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Cortocircuiti e contraddizioni del “sistema” italiano secondo Marco Rizzo

Cortocircuiti e contraddizioni del “sistema” italiano secondo Marco Rizzo

Perché questo articolo potrebbe interessarti? La tradizionale nemesi destra contro sinistra non è più sufficiente per spiegare una realtà politica sempre più complessa. Posizioni apparentemente contraddittorie aspirano ad indicare una nuova strada. Parla Marco Rizzo.

Posizioni politiche apparentemente inconciliabili possono dare forma ad un mosaico più chiaro di quanto non si possa pensare. Per capire il senso della nuova corrente che soffia in gran parte dell’Europa, Italia compresa, basta cambiare prospettiva. La tradizionale nemesi “destra contro sinistra” non è più sufficiente a spiegare una realtà complessa, stravolta dalla globalizzazione e da dinamiche di potere inedite.

“La destra e la sinistra fanno ormai a gara ad assomigliarsi sempre di più quando si tratta di affrontare le questioni fondamentali. E quando nel dibattito pubblico emerge una posizione seriamente critica e alternativa alla narrazione ufficiale, gli appartenenti al “partito del sistema” la etichettano subito quasi sempre in termini negativi”, ha spiegato a true-news.it Marco Rizzo, leader, con Francesco Toscano, di Democrazia Sovrana Popolare, già membro di vari partiti della cosiddetta “estrema sinistra”.

Rizzo, la cui posizione in merito ad alcune delle questioni di più stretta attualità è stata spesso sintetizzata in “pro Putin”, “contro Israele” e “negazionista”, rivendica al contrario una linea che per alcuni potrebbe apparire come contraddittoria. E lo fa parlando di fatti e realtà.

Le (apparenti) contraddizioni del presente: parla Marco Rizzo

Complottista, putiniano, negazionista, contro Israele: ricapitolando, queste sono soltanto alcune delle etichette che hanno affibbiato a Rizzo. Ma com’è possibile che un “comunista” di ferro come lui venga descritto in simili termini?

“Il “partito del sistema” ha bisogno di definirti. Nelle rare trasmissioni in cui mi invitano a dibattere mi etichettano subito in modo che l’ascoltatore abbia già un pregiudizio. Viene fornito un pregiudizio, ed è un modo di organizzare il consenso”, ha dichiarato il diretto interessato.

Il pensiero di chi non trova più nello schema dicotomico destra-sinistra viene insomma inserito nella casella più vicina alla posizione che lo stesso si trova ad esprimere. Così facendo, tuttavia, evapora la complessità di quelle idee. Idee, come ha fatto intendere Rizzo, il più delle volte spezzettate in più parti e presentate, senza alcun trait d’union tra loro, agli ascoltatori.

È in un maremagnum del genere che la contraddizione viene a galla. “Ma i fatti e la verità hanno la testa dura. Quando dico le cose, poi le persone vedranno gli aumenti in bolletta e capiranno. Bisogna andare sempre alla prova dei fatti e ci arriveremo. Sarebbe però meglio arrivarci con persone che sono consapevoli”, ha proseguito Rizzo.

Sistema, informazione, media: come cambia la politica

Rizzo ha più volte ripetuto i concetti di “partito dell’informazione” e “partito del sistema”. Due concetti d’estrazione vagamente marxiana che delineano l’arena di battaglia del politico contro corrente odierno.

“Il partito dell’informazione ha dei dirigenti politici, che sono i direttori delle testate. I militanti sono invece i vari giornalisti che fanno le interviste e scrivono articoli. Le dico: sono più schierati un Parenzo o un Mentana che non una Schlein o una Meloni. I primi due sono inoltre più efficaci e questo è il tema”, ha chiarito il politico.

Per quanto riguarda l’altro partito, quello del sistema, “è costituito principalmente da una formazione mainstream”, ha aggiunto, ricordando di aver fatto le “più grandi litigate in tv” non tanto con personaggi della politica ma “con Mentana e Sinibaldi”.

L’importanza della politica estera

In un contesto del genere Rizzo, con pazienza e dedizione, passa spiegare il suo controverso punto di vista in merito ai dossier più caldi del presente. Partiamo con Israele. “Non puoi raccontare la tua contrarietà, ma quello in corso nella Striscia di Gaza è un vero e proprio massacro. È vero, il massacro di Hamas è a sua volta esecrabile, però la guerra c’è da 75 anni e non dallo scorso 7 ottobre. Ritengo inoltre che la risposta del governo israeliano sia totalmente squilibrata. Ecco, vede, già dire questo è sufficiente per farmi etichettare come un anti semita”, ha sottolineato Rizzo.

Discorso simile, sembra di capire, vale per l’Ucraina. “Ci hanno detto che l’invio di armi a Kiev sarebbe servito a far finire in fretta la guerra. Ci hanno detto che Putin aveva il cancro, che la Russia stava fallendo. Ebbene, oggi la guerra non è finita. Le persone continuano a morire e sfioriamo spesso l’apocalisse nucleare. Però se facciamo notare la loro contraddizione, diventiamo dei putiniani”, ha affermato ancora Rizzo.

Ma perché parlare così tanto di politica estera? “La politica estera, in passato, influenzava poco la vita quotidiana dei cittadini del nostro Paese. Potevi guardare favorevolmente alla Nato o al Patto di Varsavia, ma si trattava per lo più di schieramenti da tifosi. Adesso la politica estera è precipitata sulla vita quotidiana. Quando vedrete le nuove bollette della luce e del gas, capirete quello che sto dicendo. Non è un vezzo ideologico quello di parlare della politica estera. È, semmai, una questione di politica economica”, ha chiarito Rizzo.

Il quale, infine, non ha lesinato una dura critica ai social network, “piattaforme violano il principio della libertà di espressione della costituzione italiana”, e ai fact checker, ovvero “privati che decidono cosa è giusto e cosa è sbagliato”. Per Rizzo, insomma, non esistono contraddizioni. Collegando i vari punti del suo ventaglio ideologico prendono forma i contorni della nuova politica che guarda oltre la destra e la sinistra. Una battaglia “per recuperare la democrazia”, ha concluso Rizzo.