Home Politics Non c’è alcun nesso tra immigrazione e criminalità. Il report Censis

Non c’è alcun nesso tra immigrazione e criminalità. Il report Censis

Non c’è alcun nesso tra immigrazione e criminalità. Il report Censis

Perché leggere questo articolo? Il nesso criminalità-immigrazione è stato molto incentivato nell’opinione pubblica, soprattutto a destra, riguardo le proteste in Francia. E si è parlato di un precedente pericoloso per l’Italia. Ma la nostra realtà parla diversamente.

Negli scorsi giorni è emerso il fatto che gli apparati di sicurezza italiani, a partire dall’intelligence, stessero valutando molto da vicino la situazione della Francia in preda alle proteste dopo gli scontri divampati a Nanterre il 27 giugno scorso per l’uccisione del diciassettenne Nahel da parte di un poliziotto. Eppure le statistiche mostrano che, almeno sul fronte dell’immigrazione, il nostro Paese vive una realtà decisamente differente.

Proteste in Francia, intelligence più cauta della politica

Le forze di sicurezza di Roma hanno messo sotto osservazione il rischio di un effetto “contagio” e di emulazioni. Ma non hanno creato un nesso diretto tra questioni delicate come l’etnicità e la religione e le proteste. L’intelligence fa il suo lavoro, gli intellettuali e la politica molto spesso no.

In Italia, infatti, l’atteggiamento cautelativo dell’Aisi, dell’Aise e degli apparati di sicurezza cozza con le granitiche certezze di molti commentatori e politici che hanno creato il nesso criminalità-immigrazione per il fatto che buona parte delle proteste siano divampate in quartieri periferici delle metropoli popolati da discendenti del mondo francofono post-coloniale. A partire da Maghreb e Africa sub-sahariana.

I fautori del nesso criminalità-immigrazione

Il filosofo Paolo Becchi, parlando con Lo Speciale, ha attaccato quella che ritiene essere la sottovalutazione del problema migratorio da parte del governo Meloni ricordando che se “l’immigrazione continuerà a crescere a livelli esponenziali temo che sarà inevitabile assistere a scene come quelle che stiamo vedendo in Francia”.

Paradossalmente, questa è la stessa tesi di molti alti papaveri di Fratelli d’Italia: “i drammatici disordini e le violenze francesi fanno riflettere sugli errori dell’Europa nella gestione dell’immigrazione”, ha dichiarato il deputato Antonio Baldelli. Gli fa eco l’eurodeputato Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei Conservatori al Parlamento europeo: “Le sinistre hanno proposto fino ad ora un modello inefficace, basato su relativismo valoriale, multiculturalismo, buonismo e ingressi indiscriminati. Un modello pericolosamente fallito in Francia”.

Queste letture scontano un triplice limite. Primo: il parlare, a sproposito, di multiculturalismo in riferimento al modello francese. Che è invece assimilazionista e capace di emarginare chi non si conforma all’ordinamento repubblicano dell’Esagono. Secondo: il presupporre un nesso tra identità dei manifestanti e propensione a delinquere.  Last but not least: il nesso diretto tra gli sbarchi e la situazione francese. In larga parte arzigogolato nel passaggio a conclusioni semplicistiche.

I dati parlano diversamente

Le proteste in Francia e la fuorviante accusa che siano immigrazione e substrato etno-religioso dei protestanti ad aver incentivato le violenze ha aperto un dibattito sul fatto che l’immigrazione possa in prospettiva creare comunità ghettizzate anche in Italia. Ma non è così e basta pensare a dieci anni di storia del nostro Paese per capirlo. In dieci anni di registrazione, da inizio 2012 a fine 2021, gli stranieri residenti in Italia sono aumentati da 3 milioni e 648mila a 5 milioni e 171mila (poco meno di +30%). Ebbene lo stesso periodo è stato secondo i dati del Censis il migliore decennio in termini di drastici crolli della criminalità in Italia.

Nel decennio in cui l’Italia ha vissuto una fase di declino economico e politico, la crisi del debito, la stagnazione del Pil e la pandemia si è passati da una situazione del 2012 in cu erano stati denunciati 2.818.834 reati a una del 2021 in cui i casi di criminalità accertati dalle forze dell’ordine sono stati 2.104.114: un calo di circa il 25%, Scendono da 528 a 304 gli omicidi, tra il 2012 e il 2021 le rapine sono diminuite da 42.631 a 22.093 (-48,2%), i furti in casa da 237.355 a 124.715 (-47,5%), i furti d’auto da 195.353 a 109.907 (-43,7%).tutto questo nella fase di maggior aumento della popolazione straniera residente.

Nessun nesso criminalità-immigrazione

Morale? In presenza di una comunità in cui le faglie non diventano motori di scontri sociali e emarginazione altri fattori socio economici integrano, spesso silenziosamente, l’immigrazione. Evitando emarginazione e problematiche strutturali. Non ci stiamo incamminando nella direzione francese perché in un certo senso il trend da noi è opposto. E l’Italia è un Paese molto più sicuro di dieci anni fa anche se ovviamente dai femminicidi alle aggressioni a carattere sessuale, dalle estorsioni ai reati di criminalità organizzata, questo non vuol dire che ci sono campi che destano preoccupazione.

Il semplice nesso immigrazione-criminalita, però, non regge alla prova dei dati. E la capacità del sistema italiano di integrare diverse comunità immigrate, dagli albanesi agli indiani, dai romeni ai marocchini, nelle periferie del Paese, nella provincia industriale del Nord e del Triveneto in particolare, lasciando ai minimi termini le prospettive di creazione di ghetti urbani alimentati da povertà e malessere come quelli transalpini. Italia e Francia restano, per fortuna, mondi distinti. E questo anche, possiamo dirlo, per una maggiore capacità italiana di gestire la complessità.

Leggi il rapporto Censis sull’assenza di nesso tra immigrazione e criminalità