Home Politics Mafia a Bari, silenzio sull’operazione: “Decaro ha qualcosa da nascondere?”

Mafia a Bari, silenzio sull’operazione: “Decaro ha qualcosa da nascondere?”

Antonio Decaro sulla Mafia a Bari

Perché leggere questo articolo? Sulla presunta infiltrazione della mafia nella politica e nell’amministrazione a Bari, silenzio sugli arresti ma tanto rumore dopo le uscite politiche di Decaro.

Sulla mafia a Bari c’è stata una cappa che ha impedito che veicolasse quello che era dovuto”.  Secondo l’onorevole leghista Davide Bellomo, membro della commissione Giustizia, lo scandalo della presunta infiltrazione della mafia nella politica barese sarebbe stato nascosto sotto il tappeto dalla giunta guidata dal sindaco dem Antonio Decaro.  

Mafia, Bellomo: “Perché nessuno ha impugnato il provvedimento di amministrazione giudiziaria

Il deputato barese, contattato da true-news.it, attacca: “A me non interessano le indagini, ma dal punto di vista politico mi interessa chiedere: perché nessuno ha impugnato il provvedimento di amministrazione giudiziaria? La mafia, dicono gli atti, usava gli uffici personali per le riunioni. Lo spaccato è più preoccupante del complesso. Tutto questo sembra che non esista. Lui è il presidente dell’Anci e si lamenta per un atto dovuto che avrebbe dovuto auspicare:  ha forse qualcosa da nascondere?”.

Mafia e politica a Bari, tensione pre-amministrative

Le vicende giudiziarie, che hanno visto finire ai domiciliari una ex consigliera comunale – eletta con il centrodestra poi passata tra le fila della maggioranza – e l’amministrazione giudiziaria disposta per la municipalizzata del trasporto pubblico locale, sono rimaste finora relegate alla stampa locale, prima di superare i confini pugliesi dopo l’annuncio dell’avvio di una commissione d’indagine da parte del Viminale. Che il sindaco dem, Antonio Decaro, presidente dell’Anci, in procinto di lasciare la poltrona a due mesi dalle elezioni amministrative, definisce un “atto di guerra”. A Bari la tensione è alta. Decaro avrebbe voluto candidarsi per la terza volta ma il terzo mandato, per i comuni oltre i 15mila abitanti, è stato bocciato dal governo. Il sindaco, pronto a scendere in campo per le europee, si è stizzito. Nel capoluogo si terranno le primarie tra il suo capo di gabinetto, Vito Leccese, sostenuto dal Pd, e l’avvocato penalista, Michele Laforgia, appoggiato da Sinistra italiana – i vendoliani della cosiddetta “primavera pugliese” – e dai Cinque stelle. Il centrodestra non ha ancora un candidato.

 E’ in un contesto di piena campagna elettorale, per il rinnovo di un consiglio che da ben vent’anni vede fuori dalla città il centrodestra, che si innestano le procedure, anzi gli atti dovuti del ministero dell’Interno. Piantedosi ha annunciato l’insediamento di una commissione d’indagine, come previsto dal decreto che regolamenta gli scioglimenti dei comuni per infiltrazioni mafiose. Ma, da qui, ad arrivare alla misura, c’è una grande distanza. Di tempo, innanzitutto. Intanto, Decaro, con una nota infuocata, ha travolto di attacchi il governo Meloni. Chiamando a raccolta tutti i sindaci dem e gli esponenti di area, tra cui Elly Schlein, che ha parlato di una “di una scelta politica”.

Mafia a Bari, il sottosegretario agli Interni Molteni: “Non sono atti di guerra”  

 Dal governo la risposta è stata chiara: “Il governo in carica – questo il dettaglio aggiunto dal sottosegretario Nicola Molteni – ha sciolto 15 Comuni di cui 4 di centrodestra, 3 di centrosinistra e 8 guidati da liste civiche. Sono dati che dimostrano come le attività portate avanti dalle prefetture e dal Viminale siano ispirate sempre e solo da criteri oggettivi all’insegna della neutralità. Non sono “atti di guerra” come li ha definiti il sindaco Decaro in maniera del tutto irresponsabile”.    Del resto, la storia politica italiana insegna che spesso le inchieste della magistratura su presunti voti di scambio con la mafia sono diventate terreno fertile per attacchi diretti contro le amministrazioni.

Mafia e politica, il “precedente” caso lombardo

Del resto, la storia politica italiana insegna che spesso le inchieste della magistratura su presunti voti di scambio con la mafia sono diventate terreno fertile per attacchi diretti contro le amministrazioni. Nel 2012 l’allora assessore alla Casa di Regione Lombardia, Domenico Zambetti, andò in carcere per le accuse di aver acquistato dai clan circa 4mila voti per le amministrative del 2010, pagandoli 50 euro l’uno. Per lui si aprirono le porte del carcere, contro di lui e la giunta guidata da Roberto Formigoni partì una dura campagna che arrivò anche a chiedere l’azzeramento della giunta.

Bellomo: “Abbiamo anche organizzato una conferenza a Roma, siamo preoccupati”

Per le vicende che riguarderebbero l’azienda dei trasporti, controllata dal comune di Bari, sembra ci sia stata una cappa di silenzio. Che ha permesso alle accuse mosse dall’antimafia barese di non superare i confini della stampa locale. “Eppure – prosegue Bellomo a true-news.it – avevamo organizzato una conferenza stampa a Roma dove abbiamo espresso tutta la preoccupazione per quello che è accaduto. E che accade tuttora. Perché, se viene disposta l’amministrazione giudiziaria di un’azienda pubblica, significa che c’è un elemento di attualità. Il sindaco, che ha la delega alle partecipate e si occupa delle nomine, nonché ex assessore ai Trasporti, resta in silenzio”. Ora di Bari si parla sul piano politico dopo l’uscita di Decaro.