Home Politics Le banche lombarde in disarmo, il modello Unipol non funziona

Le banche lombarde in disarmo, il modello Unipol non funziona

Le banche lombarde in disarmo, il modello Unipol non funziona

Di Klaus Rossi

Il modello Unipol funziona solo per Unipol. Dopo Ubi banca, anche la Popolare di Sondrio sembra destinata a non vedere mai applicata la “terza via” per adattarsi alle norme volute dal governo Renzi per modernizzare il settore bancario. Secondo quanto voluto dal Rottamatore che ha affondato anche l’ultimo esecutivo nazionale, le banche popolari dovevano aprirsi al mercato.  Cioè diventare società per azioni liberamente scalabili. Un cambiamento epocale a cui Unipol ad esempio ha risposto scorporando le attività bancarie e creando una holding di fatto ancora controllata dalle cooperative del territorio. In quel caso le norme volute da Renzi nel 2015 sono state tecnicamente rispettate, ma gli attori territoriali non rischiano di perdere il controllo della loro banca. Questa era la “terza via”, un modo per rispettare le leggi, mantenendo gli equilibri territoriali.

“Terza via” per Ubi Banca? Un appello rimasto inascoltato

Invece in Lombardia pare che la classe dirigente non sia preparata a sfide del genere come in Emilia-Romagna. Prima c’è stato il caso Ubi, con Intesa che ha potuto comprare l’istituto bancario del territorio grazie a un’opposizione poco efficace. Secondo Andrea Moltrasio, ultimo presidente della Sorveglianza di Ubi banca, il problema sono state le famiglie imprenditoriali che non hanno fornito il giusto supporto nel momento del bisogno. Gli unici a esporsi sarebbero stati i Radici. Ma in realtà il problema sembra più radicale: c’era chi aveva proposto la “terza via” anche per Ubi, ma il suo appello era rimasto inascoltato dai manager perché non sapevano o non volevano applicarlo.

Banca Popolare di Sondrio, un destino segnato?

E oggi il tema si ripropone con Popolare di Sondrio. Contro la trasformazione in spa si è mosso un gruppo di interesse in cui l’unico azionista forte però è Piero Lonardi, difeso dall’avvocato Maurizio Pontani. Il ricorso presentato al Consiglio di Stato contro la trasformazione in spa sembra avere poche possibilità, perché l’unico ad avere effettivamente titolo per contestare la decisione è Lonardi, ma lui ormai si è ritirato. Per i giudici dunque verrebbe meno la motivazione di base per accettare il ricorso.

E a questo punto il destino di Popolare di Sondrio sembra segnato: ad attendere con trepidazione la decisione del Consiglio, prevista in settimana, c’è il fondo Amber. Gli anglosassoni tentato da anni di prendere la maggioranza di uno degli istituti bancari più solidi d’Italia e sembra arrivato il loro momento: fino a che la governance era in mano al territorio, nonostante i capitali i britannici hanno dovuto accettare di non poter prendere il comando della banca. Ma ora non ci sono più ostacoli al loro shopping in Italia.

Le banche lombarde come Giovanni Bazoli

Il sistema bancario lombardo sembra in una fase di disarmo molto simile a quella di Giovanni Bazoli, una volta tra i padroni indiscussi del sistema bancario italiano, all’ultima riunione pubblica: è stato visto solo. Abbandonato da tutti. Proprio lui che era abituato ad avere una coda di questuanti e cortigiani molto lunga.  Come le banche lombarde anche il vecchio capo è in disarmo.