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Da Santoro ad Alemanno, la corsa dei partiti minori alle Europee

michele santoro candidato m5s

Perché questo articolo potrebbe interessarti? In vista delle Europee, si muovono anche le liste chiamate a raccogliere le firme e a siglare importanti alleanze per arrivare alla soglia di sbarramento del 4%: ecco le mosse di Santoro, De Luca, Rizzo e Alemanno.

Tra destra e sinistra il confronto non è solo tra grandi partiti. Nonostante una soglia di sbarramento piuttosto alta e quasi proibitiva per quelle liste che non hanno alle spalle né un solido radicamento territoriale e né una struttura partitica consolidata, sono diverse le formazioni cosiddette “minori” che proveranno comunque a essere della partita per le Europee.

Il primo scoglio per queste liste riguarda l’avere i requisiti in regola in ordine alla presentazione delle firme. Secondo la legge elettorale, in parte rivista con il decreto elezioni approvato al Senato il 13 marzo scorso, occorrono almeno 75mila firme per poter essere presenti in tutte e cinque le circoscrizioni in cui è suddiviso per le europee il nostro territorio nazionale.

La lista di Santoro

Le attenzioni in questa fase sono tutte proiettate sulla possibilità che Michele Santoro, giornalista ed ex eurodeputato, possa presentare una propria lista. Dovrebbe chiamarsi, secondo quanto dichiarato dal diretto interessato, “Pace, Terra, Dignità”. Un primo simbolo, probabilmente quello definitivo, è già stato svelato dallo stesso Santoro: si nota uno sfondo rosso e una colomba bianca con un ramoscello d’ulivo, in basso la scritta del nome che il giornalista ha assegnato alla sua creatura politica.

Una denominazione che rimanda forse al vero elemento collante tra i papabili candidati: l’opposizione alla guerra in Ucraina e soprattutto al sostegno dell’Italia a Kiev. Santoro, sia nei suoi editoriali che nelle ultime interviste televisive, ha aspramente criticato l’invio di armi a favore dell’Ucraina approvato con larga maggioranza dal parlamento. Insoddisfatto anche delle argomentazioni offerte da Alleanza Sinistra e Verdi (Avs) e dal Movimento Cinque Stelle, con i pentastellati che alcuni mesi fa parlavano di una sua candidatura nelle proprie liste, il giornalista ha quindi scelto la via della corsa in solitaria.

Al momento non sarebbero stati raggiunti accordi con altri partiti dell’area di sinistra. I vertici di Avs hanno ribadito il proprio No alla rinuncia al proprio simbolo, mentre ci sarebbero trattative in corso con Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. I nomi già dati per certi dalle tante voci di corridoio arrivate alla luce del sole, sono comunque abbastanza noti tra passate esperienze politiche e carriere nel mondo del giornalismo e dello spettacolo. E non mancano sorprese, come ad esempio quella di Alessandra Guerra: ex presidente del Friuli Venezia Giulia con la Lega, anche lei dovrebbe essere in lizza per uno dei seggi della circoscrizione del nord est.

Altri nomi di cui da giorni si sta parlando con una certa insistenza, sono quelli del vignettista Vauro, della giornalista Benedetta Sabene, dell’ex parlamentare Raniero La Valle, dell’editrice Ginevra Bompiani, così come dell’attore Paolo Rossi, dello scrittore Nicolai Linin e del matematico Piergiorgio Odifreddi. Dovrebbe essere della partita anche Marina Castellano di Emergency e la giornalista, moglie di Giulietto Chiesa, Fiammetta Cucurnia. Capolista in tutte le circoscrizioni, sarà lo stesso Michele Santoro.

Cateno De Luca e il “passaggio” alle altre formazioni minori

C’è poi in campo il progetto politico del sindaco di Taormina, nonché leader di Sud Chiama Nord, Cateno De Luca. Quest’ultimo, secondo alle regionali in Sicilia nel 2022, avrebbe i numeri per guadagnare seggi proprio sull’isola: nelle ultime politiche, è riuscito da solo a far eleggere rappresentanti del proprio partito nei collegi del messinese. Ma la legge elettorale per le europee parla chiaro: la soglia di sbarramento del 4% vale a livello nazionale e dunque niente seggi a Strasburgo se non si raggiunte tale cifra su tutto il territorio.

De Luca ha quindi la necessità di trovare delle alleanze. Sfumata la possibilità di candidature congiunte con il Pd in Sicilia, nelle ultime settimane il politico messinese sta portando avanti la campagna elettorale della lista denominata Libertà. La quale, rispetto ad altre formazioni, ha un vantaggio: non ha la necessità di dover raccogliere le firme per essere presentata, visto che il partito di De Luca si trova già in parlamento.

Un’alleanza piuttosto inedita è stata siglata a marzo: la lista Libertà schiererà al nord i candidati del Partito Popolare del Nord, formazione che raccoglie esuli della Lega e che è guidata da Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia nei governi Berlusconi. Altre trattative sono in corso, almeno con sette partiti secondo lo stesso De Luca. Tra questi anche Democrazia Sovrana e Popolare, la creatura di Marco Rizzo a cui il sindaco di Taormina ha esteso l’invito.

L’obiettivo del fondatore di Sud Chiama Nord, è quello di trascinare all’interno della propria lista tutte quelle formazioni minori accomunate dal rappresentare l’elettorato cosiddetto “anti sistema”. Un modo per aggirare la soglia del 4% e dare quindi a diversi partiti la possibilità di giocarsi le carte per ottenere uno scranno a Strasburgo. Tra gli invitati di De Luca ci sarebbe anche Gianni Alemanno, il quale però con il suo neonato partito Indipendenza avrebbe declinato.

Le regole per poter presentare le liste alle Europee

Proprio le intenzioni di Rizzo e Alemanno rappresentano alcune delle incognite all’interno della galassia dei partiti minori che dovrebbero partecipare al voto per le europee. Una loro corsa in solitaria potrebbe di far terminare le rispettive liste ben al di sotto della soglia di sbarramento. Ma anche la stessa presentazione sarebbe a rischio.

Chi vuole apporre il proprio simbolo nella schede per le europee, non deve solo presentare logo e nome ma anche un corposo elenco contenente 75mila firme. Una cifra dimezzata rispetto al passato con l’ultimo decreto varato dal Senato: prima del via libera di Palazzo Madama infatti, le firme da raccogliere erano 150mila, di fatto trentamila per ogni circolazione.

Ma non tutti hanno l’obbligo di presentare le firme. Sempre secondo la legge elettorale, alla raccolta dei nomi e cognomi dei sostenitori sono chiamate solo quelle formazioni che non hanno un gruppo parlamentare nell’attuale legislatura in Italia o che non hanno almeno un deputato. È per questo che la formazione di De Luca è esentata dalla raccolta. Esenzione che vale anche per quei partiti aderenti a un gruppo parlamentare europeo che abbia a Strasburgo almeno un deputato eletto in una delle circoscrizioni italiane.