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Russia 2024, le elezioni che non servono

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Tra il 15 e il 17 marzo 2024 in Russia si terranno le elezioni presidenziali. Una farsa volta a riconoscere un risultato già scritto, l’ennesimo plebiscito su Putin. Ormai la nomenclatura di Russia Unita, partito di burocrati ancora di formazione sovietica, governa il paese concedendo solo formalmente valori democratici, di fatto orami calpestati. Un esempio lampante è il recente rifiuto della candidatura della giornalista pacifista Ekaterina Duntsova. La motivazione ufficiale recita errori nei documenti, che non conterrebbero un protocollo certificato della riunione del gruppo e altri errori come l’errata ortografia di uno dei partecipanti alla riunione. La lista di candidati comunque sembra abbastanza corposa. Si sono iscritti in 29, al momento.

Il candidato comunista Kharitonov

I candidati principali sono Nikolai Kharitonov, del già ben noto partito comunista che si attesta come seconda forza seppur con grande distacco (partito che prese l’11,77% alle scorse elezioni del 2018). Kharitonov rappresenta l’ultima guardia restante di quei nostalgici dell’impero a falce e martello, come del resto buona parte dell’elettorato del partito. Il 75enn ha lavorato in epoca sovietica come direttore di una fattoria collettiva.

Membro del Partito Agrario, di recente ha sostenuto che la collettivizzazione dell’agricoltura sovietica è stata una “riforma corretta che ha permesso di risolvere il problema alimentare alla vigilia di una grande guerra”. Il suo programma politico riformula in maniera ripetitiva la già famosa ideologia marxista, riportando in auge il sentimento patriottico ricordando le imprese della seconda guerra mondiale e dichiarando del tipo: “Il Partito Comunista della Federazione Russa è convinto che la salvezza della Patria sta solo nel rilancio del sistema sovietico e nel seguire la via del socialismo”.

Il liberal democratico Slutsky

Altro candidato di un partito di ancor minore rilievo è Leonid Slutsky del partito liberal democratico di Russia (di carattere nazionalista e conservatore, che prese il 5,65% nel 2018). Quet’ultimo candidato si è definito più volte un sostenitore dell’operazione speciale militare, non manifestando una reale rivalità a Putin. Leggendo il programma di questo partito non varia la generale retorica dell’attuale presidente, l’unica differenza è che è in chiave ancora più nazionalista ed estrema.

Il nemico numero uno rimangono gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO, che negli anni ’90 hanno sfruttato la Russia umiliandola ripetutamente. Una delle poche critiche che si presentano nel programma sono in materia economica, viene dichiarato: “La dipendenza della Russia dall’esportazione di materie prime e dai prezzi mondiali del petrolio e del gas non è diminuita, ma è aumentata fino a raggiungere proporzioni allarmanti. I profitti derivanti dal commercio di petrolio e gas non funzionano in Russia, ma negli Stati Uniti. La sfera della produzione dei mezzi di produzione, base dello sviluppo tecnologico, è stagnante”.

Le altre opposizioni in Russia

Questi ultimi due partiti sono stati e sono da anni quell’ala di opposizione che di opposizione ha ben poco e niente, come se il partito di maggioranza Russia Unita mantenga in vigore questa fazione per dimostrare che una sorta di dibattito politico nella nazione esiste. Ad esempio il già citato Kharitonov afferma: “Per cosa dovrei criticare? Lui (Vladimir Putin) è responsabile del suo ciclo di lavoro. Perché dovrei criticare? non sono il tipo di persona che critica i colleghi”.

Alle scorse elezioni l’affluenza fu del 67,54%, numero abbastanza alto, percentuale che probabilmente sarà eguagliata il prossimo anno. Considerando che la maggior parte della popolazione russa sostiene il conflitto in corso, l’indice percentuale potrebbe anche salire per indicare un maggiore sostegno da parte della popolazione al presidente. Putroppo è plausibile che quella ridotta fetta della popolazione che si oppone alle politiche dello “Zar” non partecipi alle elezioni, cosciente che un cambiamento sia impossibile.

La mentalità russa

Le diverse accuse di brogli a Putin, potrebbero avere un fondo di verità, ma non meraviglierebbe se non fossero vere. In Russia la grande maggioranza della popolazione non conosce l’impegno civico e politico che è presente in occidente (che in realtà manca abbastanza anche in Italia), vi è ancora una mentalità retrograda risalente all’epoca sovietica per il quale prevale il pensiero che lo Stato sia competente e che non bisogni interferire troppo nelle scelte in maniera politica, una fiducia che è solamente manifestazione di passività e inettitudine a preoccuparsi della vita politica.

La concezione russa prevede che bisogni apportare cambiamenti solo in caso di condizioni estreme, basta guardare alla storia: negli anni dell’impero zarista i tentativi di intervento si possono contare sulla mano; come la rivolta (decabrismo) nel 1825 di un gruppo di ufficiali dell’esercito volta a costituire una monarchia costituzionale, finita con la reppressione. I risultati della politica autoritaria, feudale, conservatrice e riluttante ai moti rivoluzionari provenienti dall’Europa hanno portato ad una condizione estremamente tragica del paese che si rivoltò nel 1905 (con manifestazioni reppresse con la violenza) e solo nel 1917 con Lenin si riuscì a cambiare le sorti dello Russia, in maniera molto radicale.

L’ennesima incoronazione di Putin

La Russia è un paese che può vivere per secoli nella stabilità, quindi arretratezza, per poi cambiare completamente proprio destino sociale e politico in poco tempo. Una mentalità opposta a quella francese, dove manifestazioni pubbliche, attività e opposizioni alle decisioni del governo sono caratteristiche fin dalla nota Rivoluzione. Infatti, dopo il 1917 altro grande cambiamento drastico fu il collasso dell’URSS, paese che oltre alla fallimentare Perestrojka vide di rado delle riforme. Anche il crollo dell’Unione Sovietica è frutto di settantanni di inerzia e apatia nei confronti di ogni tipo di cambiamento.

Ora la Russia sta vivendo un altro periodo di stabilità eccessiva, che ci riserba un futuro interessante considerando gli avvenimenti passati. Indubbiamente queste elezioni porteranno alla vittoria di Vladimir Putin, il quale di fatto governa da ventiquattro anni, è curioso ora sapere come si decideranno le sorti di questo paese dopo un lungo periodo di potere accentrato in un unico partito. Gli scenari più plausibili che si possono formulare sono relativamente pochi; come la nomina di un sostituto più giovane da parte di Putin che porterebbe avanti l’operato politico del presidente, oppure (considerando anche l’andamento della guerra in Ucraina) ci potrebbe essere un goccia che farebbe traboccare il vaso e portare a una mutazione importante e profonda.

Propaganda e passato

La generale indifferenza, che porta ad una patetica fiducia e consenso a tutto l’operato del governo, da parte della maggioranza della popolazione è sicuramente agevolata e protratta con grande soddisfazione da parte delle istituzioni che non potrebbero richiedere un’attitudine migliore per creare una propaganda e una narrazione che si addice perfettamente al pensiero generale del popolo. Ovviamente la reclinazione a concepire i valori democratici da parte della maggioranza della popolazione è una concezione alimentata da una mancanza di reale dibattito politico e pluralità di gruppi di opposizione.

E’ necessario considerare che la maggioranza della popolazione russa ha ancora una formazione sovietica, dove appunto ideali liberali e democratici non erano fondamenti dello statuto, in aggiunta le principali fonti di informazioni delle generazioni più adulte sono i canali di stato televisivi, dove si può immaginare quale sia la narrazione generale. Per sperare in una trasformazione della Federazione Russa in una democrazia è necessario un cambio generazionale, infatti nonostante la propaganda i cittadini più giovani hanno una mentalità molto più vicina all’occidente, aperta e moderna, grazie alla percezione delle informazioni tramite internet.

Elezioni in guerra

Il fronte in Ucraina potrebbe prendere una piega diversa, dai diversi mesi di guerra in cui il fronte rimane ancorato per lo più alle posizioni già conquistate da tempo e successivamente alla fallimentare controffensiva di Kiev, Putin cercando di aumentare la propria popolarità in vista delle elezioni potrebbe iniziare un’offensiva importante che già sta avendo luogo in forma ridotta, osservando ad esempio la conquista di Marinka nella regione separatista filorussa di Donec’k. Anche in Ucraina nel 2024 si sarebbero dovute tenere le elezioni presidenziali, ma per la delicatezza della situazione e del generale stato di guerra il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato che saranno rimandate.