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Fassino e gli altri politici beccati con le mani nella marmellata

Fassino e gli altri politici beccati con le mani nella marmellata

Perché leggere questo articolo? Piero Fassino sarebbe stato beccato al duty free con un profumo da 100 euro in tasca. Rischia la denuncia per furto, mentre la figura barbina è già assicurata. Il deputato Pd è in ottima compagnia. Dalla cuccia della Cirinnà, passando per le spese pazze di Renata Polverini, fino alla bici di Renzi. Quando i politici nostrani vengono beccati con le mani nella marmellata.

Cleptomania. Per la Treccani: “Tendenza impulsiva al furto, che prescinde dal valore dell’oggetto”. Se preferite, “Morbo incurabile”, “istinto incontrollabile”, che si manifesta “Prima o dopo i pasti / Due-tre volte al giorno”. Questa la diagnosi degli Sugafree, one-hit band catanese, volata in cima alle classifiche proprio con Cleptomania. Era l’estate del 2004, c’era ancora Festivalbar. Quanti ricordi che ci ha sbloccato l’incredibile vicenda di Piero Fassino all’aeroporto di Fiumicino. L’onorevole è stato denunciato con l’accusa di furto di un profumo da 100 euro nel duty-free dell’aeroporto. Non è il primo caso di politici colti con le mani nel sacco, letteralmente. Da Cirinnà a Finocchiaro, passando per Montaruli e Polverini. Il “povero” Fassino è in buona compagnia.

Il Fassino-gate al gate di Fiumicino

Il fatto risalirebbe allo scorso 15 aprile. Ne dà notizia oggi il Fatto Quotidiano, in una ricostruzione che è stata smentita dal diretto interessato. “Ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse” dichiara Fassino. Il deputato Pd sarebbe stato denunciato per il furto di un profumo da donna del valore di 100 euro che, come spiegherà in seguito, sarebbe dovuto essere un regalo per sua moglie. Non appena preso dalla confezione dallo scaffale, a Fassino sarebbe squillato il telefono e avendo le mani occupate dal trolley, sovrappensiero, con il profumo nella tasca del giaccone avrebbe superato l’area delle casse, uscendo di fatto dall’area commerciale senza pagare. Facendo suonare l’anti-taccheggio del duty free.

Da qui l’arrivo della vigilanza e, di conseguenza, la segnalazione agli organi di polizia. Diversa, invece, la ricostruzione di Fassino. “Sono stupito per un episodio che pensavo di aver già chiarito con i responsabili si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto, segnalandolo a un agente di polizia“. I testimoni ascoltati dal quotidiano parlano di una discussione pacata tra l’onorevole e la sicurezza. Fassino, per dimostrare la sua buona fede, si sarebbe anche offerto di acquistare due confezioni per chiudere la questione ma dopo aver rivisto le immagini dell’impianto di sicurezza, i responsabili del duty free hanno comunque deciso di procedere con la denuncia.

Bici, cucce di cani e borse: i politici con le mani nella marmellata

Fassino è innocente fino a prova contraria. Se, eventualmente, riconosciuto colpevole di furto, sarebbe in ottima compagnia. Senza risalire alle banconote nel water del Pio Albergo Trivulzio del “mariuolo” Mario Chiesa nel 1992, la lista di politici colti con le mani nella marmellata è lunga. In tempi recenti ha fatto scuola l’incredibile caso della cuccia del cane di Monica Cirinnà. Il “tesoro” da 22mila euro sarebbe saltato fuori nell’estate di due anni fa, durante i lavori di ristrutturazione della proprietà della villa della senatrice, compagna di partito di Fassino.

Le figure barbine di rappresentanti delle istituzioni non iniziano certo con Fassino. C’è Anna Finocchiaro, deputata Pd, immortalata all’Ikea mentre fa trasportare il carrello alla scorta. Dal carrello alle due ruote della bici Colnago, “dono istituzionale” da oltre 1500 euro che non è chiaro se Matteo Renzi abbia riscattato. C’è il leghista Davide Bordoni, accusato di aver fatto il “portoghese” in una cena elettorale con oltre 600 invitati, per la quale il ristorante attende ancora il saldo del conto. Augusta Montaruli, deputata Fdi, è stata condannata a un anno e sei mesi per peculato, per il caso “rimborsopoli” in Piemonte. I magistrati hanno accertato spese per oltre 40mila euro non riconducibili all’attività politica e amministrativa. Quei soldi sono andati nel giro di due anni in abiti di lusso, gioielli e borse. Spese pazze anche per Renata Polverini, che 10 anni fa si è dovuta dimettere da Presidente del Lazio. Oltre 25mila euro dalle carte del sindacato Ugl per viaggi, borse, capi di abbigliamento e simili. Altro che i 100 euro di profumo del povero Fassino.

Il “povero” Fassino, perculato sui social

Ecco, Fassino “povero” è diventato il trend più virale sui social. Lo sberleffo era inevitabile per il deputato da sette legislature in parlamento, più volte ministro e anche sindaco della sua Torino. Sì, perchè nell’estate del 2023 Fassino sventolò alla Camera la sua busta paga: “4.718 euro netti sono una buona indennità, ma non uno stipendio d’oro”. Dichiarazioni che oggi si ritorcono contro il politico, colto con le mani nella marmellata.