Kiev nel mirino, devastata nella notte dal più potente attacco aereo russo dall’inizio della guerra. La capitale ucraina e altre regioni sono state colpite con una violenza definita “record” dalle stesse autorità di Kiev: almeno 550 tra droni e missili lanciati in poche ore. Il bilancio provvisorio: 23 feriti, 14 dei quali ricoverati in ospedale. Incendi, distruzione e paura si sono diffusi tra i quartieri mentre il presidente Volodymyr Zelensky punta il dito contro Mosca: “Ancora una volta la Russia dimostra di non avere alcuna intenzione di mettere fine alla guerra”.
Attacco senza precedenti: “È stata una notte brutale e insonne”
I missili hanno raggiunto Kiev in ondate successive. Secondo l’aeronautica militare ucraina, Mosca ha usato almeno un missile balistico poco dopo la mezzanotte, seguito da nuovi lanci verso le 2.30. Gli attacchi hanno interessato i distretti di Solomianskyi, Sviatoshynskyi e Shevchenkivskyi. Razzi e droni hanno provocato danni a edifici residenziali, negozi, una scuola, una struttura medica, infrastrutture lungo le linee ferroviarie. Le immagini trasmesse dalle autorità locali restituiscono la portata di ciò che è successo: vetri infranti, facciate sventrate, auto carbonizzate e fumi che saturano l’atmosfera. Tymur Tkachenko, capo dell’amministrazione militare della città, ha esortato i residenti a chiudere le finestre per evitare i “livelli pericolosi di prodotti della combustione” nell’aria.
Poche ore dopo il cessato allarme aereo, il presidente Zelensky ha affidato a X una dichiarazione carica di tensione: “È stata una notte brutale e insonne. Solo intorno alle 9 di questa mattina l’allarme antiaereo è cessato a Kiev. Almeno 330 droni ‘shahed’ russo-iraniani e missili – compresi quelli balistici – sono stati lanciati contro la capitale. Si è trattato di uno degli attacchi aerei più estesi, deliberatamente massiccio e cinico… Ancora una volta la Russia dimostra di non avere alcuna intenzione di mettere fine alla guerra e al terrore”.
Il “flop” del colloquio Trump-Putin. L’incubo della guerra riprende forza
Il raid su Kiev colpisce il cuore dell’Ucraina proprio all’indomani dell’ennesimo tentativo diplomatico finito nel nulla. Donald Trump, tornato sulla scena internazionale come interlocutore diretto con Vladimir Putin, ha commentato con rassegnazione: “Non ho fatto alcun progresso sull’Ucraina con Putin. Non sono contento”. Il colloquio, avvenuto nel pomeriggio di giovedì, non ha prodotto alcun risultato concreto. Nella notte, il massiccio lancio di missili e droni da parte della Russia sembra suonare come una risposta immediata alla debolezza del dialogo tra le superpotenze. Un attacco orchestrato per “mostrare il disprezzo totale per gli Stati Uniti e per chiunque abbia chiesto la fine della guerra”, come ha affermato Andrii Sybiha, ministro degli Esteri ucraino.
Nel dettaglio, secondo i dati ufficiali diffusi da Kiev, la Russia ha lanciato “539 droni e 11 missili” in un’unica notte. Le unità di difesa ucraina sono riuscite ad abbattere 268 droni e due missili, ma danni e incendi hanno comunque travolto molteplici aree della città. L’Aeronautica militare definisce l’attacco “il più grande aereo notturno in oltre tre anni di conflitto”.
La delusione americana pesa, mentre Trump prova a difendere la scelta di ricalibrare l’invio di armi a Kiev: “Le abbiamo date e continuiamo a farlo, ma dobbiamo essere sicuri di averne abbastanza per noi”. Una posizione guardata con freddezza dalla leadership ucraina e osservatori internazionali, che leggono nella debole risposta occidentale una spinta ulteriore all’aggressività russa. “Le decisioni sbagliate non possono che incoraggiare l’aggressore a intensificare il terrore”, attacca Sybiha. “Ogni regime criminale del mondo sta seguendo con attenzione le azioni di Putin e le risposte. Se la facesse franca, sarebbe per tutti un messaggio molto chiaro. Basta aspettare la pace. Bisogna agire per raggiungere la pace. La pace attraverso la forza”.
Feriti e danni a strutture civili: “Ancora una volta la posta in gioco è la vita delle persone”
Secondo l’ultimo report condiviso su Telegram dal sindaco Vitali Klitschko, 23 persone sono rimaste ferite, 14 delle quali sono state ricoverate in ospedale. L’attacco ha colpito come sempre senza distinguere tra obiettivi militari e civili: a farne le spese sono stati numerosi edifici residenziali, negozi, una scuola e addirittura una struttura medica. Incendi hanno costretto i soccorsi a lavorare tutta la notte, mentre la popolazione vive ore di allerta e tensione. “I nostri partner devono continuare a sostenerci nella difesa contro i missili balistici”, ha ribadito Zelensky, evidenziando la dipendenza del paese dagli aiuti esterni.
La retorica resta drammaticamente marcata dai numeri. Il portavoce dell’aeronautica, Yurii Ihnat, sottolinea: “Il numero più alto che il nemico abbia mai usato in un singolo attacco”. Gli incendi sono apparsi come un presagio di ciò che potrebbe ancora accadere, se le pressioni internazionali non dovessero aumentare. “Tutto ciò dimostra che senza una pressione davvero forte la Russia non cambierà il suo comportamento ottusamente distruttivo. Per ogni attacco di questo tipo contro persone e vite umane deve subire sanzioni appropriate e altri colpi alla sua economia, alle sue entrate e alle sue infrastrutture. Tutto dipende dai nostri partner, in primo luogo gli Stati Uniti”.