Home Politics I Giochi del Mediterraneo 2026 rischiano di saltare: un pasticcio all’italiana

I Giochi del Mediterraneo 2026 rischiano di saltare: un pasticcio all’italiana

I Giochi del Mediterraneo 2026 rischiano di saltare: un pasticcio all’italiana

Sono attesi 4mila atleti, appartenenti a varie discipine e provenienti da 26 paesi. Ma i Giochi del Mediterraneo, in programma a giugno del 2026, rischiano di tenerli ai nastri di partenza. Un gran pasticcio quello attorno alla manifestazione prevista a Taranto che, due giorni fa, ha perso il sostegno del Coni.
Malagò, presidente del Comitato Olimpico, ha deciso di fare un passo indietro dal Comitato organizzatore di fronte ai ritardi e alle complicazioni nel cammino verso l’organizzazione della manifestazione, fondata nel 1951.

La nota di addio del Coni

Nella nota, Malagò “dopo una lunga e attenta riflessione in seguito agli ultimi accadimenti relativi alla gestione organizzativa dei Giochi del Mediterraneo Taranto 2026″ afferma di essere giunto alla conclusione che, considerato “il perdurante ed irrisolto stato di impasse e i conseguenti palesi ritardi nella realizzazione delle opere infrastrutturali e nell’organizzazione in generale, ci debba necessariamente essere – sostiene il presidente del Coni – una svolta che consenta di riprendere il cammino nell’interesse di tutti gli stakeholders dei vostri e dei nostri rispettivi ruoli”. Insomma, il Coni si defila sperando che gli altri attori si facciano avanti. E lavorino.

Il lavoro del commissario Ferrarese e le richieste di Emiliano

A capo del Comitato, il Governo ha nominato il commissario Massimo Ferrarese, nome vicino a Raffaele Fitto: manager, imprenditore, Ferrarese è già presidente di Invimit e della Provincia di Brindisi. E’ lui a chiedere che il Governo sblocchi i 150 milioni deliberati dal Parlamento nel marzo 2022. Che non sono ancora arrivati. Tenenedo in stallo la macchina organizzativa. E alimentando il tran tran di polemiche. Dal canto suo, Regione Puglia, per bocca del presidente, Michele Emiliano, è pronta a versare 40 milioni di euro non appena il ministro Fitto assegnerà la quota del Fondo di Sviluppo e Coesione che spetta all’ente. Una cifra non irrisoria: 4,6 miliardi. “La Regione Puglia – aggiunge Emiliano – ribadisce la disponibilità a trovare col governo un’intesa che consenta a quest’ultimo di rimuovere ogni remora a far fronte agli impegni presi col Coni, con la Regione Puglia, col Comune di Taranto e con i comuni pugliesi facenti parte del Comitato Organizzatore. Nell’ultima riunione svoltasi con i ministri Fitto e Abodi – evidenzia Emiliano – la Regione Puglia aveva espresso, a richiesta del ministro Abodi, la sua disponibilità ad integrare il Comitato Organizzatore con le presenze ritenute necessarie dal Governo al fine di sbloccare i finanziamenti”.

I Dip e lo scontro sullo stadio

Servono soldi. Soprattutto per i costi delle opere di accoglienza, aumentati a causa del rincaro dei materiali edili. Ma c’è bisogno anche di una scelta accurata dei progetti. Dal momento che i Dip, Documenti di indirizzo alla progettazione, trasmessi da Taranto, il cui sindaco, Rinaldo Melucci, è ai vertici del Comitato, sono ritenuti insufficienti. Il primo cittadino preme per costruire un nuovo stadio dicendo addio allo Jacovone. Il commissario Ferrarese risponde che “non ci sono i tempi”. E lo scontro continua. Con l’assessore comunale di Taranto, Mattia Giorno, che ribadisce l’inutilità dei Dip alla luce del nuovo codice degli appalti. Il tempo scorre, l’impasse continua.

Ora Ferrarese – come riporta oggi il Nuovo Quotidiano di Puglia – avrebbe preso contatti con sei-sette tra ingegneri, tecnici e avvocati e con alcune società pubbliche che dovrebbero occuparsi del ruolo di committenza. Ovvero Sport e Salute, che fa capo al Mes così come Invitalia. Prima, però, ci sono da superare i battibecchi politici, gli scontri sul nuovo stadio e l’accesso ai fondi. Mentre l’Italia, se i Giochi dovessero saltare, rischia una figura barbina.