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Lo Spid non va in pensione, almeno per ora

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Perché potrebbe interessarti questo articolo? Lo Spid è sempre più utilizzato, visto ce l’ha un italiano su due. Da settimane si parla di una sua possibile cancellazione, un po’ per il progetto del governo Meloni e un po’ per il disimpegno dei provider. Ecco il punto della situazione con il chiarimento ufficiale del sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti.

Lo Spid è salvo, almeno per qualche anno. Poi si vedrà. L’ipotesi di un accantonamento a stretto giro si è scontrato con un dato di realtà: occorre effettuare una serie di cambiamenti per arrivare a uno nuovo strumento per l’identità digitale. Quindi, per il momento, meglio lasciare tutto così com’è per un po’ di tempo.

Spid: rinnovo pluriennale

La convenzione, infatti, sarà rinnovata su “base pluriennale”, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi. E al momento in cui verrà stipulato l’accordo è difficile immaginare che venga cancellata prima della scadenza. Dunque, niente rinnovo breve, con la fine per l’estate prossima, come era stato ipotizzato da alcune indiscrezioni, né tantomeno un’intesa annuale. La presa di posizione allontana così le polemiche politiche, con in testa Matteo Renzi, uno dei principali sponsor del sistema di identità digitale. “Il governo Meloni prova a spegnere anche Spid, vogliono tornare indietro al fax”, aveva attaccato il leader di Italia Viva.

Il nodo da sciogliere

C’è comunque un nodo da sciogliere per Palazzo Chigi: le risorse da destinare ai privati, gli identity provider, che erogano un servizio per cui finora non hanno ricevuto nulla. Anche per questo si era parlato di un loro possibile disimpegno. Solo che il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, ha deciso di rispondere alle istanze delle società, mettendo a disposizione dei fondi. La quantificazione, però, non è ancora nota, visto che nel mese di marzo andrà avanti il tavolo convocato. Le date sono in via di definizione, di sicuro bisogna procedere spediti, perché la convenzione in vigore cessa nelle prossime settimane. Il contributo che il governo vuole dare è tuttavia in linea con le esigenze dei provider.

L’ipotesi di addio allo Spid

Ma andiamo con ordine. Tra fine dicembre e inizio gennaio era stato lanciato l’allarme sul possibile disimpegno dei privati: sembravano non più interessati a dare la garanzia del servizio. Un progetto che faceva il paio con l’idea dell’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni che puntava a introdurre una novità su questo piano. Il motivo? Allo stato, lo Spid non è l’unico modo per accedere ai servizi online, perché sullo stesso piano c’è la carta d’identità elettronica (cie) e la tessera sanitaria (cns) con piano di sicurezza differenti.

Secondo quanto riferito, solo la Cie ha un’efficienza massima, che lo Spid non raggiunge Per questo aveva preso forma l’ipotesi di una revisione, con una corsia preferenziale alla carta d’identità elettronica. Una tentazione che però è stata posticipata, a causa degli approfondimenti tecnici necessari. D’altra parte il centrodestra non ci sta a essere accusato. «Dopo otto anni di richieste inascoltate da parte di Assocertificatori e dei privati impegnati in Spid, questo è il primo governo con le idee molto chiare in materia di identità digitale, che apre al dialogo con i privati», ha affermato Butti, evidenziando che i problemi non sono iniziati negli ultimi mesi. In particolare nel rapporto con i provider. In via informale l’accusa è rivolta ai precedenti esecutivi che non hanno messo a disposizione le risorse per i provider.

Prospettiva e-wallet

Al netto di quanto accaduto in passato il dato reale è che lo Spid non andrà in pensione prima del tempo e in particolare, secondo quanto apprende True-news.it, l’intento è quello di non disperdere il patrimonio acquisito. La prospettiva, comunque, è quella di arrivare all’e-wallet di tipo europeo: con una sola applicazione sullo smartphone sarà disponibile così un portafoglio unico in cui sono presenti tutti i documenti, dalla patente alla carta d’identità, in formato digitale, con lo scopo di tagliare la burocrazia e la produzione di certificazioni di ogni tipo. Un traguardo da favola per la patria della lentezza burocratica. Ma si tratta, appunto, di una soluzione ancora lontana.