Home Politics Milei pronto ad accogliere il papa: “Comunista mandato del demonio”

Milei pronto ad accogliere il papa: “Comunista mandato del demonio”

Milei pronto ad accogliere il papa: “Comunista mandato del demonio”

di Sallustio Santori

L’invidia era un peccato capitale, bisognerebbe farlo sapere all’imbecille che sta a Roma e difende la giustizia sociale. Sappia che è un furto, e questo va contro i Dieci Comandamenti; l’invidia, che è la base della giustizia sociale, è un peccato capitale e un’aberrazione”. E ancora: “Lo dico senza mezzi termini: il Papa è il rappresentante del demonio sulla Terra e sta occupando il trono della Casa di Dio. Il Papa promuove il comunismo con tutti i disastri che ha causato e questo va contro le Sacre Scritture”. Olè: ma chi sarà mai quest’iconoclasta, questo nemico giurato di Papa Francesco? Quello che nel 2024 l’accoglierà all’aeroporto bairense di Ezeiza, il neopresidente argentino Javier Milei, leader del partito La Libertad Avanza (LLA), il quale così era esploso in un’intervista televisiva nel novembre 2020.

Il Papa secondo Milei? Emissario del demonio…

Parole durissime alle quali aveva dato adeguato corollario: “Gli Stati sono un’invenzione del maligno, per questo tutte le volte in cui si applica il socialismo si affonda e si crea un disastro. Pertanto, non ho alcun problema a dire quel che dico dell’impresentabile che sta a Roma, perché promuove la povertà e un regime di miseria”, aveva aggiunto alzando la voce.

Se queste sono le premesse, a Jorge Mario Bergoglio converrebbe rinviare la visita nel suo Paese natale (dove peraltro non è mai andato da quando è asceso al Soglio), e a dirla tutta una mezza pensata sembrava averla fatta in questa direzione. Era stato l’attuale cardinale Victor Manuel Fernandez detto Tucho, quello che ha scritto un libro di teologia sui baci per capirci, a recapitare nel settembre scorso un messaggino a Milei nemmeno un mese appresso il suo ingresso alla Congregazione per la Dottrina della Fede alias ex Sant’Uffizio.

…e amico dei comunisti

E aveva nemmeno felpatamente chiarito che prima di tutto era l’estrema destra a criticare la sua nomina (sua di lui, di Tucho, al posto che fu occupato anche da un certo Joseph Ratzinger, per capirci), e poi aveva messo in discussione il viaggio papale in Argentina: “Sicuramente il Papa non andrà in un posto nel quale non lo invitano, dove possono usare (o ingarbugliare) la sua visita per vantaggi politici o dove le autorità disprezzano la sua presenza”.

Un messaggino che arrivava nemmeno 72 ore dopo un’ennesima intemerata di Milei contro il Pontefice: parlando con il giornalista americano Tucker Carlson, l’ora neopresidente argentino aveva ulteriormente criticato Bergoglio accusandolo in fondo di intelligenza col comunismo: “Il Papa gioca politicamente, ha una forte ingerenza politica e ha mostrato, inoltre, grande affinità con dittatori quali Fidel Castro o Nicolas Maduro. Diciamo: sta dal lato delle dittature sanguinarie”. E ancora: “Ha una sua vicinanza ai comunisti assassini. Di fatto, non li condanna ed è abbastanza accondiscendente anche con la dittatura venezuelana”. Non solo: “È accondiscendente con tutti quelli di sinistra, malgrado siano dei veri assassini. E inoltre è uno che ritiene la giustizia sociale come un elemento centrale e questo è molto complicato”. Delicatezze per tutti ma soprattutto per il Vicario di Cristo, come si vede.

Il modello del Papa è la povertà. Parola di Javier Milei

Milei, che si definisce anarco-libertario, non tollera affatto l’opposizione preferenziale per i poveri su cui il Papato bergogliano è incentrato. Puzza troppo di anni ‘70 ma soprattutto di comunismo: e quando lui vede rosso diventa come un toro alla corrida. Qualche altra delicatezza: il 1° febbraio 2022 Milei commenta un ennesimo intervento del Papa che aveva invitato a pagare le tasse perché anche così “si protegge la dignità dei poveri”.

Non l’avesse mai fatto: la replica di Milei è arrivata a stretto giro di Twitter (o X, se preferite) con questa domandina: “Il Papa è sempre schierato dal lato del male. Se a uno venisse un attacco di carità e per finanziarlo uscisse per strada con una pistola, lei lo benedirebbe? IL TUO MODELLO E’ LA POVERTA’, RUBARE E’ MALE”.

Botte e risposte tra Bergoglio e il neopresidente argentino

Legnate su legnate che ovviamente si sono presentate anche in campagna elettorale quando il ministro dell’economia Sergio Massa, candidato sconfitto da Milei, gli aveva chiesto nel corso di un dibattito pre-elettorale se avrebbe chiesto scusa a Francesco e se lo avrebbe accolto, da presidente, in Argentina nel 2024. Lo scambio era stato più o meno in questi termini: “Chiedo a Javier che chieda perdono all’argentino più importante della Storia, Papa Francesco”.

Risposta: “Lasciami parlare e sii cortese. Ho detto che se il Papa vorrà tornare in Argentina lo rispetterò. Smettila di dire fesserie e preoccupati di abbassare l’inflazione e concludere il tuo periodo al governo in modo decoroso”, era stata la bordata lanciata dall’economista riuscito vincitore dalle urne. Non solo: il maestro ideologico di Milei, l’economista Alberto Benegas Lynch, aveva proposto la rottura delle relazioni col Vaticano in caso di vittoria di La Libertad Avanza. Un’idea che il diretto interessato aveva respinto al mittente: “Non ho rotto col Vaticano – aveva detto Milei -. Questo è un pezzo del discorso pronunciato da Lynch, una dichiarazione a titolo personale che ha messo nel suo intervento. Non è nel programma”, si era affrettato a precisare.

Francesco: “Non sono comunista, attenti ai politici-messia”

Ma la controparte, il Papa, che cosa ne pensa di tutto questo? Nell’ottobre scorso Bergoglio ha detto all’agenzia Telam di non essere comunista: “A volte, quando mi ascoltano mentre ripeto le cose che ho scritto nelle encicliche sociali, dicono che io sia comunista. Non è così: il Papa porta il Vangelo e dice quello che dice il Vangelo”. Non solo: “Ho molta paura dei pifferai magici perché sono incantatori. Se fossero dei serpenti chi se ne importa, ma sono incantatori di gente e finiscono per affogarla. Gente che crede che dalla crisi economica si esce ballando al suono del flauto, con redentori improvvisati da un giorno all’altro”.

Legnata papale al neopresidente che all’epoca era solo un candidato incombente e sbertucciato da chi non è sulle posizioni di Milei. Già che c’era, il Papa aveva messo in guardia: “Quelli che si aggrappano ai miracoli, ai messia” davanti a scenari complessi e di chiedere a chi propone riforme del mercato del lavoro se queste potessero cancellare dei diritti. Legnate su legnate.

E adesso? Adesso gli sherpa sarebbero già al lavoro, secondo quanto scrive Infobae che ha sentito una fonte di LLA: si starebbe cercando modo e maniera per iniziare un dialogo che, altrimenti, non partirebbe mai e poi mai. Un dialogo che anche lo sfidante Sergio Massa aveva promesso di recuperare al grido di “Vi restituirò il Papa, se vincerà Milei non lo vedrete più”, ma che nemmeno lui era riuscito a recuperare. E certo, se Bergoglio andrà davvero in Argentina nel ‘24, sarà una visita per i poveri. Spine nemmeno delicate tra le zampe del nuovo leone di Buenos Aires.