Home Politics Credibilità e discontinuità nel Lazio, la ricetta di Fassina per unire Pd e M5S

Credibilità e discontinuità nel Lazio, la ricetta di Fassina per unire Pd e M5S

Credibilità e discontinuità nel Lazio, la ricetta di Fassina per unire Pd e M5S
Perché potrebbe interessarti l’articolo? Le Regionali del Lazio rappresentano un appuntamento elettorale cruciale per il prossimo anno. E, con molta fatica, centrosinistra e Pd tentano una ricomposizione. Con l’ex deputato Stefano Fassina che a Truenews.it dice: “Serve discontinuità di percorso e un progetto credibile, dal candidato al programma”
La parola chiave è discontinuità. Di programma, di percorso e, ovviamente, di candidato. Per questo nel Lazio, in vista delle prossime Regionali, si sta muovendo più di qualcosa nel centrosinistra, a cominciare dal passo indietro di Daniele Leodori, attuale numero due della giunta guidata da Nicola Zingaretti e candidato al ruolo di delfino del neo-deputato del Partito democratico. Il campo largo mi sembra più fragile e ne prendo atto. È chiaro che la mia disponibilità fosse legata fortemente alla possibilità di proseguire questa esperienza», ha spiegato, rispondendo indirettamente alla richiesta del Movimento 5 Stelle di un profilo “terzo” da schierare a capo dell’eventuale coalizione.

Stefano Fassina grande sponsor della ripresa del dialogo tra forze di centrosinistra e M5S

Una posizione che trova d’accordo anche Stefano Fassina, ex deputato, grande sponsor della ripresa del dialogo tra forze di centrosinistra e M5S. E che su questo punto si sta battendo in maniera costante. «Certo è importante il nome, ma prima ci sono elementi programmatici da affermare in modo netto», dice a Truenews.it. “Insisto – aggiunge Fassina – su un punto che è troppo trascurato: la politica non è matematica. Quindi non basta mettere insieme delle sigle per ottenere un risultato. Serve un’operazione credibile, prima di programma e poi di candidato“. Nella sua ottica, dunque, “non ci sono scorciatoie da prendere, perché l’unica possibilità di garantire un buon risultato è quella di dare credibilità al progetto”.

Le primarie a trazione dem sembrano destinate a finire in archivio

Le primarie a trazione dem, comunque, sembrano destinate a finire in archivio, anche perché il tempo stringe: tra fine gennaio e inizio febbraio potrebbero aprirsi le urne per le Regionali nel Lazio. Non si può traccheggiare troppo a meno che non ci sia un’iniziativa di apertura, come già chiesto da Marta Bonafoni proprio a Truenews.it. Il leader del Movimento, Giuseppe Conte, è tentato dalla corsa solitaria per giocare il derby nel campo progressista con il centrosinistra, magari diventando la prima forza di quell’area, e spingendo il Pd all’abbraccio con il Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Un’operazione che comporta un rischio evidente: consegnare una facile vittoria al centrodestra, che sta già cercando la quarta su un candidato unitario per strappare la Regione al centrosinistra.

C’è l’abbozzo di un confronto tra Conte e i vertici dem

Per questo motivo c’è l’abbozzo di un confronto tra Conte e i vertici dem, seppure in un quadro di reciproca diffidenza. A far da garante è proprio Zingaretti che ha sottolineato un dato politico, almeno nella Regione che finora ha guidato: “Gli elettori si riconoscono nell’attuale maggioranza vogliono l’alleanza». Da qui l’appello: “Raccogliete questo orientamento per fare davvero di tutto per combattere uniti e vincere”.

L’identikit del candidato? Le fattezze sono quelle di Fabrizio Barca

L’identikit del candidato? Le fattezze sono quelle di Fabrizio Barca, attuale coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità. In realtà il nome di Leodori non sarebbe così divisivo, visto che i 5 Stelle del Lazio hanno governato con lui. Ma dal quartier generale contiano c’è la percezione di una eccessiva continuità con la recente giunta. Da qui era spuntata l’opzione Ignazio Marino, sotto l’egida pentastellata. Ma il medico prestato alla politica non andrebbe mai con il Pd dopo l’esautorazione da sindaco di Roma con le firme raccolte dal notaio. Difficile al momento fornire un nome davvero capace di accorciare le distanze tra le parti.

M5S e Pd? Fassina rilancia le idee di Zingaretti, ma nel segno della discontinuità

Sul punto del confronto tra centrosinistra e M5S Fassina rilancia le idee di Zingaretti, ma nel segno della discontinuità. «Dobbiamo lavorare in questa direzione. E serve farlo tra la gente e non portando a compimento un’operazione di Palazzo che gli elettori non capirebbero. A partire dalla discontinuità sul percorso delle primarie che era stato intrapreso dal Pd». E non viene messo alla porta nemmeno Calenda. “Quel polo deve decidere che strada vuole seguire, su quale prospettiva vuole lavorare. Sicuramente il cammino solitario non risulta vincente, come è stato lo scorso 25 settembre e come sarebbe, ancora di più, in un’elezione a turno unico come le Regionali», argomenta Fassina. Dal Lazio si arriva a un’ottica nazionale. Lo scopo? Arrivare alla ricomposizione dell’alleanza tra sinistra e 5 Stelle: “Se non si riesce a convergere nell’opposizione diventa ancora più complicato farlo per una prospettiva di governo», insiste Fassina. Ma attenzione: non basta essere contro il centrodestra per ritrovare un profilo unitario. “Faccio un esempio: l’invio delle armi in Ucraina è un tema divisivo e non su un aspetto secondario, ma sulla più grande questione storica che abbiamo davanti”, osserva l’ex deputato. Insomma, l’opposizione al governo Meloni non è la pozione magica per l’unità. Sia sul piano locale che su quello nazionale.