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Ucraina e Israele, gli Usa al bivio sul sostegno agli alleati?

elettriche Biden presidenziali 2024

Perché leggere questo articolo: L’Ucraina sarà abbandonata da Washington? I repubblicani promuovono un pacchetto pro-Israele. Ma Biden non vuole mollare Kiev, e aiutare pure Taiwan sulle armi

Negli Usa è battaglia sugli aiuti ai Paesi alleati in guerra: Ucraina e Israele. La Camera dei Rappresentanti a controllo repubblicano ha proposto una linea d’azione che dà il via libera a un nuovo sostegno a Tel Aviv trascurando di inserirvi fondi per Kiev. Giovedì 2 novembre, infatti, la maggioranza repubblicana ha promosso un sostegno che destina 14,3 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele finanziandola con tagli alla spesa interna. Da ottenere definanziando l’Internal Revenue Service (Irs), l’equivalente a stelle e strisce dell’Agenzia delle Entrate

La maggioranza di 226 a 196 sul provvedimento sostenuto dal presidente della Camera Mike Johnsona cui hanno votato a favore 12 democratici, è inusuale. Storicamente i pacchetti pro-Israele hanno una maggioranza bulgara, e questo riduce le speranze per il disegno di legge repubblicano, che ignora l’Ucraina, al Senato. Il New York Times ricorda che il pacchetto mira ad “aiutare Israele a ricostituire e potenziare i suoi sistemi d’arma, inclusi 4 miliardi di dollari per l’Iron Dome e i sistemi di difesa missilistica Sling di David. Comprende anche 200 milioni di dollari per la protezione del personale statunitense e l’evacuazione dei cittadini statunitensi. Tralascia gli aiuti umanitari per Gaza, che Biden ha richiesto e che molti democratici considerano cruciali” per il futuro dei territori interessati dalla guerra. E secondo l’ufficio studi del Congresso Usa può creare 20 miliardi di dollari di nuovo deficit con la riduzione dell’operatività dell’Irs.

Muzio: “Non credo che l’Ucraina sarà abbandonata”

Fumo negli occhi per Biden, che di fronte al rifiuto dei Repubblicani di aggiungere il sostegno all’Ucraina nel piano ha richiesto per mezzo delle strutture della Casa Bianca un maxi-piano di aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan per un totale di 105 miliardi di dollari, annunciando il veto sulla legge del Congresso anche in caso di approvazione alla Camera. Si è già aperta una partita su politica estera ed economia in vista delle presidenziali 2024? Sul tema l’opinione di Matteo Muzio, giornalista di esteri, collaboratore di Domani e responsabile del progetto editoriale Jefferson, dedicato agli Usa, è che Washington non si possa permettere di mollare Kiev.

“Non credo che l’Ucraina verrà abbandonata. Nel pacchetto di Biden ci sono 60 miliardi soltanto per Kiev a dimostrarlo”, dice Muzio a True-News. Dubito ci possa essere un calo dello sforzo americano nel sostegno bellico a Kiev nel breve periodo”. La grande incertezza è sul 2024, anno delle elezioni presidenziali “dato che la spaccatura tra un Partito Repubblicano sempre più scettico sul sostegno all’Ucraina”, forte del peso esercitato da Donald Trump, e il Partito Democratico in cui la candidatura di Biden è sempre più incerta crea una situazione frammentata”.

Per Muzio, “ciò non vuol dire che data questa spaccatura al Congresso la grande coalizione tra Democratici e Repubblicani istituzionalisti possa franare”. Infatti “il senatore Mitch McConnell”, capo repubblicano a Capitol Hill, “spinge perché il sostegno prosegua. Qualora ci fosse un’emergenza o un rischio di blocco dei finanziamenti i dem possono proporre un nuovo pacchetto d’aiuti partendo dal Senato nel 2024”.

I tre fronti di Biden

Il terzo fronte è il “sostegno a Taiwan” che aggiunge al sostegno a Israele e Ucraina il contenimento della Cina. “Il fatto è che gli Usa vogliono mandare un messaggio sulla comunanza della lotta delle democrazie contro le autocrazie”, nota Muzio.

Per dirla con McConnell, la dottrina americana è chiara: “evitare che Paesi piccoli vengano inghiottiti da grandi potenze revisioniste”. E il richiamo alla Russia e alla Cina è immediato. In quest’ottica, “ci sono parallelismi palesi”, dice Muzio, in un contesto in cui “certamente la Cina è l’obiettivo ultimo di questi sforzi sul fronte della deterrenza americana”, anche se va detto che “il presidente Biden sta bene attento a non travalicare i confini” passati da Trump definendo la Cina come un nemico inevitabile per gli Usa. Deterrenza e strategia di lungo periodo: Biden non punta un rivale singolo ma, di fatto, tre. La Russia, la Cina e, tramite il sostegno a Israele contro Hamas, l’Iran sono i tre obiettivi. Ma più che la sfida diretta la Casa Bianca vuole stemperare le minacce tramite il contenimento. E armare tutti gli alleati è ritenuta la priorità per difendere la credibilità della proiezione Usa