Home Politics Speranza il coniglio: il “gran rifiuto” alla sua Basilicata

Speranza il coniglio: il “gran rifiuto” alla sua Basilicata

Speranza il coniglio: il "gran rifiuto" alla sua Basilicata

Perché leggere questo articolo? La mancata candidatura alle Regionali in Basilicata di Roberto Speranza è un caso. Il leader di Alleanza Verdi e Sinistra sarebbe il candidato ideale per evitare il disastro del Campo Largo. Ma lui ha rifiutato. L’ex ministro della Salute dichiara di non voler scendere in campo perchè sotto scorta a causa delle minacce dei no-vax. Ma c’è dell’altro.

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, / vidi e conobbi l’ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto“. Ogni diniego è un’occasione buona per scomodare il Canto III dell’Inferno. Quasi 700 anni e 200 km separano Papa Celestino V (nato a Sant’Angelo Limosano, provincia di Isernia, intorno al 1210) e l’ex ministro Roberto Speranza (nato a Potenza, Basilicata, nel 1979). Entrambi apposero un gran rifiuto. Uno il soglio di San Pietro, l’altro la candidatura alle Regionali in Basilicata. Al primo è spettata l’immortalità coi versi danteschi, nel caso del secondo di “divino” c’è poco. Ma la vicenda del campo largo in Basilicata ha molto della commedia.

Le ragioni del gran rifiuto di Speranza

Tre candidati in un settimana. La Basilicata è la quintessenza del “Campo Largo”: un pasticciaccio brutto. Dalla terra dell’Amaro Lucano arriva una storia da Bar Sport. Angelo Chiorazzi prima, Domenico Lacerenza poi, e infine Piero Marrese (forse). Sono i tre candidati su cui il centrosinistra si è incartato in meno di una settimana. In Basilicata si vota il 21 e 22 aprile, e il termine per presentare le liste è questo fine settimana. Cronaca di una sconfitta annunciata. Eppure, il campo largo del centrosinistra, un candidato – lucano, politico e pure di rilievo – per la Basilicata ce l’avrebbe anche: Roberto Speranza. Il diretto interessato, però, non ne vuole sapere.

Sento il dovere di chiarire le ragioni per cui non ho dato, già molti mesi fa, la disponibilità a candidarmi alla guida della Regione Basilicata”. Inizia così li lungo post social con cui Roberto Speranza conferma il suo disimpegno dalle Regionali nella propria terra. “Ho letto alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono però sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile: cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della salute durante la pandemia da Covid 19“.

Generosità di scorta

Speranza spiega poi di aver sostenuto la futura segretaria dem Elly Schlein, di aver voluto la fusione di Articolo Uno nel Pd e di non aver più chiesto per sé incarichi, se non quello di deputato alla Camera. “A chi parla di “generosità” vorrei ricordare che il prezzo che io e i miei affetti più cari abbiamo pagato per l’impegno degli anni del Covid è stato altissimo e purtroppo non si è ancora esaurito”, aggiunge con l’ex ministro della Salute.

Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia No vax. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social e anche da parte di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale. Questo clima, ulteriormente peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e per i miei cari”. Questo il motivo ufficiale apposto da Speranza, “anche per rispetto alla terra che amo, la mia Basilicata. Chi si candida a guidarla deve essere pronto a dare tutto se stesso, 24 ore al giorno, anteponendo questa funzione ad ogni altro pensiero o preoccupazione“.

Speranza si sente “in Nazionale”, la Basilicata è “la Serie B”

Nato in Basilicata, giovane e politico di peso; ha ricoperto incarichi importanti e ora sta all’opposizione. Insomma, Roberto Speranza sarebbe il candidato perfetto. Peccato che nella sua Basilicata non voglia proprio saperne candidarsi. Dopo molto vociare, in questi giorni è arrivata una prima spiegazione ufficiale, ma al diretto interessato viene attribuito un virgolettato – da lui in parte smentito, ma significativo. “Io gioco in nazionale, volete farmi tornare in Serie B“. Celestino V fece il gran rifiuto “per umiltà e debolezza del corpo, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta”. Roberto Speranza per ambizione personale. Il Papa dantesco è finito in una commedia divina, l’ex ministro in una pasticcio amaro (Lucano).