i cocchi al televoto, fu percepito come una effettiva vittoria della Sinistra. Già allora, insomma, gli elettori erano affamati di successi, non vedendone di elettorali dal giorno del mai più. Oggi la solfa non cambia e il risultato è tra il ridicolo e il disperante. Più per chi irride Pino Insegno sbocciando Cristal sui social che per il poro conduttore, colpevole solo di non votare dalla parte “giusta” (e perdente) della Storia. La felicità sarà anche fatta di piccole cose. Ma la prossima volta sarebbe bello se fossero, almeno, pertinenti.