Home Politics Netflix fa le scarpe a Le Iene (e ci tiene pure lontani i Savoia)

Netflix fa le scarpe a Le Iene (e ci tiene pure lontani i Savoia)

Netflix

Netflix, chi lo avrebbe mai detto? Fin dallo sbarco della piattaforma nel nostro Paese, ci aspettavamo serie tv lontane anni luce dalla tradizionale mestizia delle fiction Rai/Mediaset. E così è andata da House of Cards in poi, fino all’appiattimento, dovuto anche alla molteplicità di proposte, che la piattaforma sta attraversando oggidì a livello di contenuti proposti. Se questo è vero lato Stati Uniti d’America, allo stesso tempo è impossibile negare come Netflix abbia dato nuova vita alle inchieste italiane. Le docu-serie di nostro conio, infatti, sono una più “scandalosa” dell’altra, pur se per motivi diversi. E danno speranza, per dirla alla Boris, verso un’altra televisione possibile. Tutto iniziò con Sanpa (2020), il documentario a puntata che indagava su Luci e Tenebre di San Patrignano. Il progetto fece così tanto clamore che il Signor Presidente del Consiglio arrivò a prenderlo di mira, in un discorso contro la droga, perfino un paio di settimane fa. Poi fu la volta di Wanna che riprendeva le fila dei reati di mamma e figlia Marchi, con tanto di Mago Do Nascimento dal Brasile. Oggi tocca a Il Principe riportare alla luce una storia tutta italiana, quella delle marachelle di Vittorio Emanuele di Savoia. Una storia mai davvero raccontata per intero, ora disponibile dalla viva voce dei suoi protagonisti, buoni e cattivi. Con tanto di scena post-credit manco fosse un cinecomic Marvel. Netflix spiccia casa a quello che un tempo furono Le Iene, ma in un certo senso pure a Report. Le inchieste italiane sulla piattaforma della grande N diventano fenomeno di costume e oggetto di dibattito su scala nazionale. Non solo per qualche giorno. In quest’ultimo caso, poi, fanno anche il favore di tenerci lontani i Savoia. Chapeau. 

Netflix, Il Principe e la giustizia che non arriva mai

Netflix ha regalato diversi spunti di riflessione (e indignazione) al nostro Paese facendogli da memoria storica. I casi San Patrignano e Wanna Marchi hanno fatto sollevare più di un sopracciglio. E così sta avvenendo anche per Il Principe, docu-serie che racconta vita e malefatte del (non) re d’Italia Vittorio Emanuele. Era il 1978 quando un colpo di fucile ferì a morte il diciannovenne Dirk Hamer, in vacanza insieme a un gruppo di giovani aristocratici o semplicemente molto ricchi. Tra di loro, anche Vittorio Emanuele, appunto, che, da quel giorno in avanti, salvo qualche parziale ammissione, si è sempre detto innocente agli occhi della giustizia francese. Invece, non lo era. Anche se non ha mai pagato per questa colpa. Finito in carcere nei primi Duemila per altre questioni (manco il tempo di rimettere piede in Italia dopo l’esilio), “le Prince” pensò bene di raccontare ai galeotti con cui condivideva la cella la dinamica dei fatti di Cavallo, mimando addirittura lo sparo. Pessima idea, soprattutto perché il siparietto fu ripreso, sia audio che video, e il Savoia venne inchiodato alle proprie responsabilità da… se stesso. 40 anni dopo il fattaccio. Peccato solo che fosse già stato assolto in via definitiva dalla Corte d’Assise francese, quindi non fu più “possibile” riaprire il caso. Alla famiglia del ragazzo ucciso, giusto la magrissima soddisfazione di non aver mai avuto torto in tutti quei decenni di lotta contro Golia. La giustizia è ben altra cosa. E anche i dispetti, in effetti, lo sono… 

Netflix, i dispettucci tra nobili più o meno decaduti

A Netflix dobbiamo dire grazie per le inchieste che stanno rispolverando la nostra memoria storica collettiva. Allo stesso tempo, l’idea che la pur pregevole docu-serie Il Principe nasca come dispettuccio tra nobili (più o meno) decaduti si fa sempre più prepotente. Come mai? Alla regia della docu-serie troviamo nientemeno che Beatrice Borromeo, già incoronata “Royal più elegante d’Europa” battendo perfino Kate Middleton. In coda alla terza e ultima puntata de Il Principe, troviamo un raggelante audio del protagonista che, dopo aver proposto a tutta la troupe “uno champagnino”, tira fuori una vecchia, vecchissima storia che riguarda il defunto re di Spagna Juan Carlos. A quanto racconta, quando erano bambini, amavano andare in giro a sparar per boschi. Finché non ci scappò il morto (illustre). Vittorio Emanuele dice di essersi subito liberato dell’arma per non restare coinvolto nella vicenda e tutto passò, in generale, sotto silenzio fino all’anno del Signore 2023. Grazie a Netflix. Grazie a Netflix e una certa malcelata antipatia di “Le Prince” verso “Juanito”. Precisa, infatti, come il monarca iberico avesse trattato molto male i Savoia negli ultimi anni della sua vita. Prima si domanda come mai, poi sgancia la bomba sul fattaccio di sangue che fu. Alla fine, questioni che dovrebbero appartenere alla giustizia, inchieste che pur risultano molto interessanti, nascono, se nascono, da dispettucci fra teste (non) coronate. Mestizia suprema, praticamente regale.