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La commissione sul degrado per inchiodare i sindaci di sinistra

La commissione sul degrado per inchiodare i sindaci di sinistra

Perché può interessarti questo articolo? Alla Camera, in settimana, è stata varata la legge per istituire la commissione di inchiesta sul degrado nelle città. Uno strumento per fare chiarezza. Ma che può impattare sulle elezioni Amministrative in programma il prossimo anno.

Una commissione di inchiesta sul degrado delle città, con lo scopo principale di indagare sui problemi legati alle periferie. La Camera ha approvato il nuovo strumento nella giornata di giovedì, concludendo l’iter avviato nelle scorse settimane sotto l’impulso dei gruppi parlamentari, in maniera trasversale. Un’operazione che, però, rischia di trasformarsi in un colpo al centrosinistra, in particolare ai sindaci, in vista delle prossime elezioni Amministrative, non tanto quelle di maggio 2023, la cui scadenza è in arrivo, bensì del 2024.

La commissione alla Camera e le prossime Amministrative

Il voto del prossimo anno interesserà città importanti, a cominciare da Firenze e Bari, attualmente guidate da due esponenti di spicco del Pd come l’ex delfino di Matteo Renzi, Dario Nardella, e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Ma lo sguardo può essere esteso ad altre realtà complicate, comprese le metropoli Roma e Milano, che vedono attualmente al timone un altro dem, Roberto Gualtieri, e un esponente di centrosinistra, seppure indipendente dai partiti, Giuseppe Sala.

Una ragione ci sarà se il centrodestra si è particolarmente battuto per arrivare all’istituzione della commissione, per cui è necessario varare un’apposita legge all’interno della Camera proponente, in questo caso Montecitorio. Il deputato di Forza Italia, Alessandro Battilocchio, è stato in prima linea proponendo subito un testo, sottoscritto da molti altri colleghi di partito, per realizzarla. Ma anche Riccardo De Corato e il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, hanno messo in campo l’iniziativa in tale direzione.

A chi andrà la presidenza della commissione sul degrado

In realtà il Pd ha depositato una propria proposta, firmata da Andrea De Maria e Roberto Morassut, così come l’Alleanza verdi-sinistra con Filiberto Zaratti. Sono state però delle azioni più a carattere personale a differenza delle forze di maggioranza, che si sono mosse pressoché in massa su questo punto.

La battaglia si sposta adesso per la presidenza, ruolo chiave per decidere la tempistica e le modalità di lavoro. Attraverso il calendario è possibile infatti stabilire le audizioni, dando così un preciso indirizzo alla commissione di inchiesta. Non è un mistero che Battilocchio, essendosi molto battuto, aspiri all’incarico, essendo un esponente del centrodestra.

La partita non è tuttavia semplice, visto che si intreccia con una serie di ruoli ancora da coprire, come la guida della commissione Antimafia e della Vigilanza Rai, su cui ci sono stati continui slittamenti. Anche Fratelli d’Italia punta alla presidenza e i candidati non mancano. Da quella postazione sarà così possibile indicare casi di cattiva amministrazione pubblica, soprattutto nei Comuni guidati dal centrosinistra da tempo.

Lo scopo della commissione sul degrado

Certo, ufficialmente si punta a portare avanti l’inchiesta sulle “aree del territorio nazionale nelle quali ancora persiste il fenomeno dell’abusivismo edilizio”. E da qui bisogna provvedere, mediante una relazione, a indicare “le misure più opportune per contrastarlo”. Lo scopo, dunque, è quello di “avviare piani di recupero del territorio e di effettuare una ricognizione dello stato dell’edilizia residenziale pubblica, accertando l’entità del fenomeno dell’occupazione abusiva degli immobili di edilizia residenziale economica e popolare e di quelli privati, anche al fine di individuare misure per contrastare tale fenomeno”.

Ma si tratta solo della funzione ufficiale: altre hanno un marchio politico innegabile. Tanto per fare un esempio la commissione sarà chiamata a verificare “la situazione della mobilità nelle aree metropolitane”. E ontrollarà “il ruolo svolto dalle istituzioni locali”. Un’operazione che tocca vari ambiti, come quello della “gestione delle iniziative e delle politiche dirette alle periferie, accertando in particolare l’esistenza di forme di consultazione della collettività, di spazi destinati alla partecipazione dei cittadini”. Precisamente significa fare le pulci alle situazioni di amministrazioni poco attente alla vita dei cittadini.