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Perché la massoneria è la nemesi della destra italiana

Baby Gang Siena

Perché questo articolo potrebbe interessarti? A Siena Fratelli d’Italia non sosterrà più il candidato sindaco di centrodestra Emanuele Montomoli. La decisione è arrivata dopo che il professore universitario ha ufficializzato in un’intervista la sua appartenenza alla massoneria. Tra contraddizioni e polemiche, la scelta del partito fa discutere. Ma solleva anche un altro quesito: per quale motivo la destra italiana ha individuato nella massoneria la sua nemesi?

Cosa pensa la destra italiana della massoneria? Perché l’ha sempre considerata una sorta di anticristo, una nemesi, un nemico contro cui lottare? “Parlare di una totale preclusione tra la cultura di destra e la massoneria è scorretto. Dire che vi è una profonda preclusione tra alcuni settori della destra e la massoneria è invece un’affermazione più corretta”, ha subito chiarito a True-news lo studioso Marco Luca Andriola, autore tra gli altri del libro La nuova destra in Europa. La preclusione di cui parla Andriola era (ed ) molto forte per lo più negli ambienti della destra più radicale. Anche se non tutta quell’area politica può essere definita anti massonica.

La massoneria e la destra

“Certo è che questa ostilità fu inizialmente tramandata anche nell’Msi. Con il tempo, poi, quando il Movimento Sociale Italiano si è ammorbidito, cercando di portare avanti disegni egemonici in campo conservatore, abbiamo avuto dei settori del partito che avevano al loro interno esponenti della massoneria. Parlare di preclusione totale della destra italiana alla massoneria non è quindi corretto. Ancora oggi ci sono parti della destra che sono ostili alla massoneria e altri che mantengono dei rapporti”, prosegue Andriola.

Se si può parlare di aperta fobia della destra nei confronti della massoneria – come dimostra un caso politico esploso a Siena e che stiamo per ricostruire – allora da dove nasce una simile avversione? “Ha origini  da vari fattori. In estrema sintesi ne indicherei principalmente tre. Il primo riguarda la forte preclusione che esiste nel mondo cattolico (spesso bussola di una buona parte della destra ndr). Dopo di che ricordiamo che la destra, soprattutto quella più radicale, ha sempre pescato dalle riflessioni del pensiero tradizionalista. Dalle idee di intellettuali che contrastano la cultura che sviluppatasi dalla rivoluzione francese e quindi dal pensiero illuminista. Arriviamo al terzo motivo: c’è la tendenza ad associare la massoneria alla teoria del complotto. In molti pensieri politici c’è spesso questa idea di una “lunga mano” pronta a complottare contro il mondo tradizionale”, ha concluso lo studioso.

Il “caso Siena”

La cronaca più recente ci porta, appunto, a Siena. Qui, dove sarebbe dovuto sorgere un interessante laboratorio del centrodestra, è andato in scena un inaspettato “dramma politico”, e che chiama in causa destra e massoneria.

Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, più altre forze politiche e liste civiche, hanno appoggiato la candidatura a sindaco di Emanuele Montomoli. Curriculum impeccabile, profilo autorevole. Montomoli è professore ordinario di Igiene e Sanità Pubblica presso l’Università di Siena, nonché fondatore di VisMederi, azienda leader nel settore Life Science. Sulla carta il suo identikit – per altro frutto di una candidatura civica e non legata ai partiti – era perfetto agli occhi del centrodestra.

La strada sembrava in discesa, fino a quando il professore non ha peccato, con ingenuità bonaria, di troppa sincerità. In un colloquio con un giornalista ha ammesso di appartenere alla massoneria. “Non ho mai nascosto di essere massone”, ha dichiarato Montomoli come riportato dal quotidiano La Nazione.

Il candidato del centrodestra ha parlato della sua appartenenza alla Loggia Montaperti di Siena. Ha detto di essere amico del Gran maestro del Grande oriente d’Italia, Stefano Bisi, e di aver partecipato ad alcuni eventi massonici negli Stati Uniti con l’Italian Lodge di Washington.

Nel prosieguo dell’estratto, Montomoli ha ribadito di essere fiero della sua appartenenza al Lions, al Costone, alla Massoneria. “Resterò alla Loggia Montaperti, non mi metterò in sonno o, come hanno fatto altri, emigrerò in logge straniere”, ha aggiunto.

La mossa di Fratelli d’Italia

Passa qualche giorno e Francesco Michelotti, coordinatore provinciale senese e deputato di Fratelli d’Italia, comunica a Montomoli la decisione del partito guidato da Giorgia Meloni. Dai vertici nazionali è arrivata il diktat di mollare la candidatura del professore.

Il motivo: aver dichiarato di appartenere ad una loggia massonica. Questo “e la sua posizione circa la non separazione dalla stessa”, riporta la nota di FdI citata dai media toscani, hanno assunto contorni nazionali. Risultato: “la prima forza politica del Paese ha ritenuto di non poter proseguire con il sostegno a Emanuele Montomoli”. Onde evitare, si aggiunge, che possa emergere “la percezione che si possa agire per logiche di gruppi ristretti“.

Resta da capire come si comporteranno Lega e Forza Italia. Anche e soprattutto in relazione alla precisazione di FdI, che ha ribadito la necessità di mantenere l’unità politica del centrodestra. Il punto è che la mossa del partito di Meloni rischia, se non di spaccare la coalizione, di compromettere la possibile vittoria.

Lo stress test del centrodestra

Fdì ha poco più di un mese di tempo dalla presentazione delle liste per individuare un nuovo candidato sindaco. I nomi papabili sono deboli e, per di più, l’elettorato ha già ricevuto un importante imprinting associando Montomoli al centrodestra.

Per questo c’è chi dice che a Siena FdI possa aver scoperchiato un autentico vaso di Pandora. Mettendo a rischio una vittoria probabile (per di più con il fatto di non riproporre l’uscente Luigi De Mossi). Minando l’alleanza con FI e Lega. Facendo dietrofront su un sindaco che non ha mai nascosto le sue appartenenze.

In merito a quest’ultimo punto basta fare un giro su internet e documentarsi. È tutto alla luce del sole, e si fatica a credere che nessun dirigente politico locale non ne fosse a conoscenza dei fatti prima di adesso. Qualora il “caso Siena” dovesse davvero assumere un caso nazionale, anche in relazione ai prossimi sviluppi politici senesi, la vicenda potrebbe diventare per FdI più spinosa del previsto.