Home Politics La Rai a dieta sulle torri: “Ma l’azienda mantenga il controllo”

La Rai a dieta sulle torri: “Ma l’azienda mantenga il controllo”

La Rai a dieta sulle torri: “Ma l’azienda mantenga il controllo”

E’ importante che l’azienda mantenga il controllo di Rai Way ma bene il piano che dà il via libera a “una nuova stagione“. Tira aria di positività all’interno del sindacato Unirai che, per bocca del rappresentante Francesco Palese, ascoltato da True-News.it, accoglie speranzoso il piano di viale Mazzini. Per racimolare 225 milioni, da destinare a investimenti per creare una digital media company e  a valorizzare le professionalità interne, la Rai si mette a dieta riducendo l’apporto di quote di Rai Way, l’azienda, quotata in borsa con una capitalizzazione di 1,31 miliardi, che possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo della Rai, ovvero, tra le altre infrastrutture, le torri di trasmissione.

Il sindacato Unirai: “La Rai mantenga il controllo di un asset principale e strategico”

Il giornalista Palese, a capo del neonato sindacato di centro-destra, è fiducioso che Rai Way resti a maggioranza pubblica: “Mi fido delle rassicurazioni che ho letto secondo cui l’azienda avrà comunque il controllo di questo asset principale e strategico. Apprezzo quello che è stato fatto dai vertici: si sono insediati a maggio e sono riusciti a contenere il disavanzo di 90 milioni. Un ottimo risultato”.

Gasparri: “Importante la presenza aziendale in Rai Way”

Anche per Maurizio Gasparri, membro della commissione Vigilanza Rai, “è essenziale che la Rai tenga il controllo dell’azienda”. Raggiunto da True-News.it, spiega: “Vedremo i dettagli di questa ipotesi, dovremo vigilare. Non si da un parere a scatola chiusa. Dopo aver verificato i numeri dell’operazione con precisione, sarà il Parlamento a decidere“.

Rai, il piano aziendale

Il piano approvato ieri prevede la cessione di una quota di circa il 15% di Rai Way pari a 200 milioni: viale Mazzini manterrebbe comunque il controllo con il 51% ma le partecipazioni potrebbero vedere l’ingresso di investitori esterni. Secondo fonti accreditate, già nelle passate settimane si è parlato di un’operazione di aggregazione di Rai Way con Ei Towers, società controllata da F2i e partecipata da MediaForEurope, un gruppo di investitori che comprende Amber Capital, Artemsi, Banca Mediolanum, Kairos e Hsbc. Sono presenti in Rai Way con il 10% ma il loro peso potrebbe aumentare. Da un lato, l’ingresso significa più soldi nelle casse della produzione, dall’altra l’operazione sulle torri rischia di far venire meno alle casse di Rai Way, asset in crescita, i benefici di utili e dividendi. E la Borsa se ne è accorta: dopo l’annuncio del piano, il valore della quotata è sceso del 4,84%.

Il piano industriale, ha spiegato l’azienda, “mira ad assicurare la stabilità strutturale della Rai, raggiungendo la sostenibilità economico-finanziaria mediante un percorso che trasformi l’azienda in digital media company“, puntando sulle nuove tecnologie e sulla valorizzazione delle professionalità interne. L’obiettivo è trasformare la tv pubblica grazie a un programma di investimenti che prevede risorse incrementali pari a 225 milioni.

Palese: “Molti giornalisti sono demotivati, altri fuori posto”

Un bottino con cui la tv di Stato punta a crescere sul piano digitale. Sono previste nuove assunzioni ma anche una migliore gestione delle risorse interne. A scapito delle esternalizzazioni, spesso fonte di polemiche sulla linea editoriale dei format, che continuano a gravare sul bilancio della Rai.  “Vanno valorizzate le risorse umane – aggiunge Francesco Palese di Unirai – il vero motore dell’azienda. Ci sono 2000 giornalisti: devono essere orgogliosi e motivati di lavorare nella più grande azienda culturale. Faremo proposte, alcune delle quali a costo zero, per migliorare la qualità del lavoro dei giornalisti. Tanti sono fuori posto, alcuni demotivati, le risorse vanno organizzate meglio. Ognuno deve essere messo nelle condizioni di dare il massimo”.

E il sindacato promette di vigilare con un approccio “dinamico e moderno” che guarda – come spiega il giornalista – alla trasformazione di questo lavoro soprattutto per chi si occupa di informazione televisiviva. Oggi il dominio lo hanno i social e le smart tv. Se produci un buon prodotto e non va sui social, rischi di perdere una fetta importante del pubblico. Chi lo confenziona deve tener conto di tutte le modalità con cui deve essere fruito. La tv non è più tradizionale. Il Tg1 delle 20 me lo guardo alle 21.30 sulle smart tv”.

La Rai è chiamata ad adeguarsi ai tempi che cambiano, a una fruizione di contenuti, notizie e storie che passa da altri canali. I soldi derivanti dalla cessione del 15% di Rai Wat potrebbero aiutarla. Ma occhio a non privatizzare tutte le torri.