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Casapound: “Il decreto anti-rave per noi non si applica”

Casapound: “Il decreto anti-rave per noi non si applica”

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il nuovo decreto anti-rave del governo guidato da Giorgia Meloni, nonostante la disponibilità della maggioranza a modificare il testo in Parlamento, ha aperto un dibattito non solo sulle feste techno a base di droghe e alcool, ma anche sulla possibilità di sgomberare qualsiasi tipo di occupazione illegale. Dai centri sociali “tradizionali” di sinistra fino alle occupazioni da parte di movimenti di estrema destra. E così si è riproposta la polemica sullo sgombero dell’edificio occupato a Roma da Casapound, con le opposizioni che hanno accusato il centrodestra di doppiopesismo.

“Non penso che il decreto anti-rave ci riguardi e non vogliamo essere strumentalizzati”, risponde a True-News.it il portavoce nazionale di Casapound Luca Marsella. “Ormai questo giochino non funziona più”, continua l’ex consigliere municipale di Ostia, dirigente del movimento delle tartarughe frecciate.

L’attacco di Casapound alla politica

L’esponente di Casapound Italia lancia un’accusa contro la politica e in particolare contro il centrosinistra: “Basta ascoltare i romani per capire che i problemi della città sono altri. E non certo CasaPound come vuol far credere una certa parte politica o i sindaci di questa città; che spesso ci hanno usato per distogliere l’attenzione dalla situazione critica di Roma”. Marsella difende tutte le attività dei “Fascisti del Terzo Millennio”.

A Roma e sull’intero territorio nazionale. “A Roma esiste una sola occupazione dove sventola il tricolore e non la bandiera rossa. Ed è questo che dà fastidio. Durante ogni campagna elettorale si torna a parlare dello sgombero di CasaPound; ma CasaPound esiste ed è un movimento legittimo con decine di sedi su tutto il territorio nazionale che svolge la sua attività alla luce del sole”.

La quotidianità nello stabile occupato a Roma

Chiediamo al dirigente di Cpi di offrire a True-news.it uno spaccato della realtà quotidiana dello stabile occupato di Via Napoleone III, nel multietnico quartiere dell’Esquilino. Risponde Marsella: “A CasaPound vivono 20 famiglie italiane in emergenza abitativa; problema che da vent’anni e ancora oggi è una vera e propria piaga nella Capitale. Ogni famiglia ha uno spazio abitativo dignitoso, non ci sono immigrati e disperati ammassati in stanze minuscole per fare numero, da usare nelle manifestazioni come accade in alcune altre occupazioni”.

Casapound rivendica il proprio spazio politico, oltre alla legittimità dell’occupazione in corso dal 2003. “Inoltre c’è una sala conferenze che nel corso degli anni ha ospitato personaggi illustri della cultura e della politica; anche molto distanti ideologicamente da noi, perché a Casapound il confronto è libero. Molte anche le iniziative di solidarietà, penso ad esempio alla distribuzione di pacchi di spesa a centinaia di italiani in difficoltà durante l’emergenza sanitaria”, riflette il portavoce del “centro sociale” di estrema destra, anche se i militanti di Cpi rifiutano le etichette destra-sinistra.

La differenza tra Caspound e un centro sociale

E, quindi, qual è la differenza tra Casapound e un centro sociale di sinistra? “La differenza è abissale”, la risposta. Dunque conclude Marsella: “CasaPound è uno stabile da quasi vent’anni, nel quartiere più multietnico di Roma; e in tutto questo tempo non si è mai creato un problema del quartiere. Non siamo mai finiti alle cronache per questioni legate a droga, affitti di appartamenti ed ogni altro tipo di vicenda; che invece accade quotidianamente nelle decine e decine di estrema sinistra o di immigrati. Un vero e proprio business più volte documentato da fatti oggettivi”.