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Filippo Turetta, pubblicare le sue confessioni non è diritto di cronaca, ma schifoso clickbait

Filippo Turetta, pubblicare le sue confessioni non è diritto di cronaca, ma schifoso clickbait

Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin. Nelle ultime ore, è impossibile aprire qualunque social senza imbattersi nella pubblicazione di suoi virgolettati. L’assassino ha infatti raccontato agli inquirenti le modalità con cui ha tolto la vita alla fidanzata, la decisione di darsi alla fuga dopo l’omicidio e le motivazioni che lo hanno portato all’efferato delitto.

Cosa troverete in questo articolo rispetto a tali confessioni? Assolutamente nulla, nemmeno una sillaba. La morte di Giulia Cecchettin ha scosso l’Italia intera, assumendo perfino un colore politico. Come fosse una partita di calcio della Nazionale, si sono create avverse “tifoserie”. Ci sono stati, perfino, i ‘negazionisti’ di Giulia Cecchettin, una ventiduenne portata violentemente via alla vita. O forse solo una invenzione di ‘certa Sinistra’, secondo molti complottisti. Ecco, è a questo mercato del pesce che non vogliamo unirci. E non vogliamo unirci a questo mercato del pesce, della libera e putrida opinione in merito al più macabro inspiegabile, cominciando a non riportare le confessioni di Filippo Turetta. Ci spingiamo oltre: l’unico motivo per cui le sue parole si trovano ovunque online è che fanno click(boom). E le testate questo vogliono, vampirizzando perfino i dettagli più macabri e morbosi della morte di una giovane donna. Vista così (perché così è), speriamo che l’articolo che siamo qui a scrivere non lo legga nessuno.

Filippo Turetta è un assassino in un mondo di vampiri “buoni”

Filippo Turetta, l’informazione prima di tutto. Anche prima, molto prima del buonsenso, del rispetto per chi non c’è più. Che schifo marcio. Cosa ha fatto questo assassino, purtroppo, lo sappiamo bene. Ha ucciso la fidanzata. Forse perché non era in grado di accettare la fine di quella relazione, magari perché è ‘semplicemente’ pazzo. Chi di dovere valuterà le sue capacità di intendere e volere nelle sedi opportune. Sedi opportune che no, non sono i social. Però la gente “deve” sapere. Anzi, “vuole” sapere. Ma “vuole” sapere che cosa, di preciso? Se ogni testata online non titolasse con le dichiarazioni di Filippo Turetta, orde di persone sarebbero ora in piazza a pretenderle? La risposta è, ovviamente, no. Chi riporta le frasi dell’assassino è uno squalo che vuole fare click(boom) sulla pelle di una ragazza morta ammazzata.

Le dichiarazioni di Filippo Turetta non aggiungono né tolgono alcunché a quanto sciaguratamente occorso. La gente non ha bisogno di “farsi un’idea” dell’omicidio, delle ‘motivazioni’, di cosa sia scattato nella testa dell’assassino. Anche perché, con ogni probabilità, nemmeno lui lo saprebbe dire con certezza. Peccato solo che sciami di psico-qualchecosa abbiano già redatto interi editoriali dopo cinque minuti dall’arresto del ragazzo. Ci avevano parlato? No. Dovevano fatturare? Esatto. Vampiri. Sono solo vampiri. Siamo solo vampiri.

La morte non è un film, non ‘dobbiamo’ sapere tutto

Lo si ripete dai tempi di Alfredino Rampi, ma ancora questo concetto non ha attecchito: la morte non è un film. La morte violenta di Giulia Cecchettin è un fatto di cronaca orrendo. Ritrovarsi a dover fare slalom gigante sui social per evitare contenuti come virgolettati coi dettagli più morbosi sull’accaduto o reel in cui un voice over molto enfatico racconta i suoi ultimi minuti di vita lo è quasi allo stesso modo. I “buoni” vogliono informare, per carità. Ma facendolo, facendolo così, sono solo più mostri degli stessi mostri. E contribuiscono all’allevamento di una società mostruosa, oramai assuefatta all’orrore, incapace di distinguere un thriller di fantasia da qualcosa che è accaduto realmente. Il lettore non ha il dovere di sviluppare un’opinione rispetto a un fatto di sangue. Che opinione se ne potrebbe mai fare, poi? Sappiamo quello che, purtroppo, è avvenuto. Ora sarà la giustizia a stabilire la pena per l’assassino.

Surfare il trend della morte per farci un pensierino accalappia-cuori sui social non ci rende migliori. Né più rispettosi nei confronti di chi ci ha perso la vita. Le scene splatter, il ‘colpo di scena ‘plot twist’, i gretti moventi sono materiale da sceneggiatura, non da cronaca nazionale. Perché non cambia niente saperli, ci rende solo più insensibili allo schifo marcio che, invece, dovremmo provare. La vostra ‘Giulia’ non è ‘vostra’. Così come non lo è Filippo Turetta. Se ne facessero una ragione quei ‘buonisti’ dei vampiri. A nessuno interessa l’agonia di una ventenne venuta a mancare di morte violenta. E qualsiasi parola scritta per solleticare questo ‘interesse’ è complice di una società marcia, anestetizzata, foriera poi, senza sorprese, di nuove scelleratezze. Sbatti il mostro nel primo reel in evidenza sul profilo. Non ne uscirai migliore.