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Di Mare e Rai, l’amianto di viale Mazzini e il silenzio degli ex vertici

Di Mare e Rai, l'amianto di viale Mazzini e il silenzio degli ex vertici

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Caso Di Mare: il giornalista denuncia che il palazzo della Rai di viale Mazzini è pieno di amianto. Ma la responsabilità non può essere degli attuali vertici. Il precedente del grattacielo Rai di via Cernaia a Torino

“Il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”. Nell’intervista a Che Tempo che Fa di domenica scorsa, l’ex inviato di guerra Rai ed direttore di Rai 3, Franco Di Mare, che ha rivelato di avere un mesotelioma, ha parlato di una verità conosciuta da vertici e dipendenti della più grande industria culturale del paese. Ma di cui poco si parla.

Amianto messo al bando nel 1992

L’amianto, utilizzato moltissimo negli anni ’60 e ’70 per le sue caratteristiche ignifughe e fonoassorbenti, è stato messo al bando nel 1992. L’Osservatorio nazionale amianto ha stimato almeno 7mila vittime soltanto nel 2022 in Italia.

La drammatica confessione di Di Mare, che ha accusato i vertici Rai di non aver mai risposto alle sue mail in cui chiedeva lo stato di servizio per poter collegare l’insorgenza della malattia alla frequentazione di zone dove era stato inviato di guerra, hanno subito fatto puntare il dito contro gli attuali vertici di viale Mazzini. L’ad Roberto Sergio e il direttore generale Giampaolo Rossi. In realtà, chi non rispondeva a Di Mare erano i predecessori di questi ultimi. Che hanno appreso della malattia e della vicenda dolo dall’intervista rilasciata dal giornalista a Fabio Fazio.

Chi sono i vertici Rai che hanno ignorato le mail del giornalista

Chi ha ignorato le mail di Franco Di Mare sarebbero stati l’ex direttore generale della Rai Fabrizio Salini e l’ex amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes. In carica fino all’8 maggio 2023 quando si è dimesso dall’incarico.

I due non potevano non sapere, visto che la gara per la bonifica dall’amianto e per la riqualificazione di viale Mazzini è stata indetta nel 2020 con l’obiettivo di riportare l’edificio alla struttura metallica originale, per poi procedere alla riqualificazione, mantenendo la sagoma del manufatto e ripristinando il linguaggio architettonico degli anni ’60. L’apertura del cantiere è prevista per la fine del 2024,  con la consegna dell’edificio nel 2028.

La bonifica partirà a fine 2024

In realtà, già un primo intervento di bonifica è stato realizzato alcuni anni fa, mentre i 1300 dipendenti Rai che gravitano nella sede Rai di viale Mazzini 14, quando partiranno i nuovi lavori, saranno dislocati in immobili ancora da reperire per i quali è stata pubblicata una manifestazione di interesse per la locazione circa un anno fa.

L’edifico RAI di Viale Mazzini a Roma venne costruito nel 1967 su progetto di Francesco Berarducci. All’interno, la grande decorazione dell’intero soffitto a piano terra, estesa su 11.000 mq., è opera del pittore e scultore di arte contemporanea Gino Marotta. Come spiegato sul sito del Gruppo Tia, specializzato in bonifiche, “l’amianto rimosso, presente in matrice friabile a protezione della struttura metallica dell’edificio, si trovava principalmente sopra il controsoffitto artistico in metallo, a piano terra. Qui c’è l’ingresso principale dal quale partono i collegamenti verso i grandi ambienti di rappresentanza del piano terreno. La Biblioteca, gli spazi per il lavoro collettivo, la Sala degli Arazzi”.

Il precedente del grattacielo Rai di Torino

C’è un precedente, che ha visto confermata in Cassazione nel 2018 l’assoluzione di un dirigente Rai della sede di via Cernaia a Torino per la morte “da amianto” del titolare di una ditta esterna, che dal 1978 al 2006 aveva lavorato all’interno del grattacielo Rai torinese.

Nel suo ruolo di responsabile della sede torinese del servizio pubblico, si legge negli archivi del Sole 24 Ore, veniva imputato e condannato nel 2015 insieme all’ex Dg per omicidio colposo per non aver adottato tutte le misure di igiene sul luogo di lavoro. E veniva assolto a settembre 2017. La Corte d’appello riteneva non provata “al di là di ogni ragionevole dubbio” che l’esposizione letale determinante il mesiotelioma pleurico si fosse verificata nel grattacielo Rai.

Dirigente Rai assolto in Cassazione

Come in tutti i casi di morti dovute all’esposizione all’amianto il periodo di latenza minima è di circa venti anni. Si determina così l’imputazione di chi ha ricoperto ruoli di garanzia in epoche risalenti nel tempo. Il periodo incriminato per la morte risaliva fino al 1987. E, tenuto che le esposizioni nocive erano terminate nel periodo 1992-1993, il dirigente Rai veniva accusato per coincidenza con lo svolgimento del suo ruolo di garanzia.

I lavori di bonifica dall’amianto del palazzo Rai di Torino sono partiti nel maggio 2023. Ma dal 2021 non è più della Rai. Il grattacielo è stato comprato per 8,1 milioni di euro, dal gruppo immobiliare Ipi. Si è stimato che all’interno del Palazzo siano presenti circa 1.000 tonnellate di amianto.