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Tutte le profezie smentite sulla fine della guerra in Ucraina

Ucraina stato d'emergenza

Perché leggere questo articolo: Da inizio guerra le profezie sulla guerra in Ucraina si sprecano, specie per quanto riguarda l’azzardo sulla data di fine. Ma finora nessuno ci ha preso

Iniziare le guerre è più facile che farle finire: questa dura, e a tratti tragica, constatazione vale anche per l’Ucraina. La guerra continua, impietosa, violenta e trasformata in conflitto di logoramento. Un cambio di strategia accettato da tutti i contendenti. Dalla Russia, che vuole demolire le risorse ucraine di uomini e mezzi. Dall’Ucraina, che aspetta un massiccio rifornimento di armi occidentali. E dagli Usa stessi, in attesa di capire il futuro politico e militare del conflitto. Nel frattempo, continuano a sprecarsi le profezie sulla fine della guerra. Leader politici, analisti, opinionisti: ovunque tutti lanciano le proprie visioni. Spesso azzardando tesi forti sulla fine del conflitto. Che, per ora, non hanno ancora trovato conferma.

L’illusione di una rapida fine e l’errore Usa su Zelensky

In principio fu la Nato, o meglio fu Joe Biden: l’Alleanza guidata dagli Stati Uniti non si aspettava una strutturale capacità di resistenza dell’Ucraina di fronte all’invasione russa. Eccezion fatta per pochi leader – Boris Johnson in testa – tutti nella notte spartiacque della storia d’Europa, quella del 24 febbraio 2022, erano certi. Volodymyr Zelensky sarebbe stato presto deposto, l’Ucraina spaccata in due, la capitale Kiev occupata. 150 Navy Seals americani erano schierati in Lituania, pronti a evacuare in Polonia il presidente ucraino.

“Potrebbe essere l’ultima volta che mi vedete vivo”, disse drammaticamente Zelensky in conferenza con i leader Ue. Il piano americano era chiaro: evacuazione di Zelensky e guerriglia. Così non andò. Sostenuta dall’intelligence occidentale, l’Ucraina fermò l’offensiva russa all’aeroporto di Gostomel, bloccando il blitz aviotrasportato su Kiev. Sul campo, i Javelin inchiodarono le colonne di tank russi. L’esercito di Vladimir Putin, che pensava a una parata trionfale, si trovò trascinato in un conflitto incerto, che dura tuttora con un ingente consumo di vite e armi.

A inizio marzo l’ex generale americano Frederick Ben Hodges dichiarò che la Russia avrebbe puntato a vincere entro il primo mese di guerra e il 16 marzo predisse che Mosca volesse chiudere entro dieci giorni il conflitto. Motivazioni realistiche, quelle di Hodges: la Russia avrebbe dovuto scegliere tra la chimera di una guerra-lampo e la minaccia di una guerra di logoramento lunga. Ma ad oggi ha consapevolmente scelto la seconda strada.

Collassi di Russia e Ucraina? Profezie smentite

Stiamo ancora aspettando il collasso dell’Ucraina in diversi Stati, che Nikolai Patrushev, capo del Consiglio russo per la Sicurezza Nazionale, dava per imminente a aprile 2022. Analogo destino per l’obiettivo del consigliere militare di Zelensky, oggi uscito dalla carica, Oleksij Arestovych, che a aprile dichiarava imminente la vittoria ucraina sul campo entro maggio. In tanti, in Occidente e non solo, hanno poi creduto che Putin avrebbe unilateralmente dichiarato la fine della guerra il 9 maggio 2022, anniversario della vittoria russa nella Seconda guerra mondiale. Ma è stata superata presto dai fatti anche la speranza del Segretario di Stato Usa Tony Blinken, che prevedeva la fine della guerra nel 2022. Il più realistico di tutti, allora, fu Johnson, che già il 22 aprile 2022 disse che la guerra poteva durare anche per tutto il 2023.

E che dire delle previsioni sul crollo della Russia per tracollo della sua economia? Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia di Emmanuel Macron, l’1 marzo 2022 era certo. “Provocheremo presto il collasso dell’economia della Russia” e porteremo alla fine della guerra, disse il politico transalpino parlando delle nuove sanzioni imposte da Usa e Unione Europea. Lo stesso giorno, dell’idea di un prossimo collasso della Russia che a suo avviso aveva “già perso la guerra” era il filosofo israeliano Yuval Noah Harari, “guru” dell’intellighenzia liberal. Il 4 marzo Politico.eu vaticinava in un editoriale che l’economia russa sarebbe esplosa in poche settimane e Putin si sarebbe trovato a gestire il Paese con metodi staliniani. Il 5 marzo il prestigioso Economist ricordava che la “Fortezza Russa” era prossima al conflitto.

La rigida austerità monetaria di Elvira Nabiullina, governatrice della Banca centrale russa, e le entrate da gas e petrolio costanti hanno salvato l’economia russa. Che non naviga certamente in acque tranquille, ma è ben lontana dal Far West che i “sanzionisti” duri e puri immaginavano di creare.

Chi in Italia ha fatto flop sulla guerra in Ucraina

La guerra continua. Lo dice anche nel titolo uno degli ultimi numeri della rivista Limes, tra le poche a studiare con visione strategica e nessun zelo ideologico la guerra. Mai, infatti, dalla squadra di Lucio Caracciolo è giunta una profezia determinista sulla fine della guerra. I ferri del mestiere, innanzitutto. Diversamente si può dire di molti opinionisti spesso ospitati sui nostri media. 3 marzo 2022: a sentenziare sulla presunta “vittoria russa” già conseguita e solo da formalizzare è l’ineffabile politologo Alessandro Orsini.

Nella stessa settimana, in più interviste diversa ma ugualmente carica di certezze la visione di un pezzo da novanta come Edward Luttwak, consigliere strategico del Pentagono e della Casa Bianca in passato e opinionista spesso invitato nella Tv italiana. Per Luttwak la guerra sarebbe finita in poche settimane, ma con la caduta e la deposizione di Putin. Stessa sorte per la profezia del fondatore di Algebris, Davide Serra, che il 2 marzo parlando a Linkiesta indicava nel collasso dell’economia russa l’imminente viatico per la fine del conflitto.

Tutto finirà nel 2023?

Con questi precedenti, occhio a qualsiasi profezia sia azzardata sulla prossima fine del conflitto. Certo, vedere lo stesso Volodymyr Zelensky nell’intervista di febbraio a Bruno Vespa auspicare una fine del conflitto entro l’estate, ovviamente con la vittoria ucraina, è indicativo. Ma anche il tagliagole ceceno Ramazan Kadyrov, autore di molto lavoro sporco per il Cremlino, ritiene che le sue truppe possano assieme a quelle russe vincere nello stesso intervallo.

Anche per William Courtney, Senior Fellow della Rand Corporation americana, una fine nel 2023 è fattibile. E lo ritiene anche Yaroslav Hrytsak, docente all’Università di Leopoli e autore di una «Storia dell’Ucraina» edita da Il Mulino. Per entrambi la fine rapida con vittoria ucraina è possibile, la guerra lunga privilegia la Russia. Wesley Clark, comandante Nato in Jugoslavia negli Anni Novanta e falco anti-russo, parla di un orizzonte tra settembre e novembre per l’espulsione della Russia dall’Ucraina. Molti parlano del quando, ma è più difficile capire “come”. Perché le guerre quando iniziano sono fuochi che si autoalimentano. E parlare di date non serve a nulla se non si ha in mente un indirizzo politico. Ciò che sembra mancare a molti nella tempesta d’Ucraina.