Home Politics Limes vende, Repubblica no. La guerra dentro Gedi

Limes vende, Repubblica no. La guerra dentro Gedi

Limes vende, Repubblica no. La guerra dentro Gedi

150mila copie vendute a marzo e oltre due milioni di euro di incassi: complice l’attenzione data dalla guerra russo-ucraina Limes, l’autorevole testata di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo, ha conquistato una fetta importante nel mercato dei periodici, ha raggiunto le sei ristampe e, stando alle proiezioni, si posiziona per ripetere ad aprile un successo di questo tipo. Una boccata d’ossigeno anche per l’intero gruppo editoriale Gedi, che nei primi due esercizi dell’era Elkann avrebbe, secondo le proiezioni aggiornate alle anticipazioni del bilancio 2021, accumulato 210 milioni di perdite complessive.

53 milioni di euro di perdita del gruppo Gedi

Verità e Affari nota che i 53 milioni di euro di perdita del gruppo Gedi previsti per il 2021, per il quale è riuscita ad anticipare i dati diffusi dalla testata del gruppo Exor, presentano “meno pesante rispetto al 2020, quando le perdite erano state di 166 milioni. I ricavi sono ancora scesi dai 533 milioni dell’intero 2020 ai 520 milioni della fine dello scorso anno. L’unica nota positiva è che la gestione industriale è migliorata con un margine operativo lordo rettificato a 37 milioni, abbattuto però da rettifiche finanziarie, oneri di ristrutturazione e accantonamenti”.

Da Limes l’1% dei ricavi dell’editore

Il risultato di Limes, in quest’ottica, è in controtendenza a un trend che, nero su bianco, era già stato messo nell’ultimo esercizio pubblicamente disponibile del gruppo Gedi: nel 2020, complice il Covid-19 le vendite in edicola erano calate per tutte le categorie di prodotto e, stando al bilancio, la diffusione dei settimanali era scesa di oltre l’11% e quella dei mensili di circa il 18%. Il boom che la testata di geopolitica ha garantito al gruppo consente al “figlio” di Lucio Caracciolo di totalizzare in un solo mese una cifra vicina all’1% dei ricavi annui da edicola dell’intero gruppo. Il bilancio sottolinea che la “capitana” del gruppo, Repubblica, abbia visto contrarsi in quindici anni di oltre due terzi il numero di copie vendute quotidianamente e preveda nei prossimi tempi, secondo il piano industriale, una flessione media del 7% annuo.

Limes in buona salute

Limes invece sembra, al pari del comparto digitale delle testate del gruppo, godere di buona salute e, soprattutto di un trend positivo in termini di indirizzo del dibattito e capacità di influenzarlo. La barca capitanata da Caracciolo ha resistito all’addio di Dario Fabbri, recentemente messosi in proprio in asse con Enrico Mentana con la rivista “Domino”, e soprattutto ha rappresentato un punto di riferimento per lo studio della complessità in un mondo mediatico spesso dominato da polarizzazioni.

Riotta contro Molinari

I risultati di Limes conquistati sul campo rendono ancora meno comprensibili gli attacchi partiti a sangue freddo nelle prime giornate della guerra tra Russia e Ucraina proprio dall’interno dello stesso gruppo. Gianni Riotta, nella sua “caccia” ai putiniani italiani, ha non troppo velatamente accusato di simpatie filorusse anche Caracciolo per la semplice constatazione del navigato esperto di geopolitica e relazioni internazionali che la dicotomia tra bene e male poco si presta a studiare uno scenario complesso come quello ucraino. Come ha fatto notare StartMag, l’attacco di Riotta si inserisce in un graduale distacco tra il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e Caracciolo: “Con l’avvento di Maurizio Molinari a Repubblica le collaborazioni di Caracciolo si sono molto ridotte, anche in questo periodo di guerra, durante il quale è molto conteso dalle tv (ospite quasi fisso a Otto e mezzo di Lilli Gruber). Frequente è invece diventata su Repubblica la firma di Riotta. Una sorta di scambio di commentatori fra i due direttori: Riotta alla corte di Molinari, proveniente da quella di Massimo Giannini, mentre e Caracciolo si affaccia spesso sulle pagine della Stampa”. Un articolo di Professione Reporter oggi non più disponibile mostrava, inoltre, che il 10 aprile Giannini e Ezio Mauro hanno esposto pubblicamente, in un editoriale sul quotidiano torinese e su Twitter, solidarietà a Caracciolo.

Repubblica è, ad oggi, il quotidiano maggiormente schierato sulla linea atlantista, come dimostrato dal recente ingresso di Daniele Raineri, validissimo commentatore de Il Foglio di orientamento distante dalla posizione tradizionalmente più cauta del quotidiano fondato da Scalfari, nella squadra di Molinari. Raineri ha un posizionamento estremamente critica della Russia e con Molinari e Riotta completa una squadra molto filo-statunitense in seno a RepubblicaLimes, anche per la postura scientifica e trasversale, si muove con maggiore cautela e nelle sue presenze televisive e nei suoi articoli da tempo Caracciolo è fautore di un’analisi complessa a cui associare la ricerca di responsabilità, cause dei fenomeni e posizioni realiste che sta ricevendo, ad oggi, ampi favori di pubblico. E per i critici di Caracciolo, Riotta in testa, danneggiare la punta di diamante del proprio gruppo significa colpire le possibilità di tutta Gedi di reggere in anni difficili. In cui Caracciolo e i suoi sono tra i pochi a salvare la baracca acquistata due anni fa dagli Agnelli-Elkann.